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XXV Domenica del T.O. – "Il Padre promette fin dal mattino il suo Cristo e poi lo dà a tutti."

vignaiuoliCapire questa parabola, per noi che abbiamo “l’occhio maligno”, non è facile. Fortunato colui che la capisce qualche giorno prima di morire. Significa che il suo occhio vede ora giusto e quindi può entrare nel regno della gratuità, che è il regno del vero amore.( Carlo Carretto Lettere dal deserto )
 Non è facile accettare un Dio che anziché premiare i buoni e castigare i malvagi fa invece “sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni” (Mt 5,45) , offrendo a tutti il suo amore.
Un Dio del genere sembra ingiusto, come il padrone della parabola narrata da Gesù (Mt 20,1-15).  ( A Maggi )
 Ma Gesù, venuto a rivelarci il vero volto di Dio, venuto a mandare in frantumi tutte le immagini che noi fabbrichiamo, custodiamo con amore e poi proiettiamo su Dio, essendo proprio lui la narrazione definitiva di Dio (exeghésato: Gv 1,18) , in particolare attraverso le parabole ci racconta cos’è la giustizia di Dio. ( E Bianchi )
 Quando Dio dice che la sua giustizia non è la nostra giustizia non intende squalificare la nostra giustizia come esigenza, come bisogno interiore, ma vuole risospingerci sulle nostre giustizie, quelle che abbiamo realizzato, perché ne scopriamo l’iniquità, la loro ingiustizia.
 E come quando un professore di scuola fa il suo scrutinio di fine anno e mette i suoi otto, i nove, i dieci, i quattro, e i tre e se ne va a casa tranquillo, sicuro di aver fatto il suo dovere.  Gli resterebbe da fare il più, di capire cioè perché il meno capace è rimasto emarginato, che cosa c’è nella impotenza di un bambino ….
 …  Dobbiamo ripiegarci sulle nostre giustizie, per scoprire che esse sono, magari, sistemazioni ideologicamente coerenti, ma hanno un vizio di radice esprimono sempre l’esigenza del dominio dell’uomo sull’uomo.
 Riconoscere che c’è una giustizia di Dio mi riempie il cuore di commozione e di consolazione, perché penso sempre, per una specie di meccanismo immaginativo ormai consolidato, a tutte le turbe di persone passate nel mondo come vittime che non hanno nemmeno un fiore al cimitero, nemmeno il nome in una pietra: le sterminate moltitudini schiacciate da una miseria – dovuta evidentemente all’ opulenza degli opulenti – su cui non si è sparsa una lacrima.
 Io penso con gioia a questa giustizia di Dio: i conti della vita sono scritti in un libro sigillato con sette sigilli che sarà dissigillato alla fine dei tempi. Allora ciascuno avrà il suo.
Quella giustizia coincide con la nostra?
Affatto!
Ci abbraccia tutti una giustizia che consolerà soprattutto le vittime, i peccatori, le meretrici, i pubblicani come disse il Signore.  [ Ernesto Balducci – da : “Il Vangelo della pace” – vol. 1]
 
La giustizia umana è dare a ciascuno il suo, quella di Dio è dare a ciascuno il meglio. L’uomo ragiona per equivalenza, Dio per eccedenza . (Card. Martini).
 La giustizia di Dio include la misericordia, l’amore che non va mai meritato, e l’amore non solo è più grande della fede e della speranza, ma in Dio vince anche sulla sua giustizia (cf. Es 34,6-7).
Questa parabola è un canto all’amore di Dio che … non va mai meritato, ma accolto con gioia come dono e come amore riversato su tutti noi, tutti fratelli, e per Dio tutti figli amati con uguale intensità.  ( E. Bianchi )
 «Mi ha colpito la parola accordarsi.
Mi pare che questo nel senso più immediato introduca il concetto di alleanza.
L’alleanza chiesta al popolo è di servirlo.
In questa parabola sembra non esserci Cristo.
 Questo mi ha fatto pensare che Cristo sia il denaro: il senso più avanzato della parabola sia questo: il Padre promette fin dal mattino il suo Cristo e poi lo dà a tutti.
Non può dare di più ai primi perché quello che dà è tutto, il suo Cristo: agli uni lo dà come frutto dell’alleanza, agli altri lo dà senza alleanza gratuitamente.
La dottrina delle” non opere“ si vede in questa luce.
La conclusione mi sembra molto bella: non solo appare che Dio dona la ricompensa ma qual è questa ricompensa, il suo Cristo, dato a tutti (sia a quelli del patto che agli altri) gratuitamente.
Ciò che è oggetto dell’alleanza che viene dato a Israele e alle Genti – cioè a tutti – è questo denaro che è dato a tutti.
Adesso è venuto il momento in cui il denaro non è solo di qualcuno ma di tutti.
Viene da questo una grande spinta dolce a dimenticare tutto e a guardare questo fatto, messo dentro all’umanità che rimane ancora nelle sue categorie, ma la riconferma è unica.
Noi che siamo servi del Signore dobbiamo esultare per aver ricevuto il danaro e non avere pace finché non sia dato a tutti, agli operai dell’alba come quelli dell’ultima ora, e a tutti i popoli»  (d. G. Dossetti, omelia, Gerico 24.9.1972).
 

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