Immacolata Concezione della B.V. Maria – Maria è stata pre-servata, mentre noi siamo stati salvati grazie al Battesimo e alla fede. Tutti però, sia lei che noi, per mezzo di Cristo…..
Nella liturgia di oggi due dialoghi:
Il primo dialogo è tra Dio e l’uomo–Adamo; esso ci mostra, da un lato, tutta la amorevolezza di un Dio che ci cerca, che ci conosce e ci vuole bene, e dall’altro tutta la distanza, la paura che l’uomo, e quindi noi, a volte per orgoglio, spesso proviamo nei suoi confronti.
Su questo tema, e su questo dialogo Papa Giovanni Paolo II, ebbe a dire:
“Nelle misteriose parole del libro della Genesi, è condensata la verità drammatica di tutta la storia dell’uomo.
Nella sua realtà profonda, la storia è teatro di una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre, lotta che durerà fino all’ultimo giorno.
In questo scontro senza sosta si trova inserito ogni uomo che deve continuamente combattere per restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di fatiche e con l’aiuto della grazia di Dio”. ( G. Merisi)
…Quanto siamo stati inibiti e frustrati, noi cristiani, da una obiezione classica, in cui si diceva che quanto l’uomo attribuisce a Dio lo sottrae a se stesso!
L’uomo vuol essere onnipotente, non ce la fa e chiama Dio «onnipotente».
L’uomo vuoi essere immortale, constata che non è vero, e chiama Dio «immortale». Tutto ciò che l’uomo attribuisce a Dio lo sottrae a se stesso.
L’obiezione coglie certi profondi processi psicologici ma, in fondo in fondo, essa è la voce del serpente: se voi voleste potreste essere come Dio.
Quel che caratterizza gli uomini del potere è proprio la tentazione di essere come Dio, al punto di attribuirsene le prerogative.
Nella grande corte di Francia durante la cerimonia religiosa, il pubblico non guardava all’altare ma guardava il Re nella sua tribuna, il re Sole, perché guardando lui, di riflesso guardava Dio!
Questa mitologia del potere non è rimasta ai vertici, si è dipanata ramificandosi fino ai rapporti più elementari; come quelli che ci presenta la pagina del Genesi.
Le punizioni inflitte da Dio sono in realtà – le due cose si equivalgono – gli effetti della scelta peccaminosa.
I racconti delle origini sono sempre eziologici, vogliono cioè rispondere alla ricerca della causa di ciò che si sperimenta.
Ad esempio la paura che l’uomo ha di Dio: «avevo paura, perciò mi son nascosto». È qui la vera radice del peccato.
Secondo l’intervento di Dio la vera forma unitaria della creazione (tra l’uomo e la donna, tra gli uomini tra di loro, tra gli uomini e la natura) è l’amore.
Se l’uomo vivesse pienamente nell’amore, vedrebbe Dio faccia a faccia.
E invece l’uomo si fa un Dio a sua immagine e somiglianza.
In ogni epoca si parla di Dio in modo diverso, nelle classi sociali diverse se ne parla in modi diversi.
Ma questo Dio è una proiezione condensata e cristallizzata di condizioni culturali e di ambizioni umane.
Il vero Dio non è mai quello conosciuto.
Un credente ha sempre due movimenti nel suo spirito: il primo dice che Dio è, il secondo dice che Dio non è quello che si dice.
In questo momento la fede termina nel mistero, aderisce alla realtà di Dio non nel versante in cui Egli è dicibile, ma nel versante in cui Egli è ineffabile.
L’uomo ha paura di Dio perché in realtà sente che Dio lo spodesta.
Affermare Dio significa accettare la propria creaturalità, significa aderire alla verità della propria finitezza.
Una volta entrato nella via della simulazione di Dio attraverso la scelta del dominio e del potere, l’uomo ha paura di Dio.
La paura di Dio è la radice, non dico dell’ateismo ma del nostro ateismo, della nostra miscredenza.
Anche noi che ci diciamo credenti in realtà siamo, per buona quota, dei non credenti. L’altra deviazione è la menzogna.
Dove è il potere, entra la menzogna.
L’uomo e la donna si accusano, si odiano e si ingannano e mirano a ingannare Dio che li interroga. Come è vero, questo!
C’è una verità primordiale che possiamo raccontarci solo passeggiando sulle zolle del Paradiso Terrestre (parlo per simboli): questa verità è che dalla sete del potere nasce la menzogna e prima di tutte quella che sta alla base dell’inimicizia fra l’uomo e la donna, uno dei tratti più caratteristici di tutta la storia che abbiamo conosciuto.
Anche l’amore porta in sé l’insidia dell’inimicizia, e cioè dell’accettazione e dell’esercizio di un dominio.
La donna ideale è quella che accetta il dominio con mitezza, bontà e rassegnazione.
Così il maschio, prodotto del potere, ha descritto la donna che vuole: la donna vergine, la donna madre; riposo, mitezza, angelo del focolare.
Omicida, feroce, egli si è creato il suo simile in cui ritrova la parte di se stesso che nel suo ruolo preciso nega e calpesta.
È il peccato.
Ovunque si perpetua il dominio dell’uomo ivi c’è il peccato originale, costitutivo.
E il peccato colpisce anche la creazione.
La creazione diventa maledetta: come dice Paolo «è stata sottoposta al peccato».
Oggi noi abbiamo sotto gli occhi una spaventosa manifestazione di questo peccato dell’uomo contro la creazione.
L’arma atomica è un’arma di inimicizia contro la creazione stessa perché essa produce deserto.
Fin qui ho fatto una rievocazione della conseguenza del peccato originale, come peccato di disobbedienza.
Devo obbedienza a Dio che ha creato con amore le cose, che ha posto le cose nelle mani dell’uomo perché le usi con un amore che implica necessariamente il rigetto di ogni violenza.
Dire di sì a Dio è dire di sì alle stelle, ai fiori, agli uccelli, all’uomo, alla donna.
Dire di si alla creazione è l’obbedienza di fondo.
In questo io trovo – ad esempio – un superamento radicale di tutte le divisioni religiose. Se un uomo lotta perché la creazione sia preservata dallo sterminio, non importa sapere se è cristiano o non cristiano:è nell’amore.
I cristiani che si dicono tali annunciano non una qualità in più ma una responsabilità in più.
La fede è la condensazione estrema di questo senso di responsabilità di fronte a tutto il creato.
Allora obbedire a Dio significa, dentro la città del potere, il suo opposto. ( E Balducci )
Il secondo dialogo è quello tra l’Angelo Gabriele e la giovane donna di Nazareth, Maria; in esso cogliamo come Dio ami di un amore infinito l’uomo, tanto da voler condividere con lui la sua stessa vita divina, e vediamo anche nel dialogo una accoglienza umile e fiduciosa della sua parola.
Non paura, ma ascolto, non nascondimento ma apertura.
Nel testo del vangelo di Luca, Maria viene salutata dall’angelo come “piena di grazia”, cioè di santità e di bellezza divina, sia perché è stata redenta in modo sublime sia perché ha accolto questa grazia, l’ha custodita, l’ha fatta crescere, affidandosi sempre alla parola del Signore, di cui si è dichiarata serva diventando poi discepola perfetta di Gesù.
Ha creduto possibile l’impossibile; e in quel momento, dicendo di “sì” alla proposta di Dio, il miracolo si è compiuto, il Verbo si è fatto carne nel suo seno, l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo è venuto in mezzo a noi.
Maria ha permesso alla grazia di irrorare la storia del mondo, di creare quell’umanità rinnovata di cui lei è esemplare perfetto e splendido. ( G. Merisi)
Maria è ricettiva, ma non passiva perché non dice “io farò secondo la tua parola”, bensì “avvenga per me…”
Anche a noi è chiesto di ascoltare Dio che ci parla e di accogliere la sua volontà; secondo la logica evangelica niente è più operoso e fecondo che ascoltare e accogliere la Parola del Signore! Che viene dal Vangelo, dalla Bibbia. Il Signore ci parla sempre! L’atteggiamento di Maria di Nazareth ci mostra che l’essere viene prima del fare, e che occorre lasciar fare a Dio per essere veramente come Lui ci vuole.
E’ Lui che fa in noi tante meraviglie
Anche noi siamo stati da sempre ‘benedetti’, cioè amati, e perciò ‘scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati’. Maria è stata pre-servata, mentre noi siamo stati salvati grazie al Battesimo e alla fede. Tutti però, sia lei che noi, per mezzo di Cristo, ‘a lode dello splendore della sua grazia’, quella grazia di cui l’Immacolata è stata ricolmata in pienezza.
“Nessuno di noi può comprare la salvezza! La salvezza è un dono gratuito del Signore, un dono gratuito di Dio che viene in noi e abita in noi. Come abbiamo ricevuto gratuitamente, così gratuitamente siamo chiamati a dare (…) In che modo? Lasciando che lo Spirito Santo faccia di noi un dono per gli altri. Lo Spirito è dono per noi e noi, con la forza dello Spirito, dobbiamo essere doni per gli altri. ( Papa Francesco )
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