I Domenica di Quaresima – In Gesù che affrontò Satana “corpo a corpo”, smascherò le sue tentazioni e lo vinse, abbiamo vinto tutti, tocca ora a noi proteggere nel nostro quotidiano questa vittoria.
Nella prima lettura, tratta da Genesi 9,8-15, contempliamo l’alleanza tra Dio e ogni essere vivente.
Che significa per noi questo brano letto all’inizio della quaresima?
C’è un rapporto scompensato tra Dio e uomo di cui l’uomo è artefice: egli sfigura la bellezza di Dio.
È solo per tolleranza divina che la terra non viene inabissata.
Il diluvio è evento della storia cosmica in cui si vedrebbe qual è il destino dell’uomo se Dio non sospendesse: sospende perché c’è Gesù.
La rottura provoca l’ira di Dio: Dio deve ristabilire con forza la giustizia: e questo lo si vede perché Dio ha colpito suo Figlio: è dopo, che l’arco di guerra diviene arco di pace.
L’arcobaleno è un segno non solo di bellezza ma di pace: è il segno della bellezza, della restaurazione piena, e della sua bellezza primitiva e questo avviene attraverso il Cristo.
Dalla 1Pt 3,18 si vede in che modo il Cristo è stato colpito: la carne del Cristo è stata veramente distrutta e in tal modo è divenuto segno di pace.
Da una parte dobbiamo vivere con fiducia perché la redenzione è avvenuta, dall’altra ci fa vedere la profondità del peccato che ha guastato tutto l’universo. Noi che ci infastidiamo se uno fa qualcosa di traverso (come soffiarsi il naso rumorosamente) quanto più dobbiamo vedere il fastidio che causa il nostro peccato.
Dobbiamo perciò pensare al peccato nostro e ai peccati degli altri che non ci danno fastidio (perché sono questi che ci toccano di meno).
La quaresima ci fa quindi comprendere il nostro peccato e ci fa vedere qual è il rimedio che il Padre ha usato per toglierlo.
Al Calvario si vede cos’è il sangue sparso del Figlio» (d. G. Dossetti, Appunti di omelia, Gerico, 11.3.1973).
La storia della salvezza non è che un succedersi di iniziative di Dio per ristabilire l’alleanza da cui è fiorita la creazione.
Dio sceglie Noè fra gli uomini onesti, e da Noè ha inizio una nuova umanità segnata dalla volontà di pace, di armonia, simboleggiata in modo arcaico ma così eloquente, nella stessa convivenza fra Noè e gli animali.
Anche Gesù nel deserto stava in mezzo alle belve, simbolo di una pace totalmente raggiunta.
Anche Isaia parlerà del regno di Dio alludendo a questa consuetudine tra il bambino e il serpente, tra il lupo e l’agnello.
Questa pace è il contenuto dell’alleanza di Dio e di Abramo, il cui scopo non è di fare un popolo eletto: è di fare una umanità salvata, perché la promessa ad Abramo è per tutte le genti.
Cosi la salvezza operata con Mosè è una salvezza che ha scopi universali. Finalmente in Cristo si adempie il progetto di Dio: la nuova creazione è obiettivamente cominciata. I tempi ultimi sono già avvenuti.
Convertirsi vuol dire prendere sul serio tutto questo. Non vuol dire diventare religiosi, non vuol dire cominciare a pregare, ma vuol dire prendere sul serio, come problema fondamentale dell’esistenza, questo progetto di alleanza totale. (Ernesto Balducci – da «Il mandorlo e il fuoco» – vol 2° Anno B ).
Oggi è la prima domenica di questo tempo liturgico che fa riferimento ai quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto, dopo il battesimo nel fiume Giordano.
Scrive San Marco nel Vangelo odierno: «Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano» (1,12-13).
Con queste scarne parole l’evangelista descrive la prova affrontata volontariamente da Gesù, prima di iniziare la sua missione messianica. (Papa Francesco )
Stupisce la sobrietà dell’evangelista Marco nel descrivere le tentazioni di Gesù nel deserto. Infatti scrive Marco: E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato dal Satana.
[…] Questo spirito lo sospinge ( il verbo ha un’immagine di forza, di violenza quasi nei confronti di Gesù) nel deserto per quaranta giorni. ( A. Maggi )
Nella Scrittura il deserto è ricco di simbologia. Da una parte dice luogo di fame, fatica e smarrimento; dall’altra, è quello in cui l’uomo, toccato dalla provvisorietà, si rende più disponibile all’incontro con Dio.
Richiama i quarant’anni del popolo d’Israele in cammino verso la terra promessa; rappresenta la nostra stessa esistenza, attraversata dalla fatica ma anche dalla provvidenza di Dio. (Monsignor Nunzio Galantino )
Gesù, in quei quaranta giorni di solitudine, affrontò Satana “corpo a corpo”, smascherò le sue tentazioni e lo vinse. E in Lui abbiamo vinto tutti, ma a noi tocca proteggere nel nostro quotidiano questa vittoria.
[…] E mentre attraversiamo il “deserto” quaresimale, noi teniamo lo sguardo rivolto alla Pasqua, che è la vittoria definitiva di Gesù contro il Maligno, contro il peccato e contro la morte. […] Il deserto è il luogo dove si può ascoltare la voce di Dio e la voce del tentatore. Nel rumore, nella confusione questo non si può fare; si sentono solo le voci superficiali. Invece nel deserto possiamo scendere in profondità, dove si gioca veramente il nostro destino, la vita o la morte. …. ( Papa Francesco )
[…] …In questo deserto per quaranta giorni fu tentato dal Satana.
E’ la prima volta che in questo vangelo compare il termine “Satana”, poi scompare per riapparire poi nel capitolo 8 in bocca a Gesù rivolto a uno dei suoi discepoli, a Simon Pietro, che Gesù chiamerà “Satana”. “Vattene Satana, torna a metterti dietro di me!”
[…]Il Satana poi ricompare nella parabola dei quattro terreni come immagine degli uccelli che raccolgono il seme appena seminato e l’evangelista indica che è il potere.
[…] Poi riapparirà nella polemica di Gesù quando dichiarerà che “un Satana che è diviso contro se stesso è destinato alla fine”.
[…] Satana, il diavolo, è colui che divide.
I Farisei che si credevano tanto vicini a Dio, in realtà sono strumenti del diavolo per dividere.
[L’azione di Satana è racchiusa nel verbo “ tentare ]
[ Più volte i farisei ] …Vennero … e si misero a discutere con lui chiedendogli un segno dal cielo per tentarlo. … o ancora… avvicinatisi per tentarlo, gli chiedono se è lecito a un uomo ripudiare la propria moglie. Vogliono dividere l’uomo dalla donna.
E Gesù invece si richiama al disegno della creazione e riafferma l’unità tra l’uomo e la donna e la perfetta uguaglianza.
Ancora, forse la volta più subdola, sarà Gesù che chiederà “Perché volete tentarmi?” Gli avevano chiesto se era lecito o no pagare il tributo.. a Cesare …. E Gesù dirà: “Restituite a Dio quello che è di Dio”, cioè restituitegli il suo popolo. Quindi i Farisei, questi leader spirituali, questi rappresentanti della spiritualità, della massima santità, che la gente guardava con ammirazione, l’evangelista sin dalle prime battute del suo vangelo, li denuncia come strumenti del diavolo.
Il diavolo è colui che divide, colui che crea fenomeni di divisione. [ A Maggi ]
[…] l’esperienza della tentazione appartiene a ciascuno di noi e ci pone davanti alla necessità di scegliere. In quanto tale non è né buona né cattiva: uno degli esiti peggiori è piuttosto l’atteggiamento di chi rinuncia a prendere in mano le cose e lascia semplicemente che vadano per la loro strada. Non a caso nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno papa Francesco ci mette in guardia da una precisa tentazione: l’indifferenza, che è chiusura verso il nostro prossimo e verso Dio. «Quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi – scrive – certamente ci dimentichiamo degli altri, non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono».(Monsignor Nunzio Galantino)
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