Cerca nella bibbia

Per citazione
(es. Mt 28,1-20):





Per parola:


Siti Amici

Ultimi Post
Post in evidenza
Featured video
Intervista a H.Küng 1 Parte
Intervista a H.Küng 2 Parte
Intervista Mons. Bettazzi
Leggiamo, una pagina al giorno, il libro “ PREGARE LA PAROLA” di Enzo Bianchi. Per accedervi click sulla voce del menu “ PREGARE LA PAROLA” o sull’icona che scorre di seguito .

Don Giuseppe Dossetti, uomo pasquale


[ fonte ” L’Osservatore Romano – Emanuela Ghini ]
E’ possibile parlare di Giuseppe Dossetti, e l’hanno fatto anche il card. Biffi e il card.Martini, come di un profeta.
Un uomo che ha avuto una coscienza del suo tempo e del Cristianesimo di una lucidità eccezionale, coniugando profezia religiosa e civile, in uno straordinario ascolto del Vangelo e della storia.
Una storia iniziata per lui a Cavriago (Reggio Emilia), pochi mesi dopo la nascita a Genova (13-02-1913), e da subito cristiana, per una fede ricevuta nel battesimo e sviluppata prima da una madre dolcissima e forte — Ines Ligabue –, in seguito da un sacerdote, Dino Torregiani, che avvia il piccolo Giuseppe alla scoperta di tutte le povertà, inizio di quel guardare lontano che connoterà la sua vita.
E’ possibile — è stato fatto e lo sarà sempre più — accostare Giuseppe Dossetti da tante prospettive; per richiamarne solo alcune: il docente di diritto ecclesiastico, il politico, deputato alla Costituente e alla Camera, il vicesegretario della DC di De Gasperi, il fondatore, con La Pira, Lazzati, Fanfani, della rivista “Cronache sociali, voce nuova nel mondo culturale italiano (1947-1951).
In seguito, dal 1952, dopo l’allontanamento dalla politica e dall’Università, il fondatore a Bologna del Centro di Documentazione, che mons. Carlo Colombo definì all’epoca la migliore biblioteca teologica d’Europa, il fondatore a Monteveglio (Bologna) della Piccola Famiglia dell’Annunziata (1955), il sacerdote (1959), il segretario del cardinal Lercaro, poi nominato da Paolo VI perito conciliare al Concilio Ecumenico Vaticano II [1962-65]
Considerare i molteplici aspetti dell’attività di Giuseppe Dossetti togliendoli dalla loro radice unificante, porta ad assolutizzare espressioni importanti e affascinanti dell’uomo eccezionale che è stato e continua ad essere, ma comporta il rischio di perdere di vista il nucleo centrale della sua straordinaria personalità, ciò che l’ha reso, secondo il card. Silvestrini, una delle voci più alte per la vita spirituale della Chiesa nell’epoca contemporanea.
Questo nucleo è costituito da un lato dal battesimo, le energie di grazia accolte da uno spirito proteso all’ascolto e all’ assoluta coerenza alle sue esigenze, in risposta al dono della fede; dall’altro, e in dipendenza da essa, dalla coscienza del fine affermata a 27 anni con una lucidità che illuminerà la sua esistenza: Occorre che io ritorni sempre alla considerazione del mio fine: solo essa mi può dare l’idea esatta dell’uso che sto facendo della mia vita.
E’ l’anima di quella tensione escatologica che informerà tutta la vita di Dossetti, dall’appartenenza all’Istituto Milites Christi Regis di Lazzati alla fondazione di una comunità monastica.
Fede obbediente
“La fede obbediente del silenzio e della parola” che Oscar Luigi Scalfaro ha visto in Dossetti l’ha orientato fin da giovanissimo, tra i 23 e i 28 anni, verso una consacrazione totale a Dio.
Impressiona seguire negli Appunti spirituali dal 1939 al 1955, diario di una coscienza di straordinaria integrità, la tensione al fine a cui viene orientato e subordinato tutto, con una inflessibilità mite ma irremovibile, che nel 1949-50 lo condurrà ad affermare: La vocazione religiosa deve essere il grande fatto, l’evento centrale della mia vita. Definitivo e continuamente rinnovato. Tutto ne dipende… Tutto il resto è mezzo. In particolare è mezzo la vita politica.
Il suo ingresso in politica nel drammatico periodo postbellico ha un unico scopo, espresso da lui stesso: contenere le azioni comuniste arbitrarie, le uccisioni selvagge, la scomparsa di tante gente.
Il fine, escatologico, ma anticipabile in qualche misura nella storia, ha condotto Giuseppe Dossetti a un incessante progredire, quasi suo malgrado, verso un distacco sempre più radicale da ogni impegno operativo (prima dalla politica, poi dall’Università, poi perfino dallo studio, almeno di tipo scientifico). Sono parole sue, sintesi di uno spogliamento crescente e inarrestabile..
Giacomo Biffi ha visto nella fede di Dossetti “una assolutezza di donazione e di amore che può davvero essere paragonata a quella di Abramo, disposto a sacrificare alla volontà trascendente di Dio addirittura il figlio della promessa”…
La radicalità dell’impegno in un cammino di fede senza sconti, come amava dire, ha la sua fonte nella frequentazione incessante della Scrittura. Letta, studiata, scrutata, ruminata, soprattutto pregata. Assimilata in una lectio continua, quotidiana, alla luce della Tradizione della Chiesa, in un rapporto che sfocia nell’eucaristia, che della Chiesa è fonte e vertice, come lo è di tutta la preghiera.
Da qui ha origine il magistero spirituale di questo padre non solo dei figli della comunità da lui fondata, ma di chiunque si rivolgesse a lui per aiuto in un discernimento che trovata in questo scrutatore dei cuori accoglienza immediata, e un accompagnamento destinato a non finire nel tempo.
Molteplicità nell’unità
Questì richiami alla centralità del carisma di Giuseppe Dossetti, quasi il fulcro da cui irradiavano e irradiano le sue inesauribili energie di intelligenza, di cultura, di capacità di governo, di conoscenza profonda dell’uomo, della storia, della vastità dei mondi in cui abita e di quelli infinti a cui tende sono suscitati, o risvegliati in chi ha avuto il dono di conoscerlo, da una sintesi della vicenda complessa e unitaria di Giuseppe Dossetti — Fabrizio Mandreoli, Giuseppe Dossetti, Il Margine –, che l’autore presenta come “introduzione alla vita di un protagonista significativo della vita del nostro Paese e della Chiesa”.
Di fatto, è un’introduzione che apre all’ascolto di tutto l’uomo, compiuta con una partecipazione e passione che restituiscono il testimone che Dossetti è stato nella completezza del suo servizio a Dio e agli uomini. Egli ha sempre richiamato e vissuto l’intensità di una dedizione che coinvolga tutto l’essere e sia perseguita con tutte le forze.
Quale che ne sia il fine, essa apre a Dio. Al contrario, una concezione dell’esistenza che enfatizzi le esperienze – di qualsiasi genere siano, anche spirituali – si disperde in esse, si depaupera fino allo smarrimento.
Ma le convinzioni profonde e le azioni che hanno segnato un’esistenza dai molteplici volti e dall’unica mèta hanno un valore ben superiore agli ambiti in cui si sono espresse, Sporgono dal tempo e assumono connotati perenni. Fabrizio Mandrioli rileva come, “una volta recepite e rielaborate in contesti nuovi, siano dei vettori e delle prospettive importanti per i nostri giorni e la vita della Chiesa, dei cristiani, della politica italiana e, più in generale, della convivenza sociale nel nostro Paese”.
Una norma di vita valida in ogni ambito dell’agire umano, dal pensiero all’azione, è guardarsi dal fare per il fare, dal divenire preda di un attivismo agitato e alla fine sterile. Il rischio del pelagianesimo insidia tutti, i cattolici devono fare affidamento non sulle proprie iniziative, per quanto possano apparire elevate e intese al bene di tutti, ma sulla grazia. L’eredità di Antonio Rosmini, che Dossetti aveva letto da giovane, è spesso sottesa ad alcune sue tesi.
Dal 1952 i vari distacchi che egli va compiendo in progressione e che lo condurranno sempre più lontano lo aprono a una stagione ecclesiale animata e palpitante, di cui sono frutto la nascita della Famiglia spirituale e la partecipazione al Concilio e al postconcilio.
La sua immersione sempre integrale — con tutte le forze –, in ogni evento al quale è chiamato a partecipare matura in lui la lucida consapevolezza della fine di una cultura, del venir meno di maestri, della crisi globale di una civiltà. E insieme la convinzione che la riforma della Chiesa e della società possa nascere solo da un’ adesione sempre più completa alla Parola di Dio, e al suo cuore più intimo, il Vangelo, vissuto in una sequela integrale a Gesù Cristo. Per vie diverse da quelle progettate personalmente, in una continua conversione, una purificazione perenne, una fatica aperta all’illuminazione.
Nel cuore della Chiesa
1968: il card. Lercaro lascia ll governo della diocesi di Bologna; nello stesso anno muore la madre di “don Giuseppe”, divenuta dal 1959 madre anche delle sorelle della Piccola Famiglia. In seguito alla rottura di questi ormeggi, Dossetti si reca a Bangkok a un congresso mondiale sul monachesimo, e torna dopo un lungo pellegrinaggio in India e in vari paesi del Medio Oriente.
L’esperienza, vissuta nella grande Asia, di mondi diversi, di civiltà antichissime dalle radici intensamente spirituali induce Dossetti a riflessioni profonde e in primo luogo all’esperienza di una grande umiliazione: la verifica della piccolezza dell’Occidente e al contrario della grandezza della sua presunzione, la convinzione che tutti i problemi che lo agitano sono poca cosa: sono stato potentemente umiliato, ho patito le più grandi e più concrete, profonde, spirituali umiliazioni della mia vita.
Questo drastico ridimensionamento di problemi, anche di natura ecclesiale, ha su Dossetti un influsso decisivo, lo convince dell’ urgenza di risalire alle origini più profonde del Cristianesimo, a un modo nuovo di viverlo. Il suo desiderio di sempre di una Chiesa povera, incentrata sulla Scrittura e l’Eucaristia, dispensatrice di amore e di speranza, si coagula, per così dire, nel cuore della Chiesa, a monte di ogni possibile mediazione con un mondo disinteressato ad essa ma affamato comunque di Cristo.
Se l’esperienza dell’incontro con altri mondi l’aveva condotto a una visione di grande pace, essa l’induce anche a ridimensionare la fiducia in tentativi di riforma della Chiesa di cui avverte la scarsa efficacia davanti al messaggio essenziale del Cristianesimo: Cristo, realtà inesauribile, abisso in cui cadere con tutto l’essere – intelligenza, volontà, sentimento – per attingere vita e parola di discepolo.
Da qui lo sprofondarsi nella preghiera, prima inderogabile necessità del cristiano e del monaco, immersione silenziosa nell’universo della sofferenza umana..
La vita monastica
Dossetti considererà la vita e le attività precedenti alla fondazione della sua Piccola famiglia dell’Annunziata come preparazione alla vita che, come quella monastica nelle sue varie forme, non si sceglie, ma per la quale si è scelti e nella quale egli vede la ricapitolazione di ogni tappa del suo cammino.
La viita monastica che, come per i padri del deserto, è semplicemente vita cristiana vissuta con coerenza, vita in Cristo e nello Spirito, che prega il Padre in ogni coscienza anche inconsapevole. Non fuga dal mondo, ma anzi inserimento più radicale e più esigente nel cuore del mondo. In grado di dare alla Chiesa e alla comunità degli uomini un contributo importante, tanto maggiore quanto più nascosto.
Il monastero è un laboratorio.in cui si vivono esperienze e si tessono fili di comunione, di solidarietà, di pace. A un livello povero, nell’ambito di una carità da persona a persona.
La vita monastica non come unica modalità di servizio — la regola della Piccola Famiglia dell’Annunziata è seguita anche da famiglie guidate da norme proprie — ma come richiamo forte all’essenza del Cristianesimo.
Nella sua Piccola Famiglia, tra i sui figli amatissimi, Dossetti muore, il 15 dicembre 1996, a Monteveglio (Bologna), lasciando un’eredità di pensiero e la forza di una testimonianza che passeranno alla storia civile, politica, soprattutto cristiana ed ecclesiale.Come, a soli due anni dalla morte, la sua difesa dei principi etici informatori della Costituzione, compiuta con l’umile forza del vecchio monaco che veglia sulla città degli uomini.
Fabrizio Mandreoli, con la competenza dello storico e la sensibilità del cristiano, ha reso un valoroso, esauriente, documentato contributo alla conoscenza di un testimone di rara purezza evangelica.
Se fosse possibile racchiudere una vita entro un’inclusione, ripeteremmo che i due estremi di quella di Giuseppe Dossetti sono, come è stato detto, il suo sguardo di giovanissimo nel 1931 alla Sindone, in cui la madre colse la sua consegna totale al Signore Gesù, e quello del “grande vecchio” nel 1996 al Crocifisso, nell’offerta ultima della vita. Tra i due estremi l’umile risolutezza dell’adesione, per un amore assoluto alla Chiesa e all’umanità, alla croce gloriosa di Gesù Cristo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utenti collegati


I concili nei secoli
Clck sull’icona per aprire il documento



I° CONCILIO DI NICEA



I° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



I° CONCILIO DI EFESO



I° CONCILIO DI CALCEDONIA



II° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



III° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



II° CONCILIO DI NICEA



IV° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



LETTERA A DIOGNETO


I° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



IV° CONCILIO LATERANENSE



I° CONCILIO DI LIONE



II° CONCILIO DI LIONE



CONCILIO DI VIENNA



CONCILIO DI COSTANZA



CONCILIO DI BASILEA



V CONCILIO LATERANENSE


CONCILIO DI TRENTO



CONCILIO VATICANO I°

Incontri sulla Dei Verbum
Incontri sulla “ DEI VERBUM” Comunità Itria dal 26 Novembre 2018. Per accedervi click sull’icona che scorre di seguito .
Introduzione alla lectio divina
Cliccando sulla copertina del libro o sulla voce del menu “ pregare la parola” leggiamo ogni giorno una pagina del libro di Enzo Bianchi per entrare nello spirito della Lectio Divina.
New

POST DA SEGNALARE ( click per aprire collegamento)

Di sinodalità si può morire

Documento
preparatorio
del Sinodo
dell’Ammazonia

Transito di Madre
Agnese Magistretti

I Migranti sono
Persone..
non questioni
migratorie

Riflessioni sui
Migranti:
ricordando
La storia
di Ruth

P. Sorge
La politica
di chiusura
Mostrerà
la propria
disumanità

Lettera al
Presidente
della Repubblca
delle clarisse
carmelitane

Il nuovo patto
delle Catacombe
Chiesa povera
per i poveri

Cardinale Zuppi
a "Che tempo che fa"