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II Domenica dopo Natale – Gesù appartiene a tutti gli uomini, è il figlio dell'uomo che sta in ogni uomo.

II D NatNoi siamo andati a portare il regno di Dio a nostro modo, non abbiamo rivelato l’uomo all’uomo, abbiamo imposto un modello d’uomo all’uomo.
Gesù è venuto come figlio dell’umanità, come sacerdote non secondo Abramo ma secondo Melchisedec e cioè secondo un sacerdozio cosmico e non particolaristico.
Egli appartiene a tutti gli uomini, è il figlio dell’uomo che sta in ogni uomo.
Il discorso su Gesù Cristo è un discorso che deve ricominciare a partire da questa sapienza: Egli era fin da principio, è venuto fra i suoi ma non lo hanno ricevuto perché i suoi avevano costruito un Dio in cui Egli non si rifletteva.
Il Dio degli Ebrei non era il Dio di cui parlava Gesù ed infatti Egli venne fra i suoi ed i suoi non lo riconobbero a lo crocifissero.
Gesù appartiene al mistero della sapienza.
La sua crocifissione continua, secolo dopo secolo, anno dopo anno, fino alla fine dei secoli.
Cercate nelle cronache dei giornali, troverete che in qualche parte Gesù a stato crocifisso in nome di Dio.
Così avviene.
 Questa sapienza che ci precede è una sapienza che ha a che fare con ogni uomo.
Che volete che contino, di fronte a questa sapienza, le distinzioni che ci hanno fatto feroci?
Cristiani, musulmani, cattolici, protestanti, atei, credenti… queste distinzioni con cui un Dio sanguinario ci ha divorati?
Questa sapienza è pace.
 Essa semina misericordia, fraternità e la sua verità non si manifesta con la parola che aggredisce ma con la trasparenza di ciò the contiene, cioè con la sapienza delle origini. Questa sapienza si è diffusa in mezzo a noi.
Lo ripeto con fede ma anche con la consapevolezza che queste parole vanno dette senza troppo entusiasmo, con molto senso penitenziale e quasi con il desiderio di ritrovare 1’alfabeto che ci faccia degni di essere ascoltati da ogni uomo a ci faccia capaci di capire ogni uomo che parla, insediato nella sapienza.
 La pietra di paragone di tutti i discorsi è questa: siamo o no capaci di ascoltare la sapienza che viene da mille sentieri verso di noi? Che bussa a noi e non apriamo?
Questo è il problema.
Il mio timore è che, anche pagando lo scotto della formazione ricevuta, noi siamo ciechi e sordi e presuntuosi.
Per questo la mia riflessione deve chiudersi con questo sentimento di autentica umiltà di fronte a tutte le creature dell’universo.
Esse hanno la bocca sigillata, vorrebbero parlare a non parlano perché noi non abbiamo saputo ascoltare.
Domani 1’altro celebreremo il mistero dell’Epifania: è un altro modo con cui ci a stato significato quello che ora sto dicendo: sono venuti da lontano a riconoscere colui che i vicini non hanno riconosciuto.
È 1’ironia dello Spirito Santo.
Noi domestici di Dio parliamo di Dio ma non sappiamo chi è, forse qualche ateo potrebbe dirci qualcosa. Forse.
Forse le parole più vere sono quelle che noi abbiamo scomunicato. Dico forse, lascio tutto nel dubbio, nella sospensione, perché è fuori della sapienza il rigido dogmatismo, la sicura affermazione, la squadrata certezza, in quanto la verità è una vita che viene, non è un cristallo da museo, e questa verità ci viene dalle origini.
 Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi”

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