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XXI Domenica del T.O. – Per me chi è Gesù ?

Tu sei il CristoPer me chi è Gesù?
Questa è la domanda decisiva che il vangelo di questa domenica pone a ogni uomo o donna che voglia seguirlo: chi è Gesù?
….. Gesù sa che è sorta questa discussione intorno a sé, sa che alcuni lo esaltano, mentre altri lo disprezzano e ne condannano la parola e l’azione.
Ed ecco che un giorno fuori della terra santa …  Gesù chiede [ ai discepoli ] informazioni su ciò che la gente pensa e dice di lui.
Le risposte sono diverse….   Allora Gesù, che non disprezza queste ipotesi fatte dalla gente, interroga più direttamente i suoi discepoli: “Ma voi chi dite che Io sia?
Non sappiamo cosa sia avvenuto esattamente, in risposta a tale interrogativo. Forse c’è stato un silenzio enzo-bianchi_priorediboseimbarazzato, qualche balbettio, qualche atteggiamento di diffidenza verso quella domanda così diretta.
Quello che è certo, e su cui i vangeli sinottici sono unanimi, è che uno dei Dodici, Simon Pietro, con audacia, coraggio e convinzione esclama: “Tu sei il Cristo, cioè il Messia, il Figlio del Dio vivente”.
Questa è la confessione di Pietro che proclama la fede in Gesù.
Secondo Matteo questa fede di Pietro è sincera, è solida.
Per lui Gesù non è solo un profeta, è l’Unto del Signore inviato nel mondo, è il Figlio di Dio, il Messia discendente di David generato da Dio stesso (cf. Sal 2,7; Mt 1,1).
    Pietro in verità non capisce tutta la portata della sua confessione di fede, non comprende che Gesù è “un Messia al contrario”, perché conoscerà fallimento, condanna, rifiuto e morte violenta inflittagli dal suo popolo e dalle genti pagane (come Gesù stesso annuncerà subito dopo per tre volte: cf. Mt 16,21; 17,22-23; 20,17-19), ma la sua confessione è ortodossa, dice la verità.
Per questo Gesù lo chiama: “Beato”, perché tali parole non scaturiscono dalla mente di Pietro, non sono una proiezione del suo desiderio, ma sono una rivelazione: Pietro sa e parla perché Dio in quel momento ha alzato per lui il velo sull’identità di Gesù. Ecco perché egli si vede cambiato il nome da parte di Gesù, e da Simone diventa Pietro, Roccia su cui è fondata la chiesa: Pietra-Roccia, non per una propria volontà, ma perché Dio lo ha reso tale, in modo che tutti possano trovare nella sua persona e nella sua fede un luogo di sostegno saldo, un riferimento capace di confermarli nella fede (cf. Lc 22,32).
Ma veniamo alla domanda seria posta a ciascuno di noi da questa pagina evangelica: ho veramente questa conoscenza di Gesù? 
… Il rischio è sempre quello di essere cattolici nell’ortodossia della fede, persone che conoscono e recitano formule, che cantano il “Credo”, ma poi non lasciano che Gesù sia il Kýrios, il Signore della loro vita: ortodossi nella fede ma senza obbedienza a Gesù Cristo!
Ci sono invece uomini e donne che dicono appena: “Gesù era buono”; che non osano neanche affermare che è la seconda persona della santissima Trinità; che non osano pensarlo con le formule del “Credo”… eppure lo lasciano entrare nella loro vita e lo lasciano regnare in essa con il suo Vangelo. Meglio costoro di certi cristiani ortodossi quanto alla confessione di fede, ma che non vivono nessuna reazione con Gesù e si illudono di viverla con Dio. ( tratto dal commento alla domenica di Enzo Bianchi )
 
balducciPiù cresciamo secondo lo Spirito, meno si sa.
Quelli che crescono secondo la carne sanno tutto, sono enciclopedie ambulanti che danno la risposta a tutti i problemi.
Un tempo si era educati così.
Io conoscevo cinque più tre vie per dimostrare che Dio esiste, ora non ne ho più nessuna.
Dimostrare è già possedere, è carnale.
Dio è una presenza o è un oggetto.
Se è un oggetto, non è più Dio.
Questo atteggiamento non è dimissionario, rinunciatario, come qualcuno carnalmente sospetta, è l’atteggiamento che si colloca allo stesso livello di questa sapienza di Dio che è imperscrutabile.
L’effetto primo in noi è una liberazione da tante angustie.
Certamente questo Dio non è così imperscrutabile da non averci manifestato qual è il suo progetto sugli uomini.
Noi chiamiamo Gesù Figlio di Dio perché ha manifestato col suo vivere qual è il programma del Padre che non conosciamo.
E lo stesso Gesù che lo ha detto: «Nessuno ha mai visto Dio fuori che il suo Figlio e colui a cui il Figlio lo ha rivelato».
Allora la parola e la testimonianza di Gesù sono la via per comprendere e sappiamo che la testimonianza di Gesù si riduce a questo: «Ama il prossimo tuo come te stesso», fa come il Samaritano che prese su di sé il passante ferito.
 La premura per trasformare l’umanità in una famiglia di fratelli è il disegno di Dio.
 È sicuro che Dio non vuole che noi ammazziamo gli infedeli, che noi usiamo la violenza per fare il bene.
 Non siamo nella nebbia.
 Un certo misticismo che distrugge tutte le determinazioni può essere la premessa per giustificare tutti i comportamenti.
Questo Dio imperscrutabile con le nostre parole lo chiamiamo «amore» e sappiamo che questa parola così ambigua – è una delle parole in cui lo spirito prestigiatore gioca di più – ha trovato un senso .univoco in Gesù Cristo: ama chi dà la vita per gli altri.
Anche amare vuol dire possedere.
È carnale.
Amare donando è secondo lo Spirito.
Non siamo quindi nella notte.
La linea luminosa c’è ed io devo vivere secondo questa linea per cui se uno vuol sapere da me qualcosa di Dio, dico: non perdiamo tempo, ama il tuo fratello e capirai chi è Dio.
 Non è una scappatoia.
Amare significa inscriverci nello spazio magnetico in cui certe cose si capiscono.
 Chi ha vissuto sacrificandosi per un altro anche se dice che è un ateo, non lo prendete sul serio.
Lo sarà perché ha negato il Dio carnale che noi gli abbiamo rappresentato, ma quanti atei sono meravigliosi cristiani perché hanno negato il Dio carnale delle nostre organizzazioni!
 Senza volerlo e saperlo hanno reso onore a Dio, Dio non è carnale, non è la superpotenza.
Allora ci impediamo di giudicare gli uomini, non per carità ma per obiettività, perché siamo stati resi consapevoli di una verità che ci impedisce di giudicare gli uomini e di prendere la parola sul loro ultimo destino che è nella sapienza di Dio.
 Se poi applichiamo queste categorie all’interno del mondo della Chiesa il discorso si fa più severo.
È chiaro che chi parla di fede cristiana ha la premura che essa non diventi carnale, non diventi motivo di potere, perché questo è un male in assoluto.
 Se coloro che usano le parole di Cristo se ne servono per giustificare il potere secondo la carne io potrei dire con il Vangelo: «Vai indietro, Satana!», perché Satana è l’emblema di questa falsificazione del disegno di Dio.
 Satana non bestemmia Satana prega, se bestemmia si scopre.
È soprattutto dove si prega, dove si parla di Dio che Satana si insedia, perché tutti i valori che alludono al disegno di Dio si trasmutino nell’opposto.
 Chi ha orecchi da intendere, intenda!
Siamo, così, collocati nel solco profondo dove la correlazione tra l’uomo e il Dio di Gesù Cristo diventa straordinariamente ricca, anche consolante, perché ci dà occhi di gioia nei momenti in cui abbiamo ragione umana di essere allegri, e in momenti in cui avremmo ragione umana di essere disperati.
 Da questo profondo nascono le uniche consolazioni su cui nulla l’uomo può.
 Certo avete visto, perché sono segni che vanno custoditi in quell’archivio che è la memoria, persone che avevano ragione di essere disperate ed erano straordinariamente serene.
C’è dell’altro nell’uomo, cioè c’è questo mistero del Signore.
Allora dobbiamo disporci a vivere la nostra vita con questo senso della Provvidenza del Signore: siamo dentro una Provvidenza di Dio.
Questa Provvidenza è libera dalla pesantezza carnale, dall’utilizzazione egoistica ed ideologica in cui è stata degradata.
Ogni tanto – mi sia permesso dirlo nel chiudere – anche osservando la pagina mobile della storia, vediamo che questo si avvera.
 Quante sicurezze costruite con faticose ricerche e con mobilitazioni di istituzioni all’improvviso cadono nello spazio di un mattino e quante novità che non supponevamo emergono anche sulla pagina della storia umana che non è certo sempre così trasparente, posta di fronte al mistero di Dio.
Anche questo ci dice che dobbiamo essere disponibili al gioco dell’esistenza.
 Non dobbiamo mai essere rigidi, perché Dio -lo meditammo qualche domenica fa – non è nel tuono, non è nel terremoto, ma è nella brezza, nel soffio che appena si sente.
Siamo disponibili a questo soffio tenue, perché c’è più potenza di Dio nel soffio tenue che nel terremoto.
Essere pronti a questo dialogo è ciò che ci viene chiesto sostanzialmente dal Vangelo. Con questa certezza, devo dire che allora la presenza di Dio è straordinaria in questo mondo, molto più di quanto non pensiamo.
Anche quelli che non sanno il suo nome ci vivono e vivono fedeli a questa sapienza. È un motivo di consolazione a cui spesso abbiamo bisogno di ricorrere.  (Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” – vol. 1)
 

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