XVII Domenica del T. O. – La gente ha fame e Gesù coinvolge i suoi discepoli perché questa fame venga saziata.
Il Vangelo di questa domenica (Gv 6,1-15) presenta il grande segno della moltiplicazione dei pani, nella narrazione dell’evangelista Giovanni. ( papa Francesco )
Giovanni è l’unico tra gli evangelisti che non riporta il racconto della cena eucaristica, con le parole e i gesti di Gesù sul pane e sul vino, ma in realtà è l’evangelista che senz’altro più degli altri ne approfondisce il significato e ne svela la ricchezza.
Scrive l’evangelista che era vicina la Pasqua, la festa dei giudei, ma la folla, anziché salire a Gerusalemme per celebrare la Pasqua, viene attratta da Gesù.
La folla ha compreso che in Gesù si manifesta il vero santuario di Dio dal quale si irradia il suo amore.
Ebbene, Gesù, vedendo la folla, pensa lui a provvedere al suo sostentamento.
Mentre nel deserto, nell’Esodo era stata la folla che, attraverso Mosè aveva dovuto chiedere a Dio e aveva dovuto supplicare per avere il pane, qui Gesù previene le necessità della gente.
L’evangelista indica qual è l’azione divina: Dio non risponde ai bisogni della gente, ma precede e previene le sue necessità. (A. Maggi )
È vero che questo brano, in seguito, verrà riletto in chiave eucaristica, ma l’episodio nasce da un fatto concreto: la gente ha fame e Gesù coinvolge i suoi discepoli perché questa fame venga saziata.
È ovvio che Gesù non si è limitato a fare questo, ma certamente ha fatto anche questo.
E noi, come Chiesa, non possiamo far finta di niente.
Solo chi ascolta le più elementari richieste della gente (chi si mette “accanto” alle situazioni) può essere a sua volta ascoltato quando parla di valori superiori.
L’amore di Dio per l’umanità “affamata” non è venuto meno e i miracoli non sono finiti: Gesù continua anche oggi a sfamare, a far camminare, a far vedere… e lo fa attraverso di noi. A patto di trovarci disponibili e operosi. ( N. Galantino)
[…] In Lui agisce la potenza misericordiosa di Dio, che guarisce da ogni male del corpo e dello spirito. Ma Gesù non è solo guaritore, è anche maestro: infatti sale sul monte e si siede, nel tipico atteggiamento del maestro quando insegna: sale su quella “cattedra” naturale creata dal suo Padre celeste.
A questo punto Gesù, che sa bene quello che sta per fare, mette alla prova i suoi discepoli.
Che fare per sfamare tutta quella gente?
Filippo, uno dei Dodici, fa un rapido calcolo: organizzando una colletta, si potranno raccogliere al massimo duecento denari per comperare del pane, che tuttavia non basterebbe per sfamare cinquemila persone.
I discepoli ragionano in termini di “mercato”, ma Gesù alla logica del comprare sostituisce quell’altra logica, la logica del dare.
Ed ecco che Andrea, un altro degli Apostoli, fratello di Simon Pietro, presenta un ragazzo che mette a disposizione tutto ciò che ha: cinque pani e due pesci; ma certo – dice Andrea – sono niente per quella folla (cfr v. 9).
Ma Gesù aspettava proprio questo.
Ordina ai discepoli di far sedere la gente, poi prese quei pani e quei pesci, rese grazie al Padre e li distribuì (cfr v. 11).
Questi gesti anticipano quelli dell’Ultima Cena, che danno al pane di Gesù il suo significato più vero.
Il pane di Dio è Gesù stesso.
Facendo la Comunione con Lui, riceviamo la sua vita in noi e diventiamo figli del Padre celeste e fratelli tra di noi. Facendo la comunione ci incontriamo con Gesù realmente vivo e risorto!
Partecipare all’Eucaristia significa entrare nella logica di Gesù, la logica della gratuità, della condivisione. E per quanto siamo poveri, tutti possiamo donare qualcosa.
“Fare la Comunione” significa anche attingere da Cristo la grazia che ci rende capaci di condividere con gli altri ciò che siamo e ciò che abbiamo. (papa Francesco )
Gesù non chiede alla folla che partecipa a questa condivisione dei pani se sono purificati e non chiede neanche di purificarsi.
Non bisogna purificarsi per ricevere il pane, che è Gesù, ma è l’accogliere, il mangiare questo pane di Gesù, che purifica. Questa è l’indicazione preziosa che ci dà l’evangelista. (A. Maggi )
La folla è colpita dal prodigio della moltiplicazione dei pani; ma il dono che Gesù offre è pienezza di vita per l’uomo affamato.
Gesù sazia non solo la fame materiale, ma quella più profonda, la fame di senso della vita, la fame di Dio.
Di fronte alla sofferenza, alla solitudine, alla povertà e alle difficoltà di tanta gente, che cosa possiamo fare noi? Lamentarsi non risolve niente, ma possiamo offrire quel poco che abbiamo, come il ragazzo del Vangelo.
Abbiamo certamente qualche ora di tempo, qualche talento, qualche competenza…
Chi di noi non ha i suoi “cinque pani e due pesci”?
Tutti ne abbiamo!
Se siamo disposti a metterli nelle mani del Signore, basteranno perché nel mondo ci sia un po’ più di amore, di pace, di giustizia e soprattutto di gioia.
Quanta è necessaria la gioia nel mondo!
Dio è capace di moltiplicare i nostri piccoli gesti di solidarietà e renderci partecipi del suo dono. ( papa Francesco )
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