III Domenica di Avvento ( C ) – La nostra gioia deriva dalla certezza che «il Signore è vicino» con la sua tenerezza, con la sua misericordia, col suo perdono e il suo amore.
Chi va incontro a Gesù va incontro a colui che può dare un senso nuovo e pieno alla propria esistenza. E proprio a chi avverte il bisogno di recuperare il senso della propria vita giunge l’invito di Sofonia (1ª lettura): «Rallegrati … gioisci … esulta ed acclama con tutto il cuore» e quello di Paolo (2ª lettura): «Siate sempre lieti… non angustiatevi per nulla».
La gioia di cui parlano Sofonia e Paolo, però, è una gioia non solo da vivere, ma anche da conquistare. Sta qui la differenza tra essa e quella “finta” gioia che il mondo ci propone …..
Per accogliere nel modo giusto l’invito di Sofonia e di Paolo occorre essere persone disposte a interrogare e interrogarsi. Proprio come fanno le varie categorie di persone che, dopo aver ascoltato la predicazione di Giovanni Battista, gli pongono l’impegnativa e coinvolgente domanda: «Che dobbiamo fare?». ( N. Galantino )
[ Questa domanda scandita per tre volte ] la rivolgono a Giovanni Battista tre categorie di persone: primo, la folla in genere; secondo, i pubblicani, ossia gli esattori delle tasse; e, terzo, alcuni soldati.
Ognuno di questi gruppi interroga il profeta su quello che deve fare per attuare la conversione che egli sta predicando.
La risposta di Giovanni alla domanda della folla è la condivisione dei beni di prima necessità.
Cioè, al primo gruppo, la folla, dice di condividere i beni di prima necessità, e parla così: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto» (v. 11).
Poi, al secondo gruppo, agli esattori delle tasse, dice di non esigere nulla di più della somma dovuta (cfr v. 13). Cosa vuol dire questo? Non fare “tangenti”, è chiaro il Battista.
E al terzo gruppo, ai soldati, domanda di non estorcere niente a nessuno ma di accontentarsi delle loro paghe (cfr v. 14). Sono le tre risposte alle tre domande di questi gruppi.
Tre risposte per un identico cammino di conversione, che si manifesta in impegni concreti di giustizia e di solidarietà. E’ la strada che Gesù indica in tutta la sua predicazione: la strada dell’amore fattivo per il prossimo.
Da questi ammonimenti di Giovanni Battista comprendiamo quali fossero le tendenze generali di chi in quell’epoca deteneva il potere, sotto forme diverse.
Le cose non sono cambiate tanto. Tuttavia, nessuna categoria di persone è esclusa dal percorrere la strada della conversione per ottenere la salvezza, nemmeno i pubblicani considerati peccatori per definizione: neppure loro sono esclusi dalla salvezza. Dio non preclude a nessuno la possibilità di salvarsi. Egli è – per così dire – ansioso di usare misericordia, usarla verso tutti, e di accogliere ciascuno nel tenero abbraccio della riconciliazione e del perdono.
Questa domanda – che cosa dobbiamo fare? – la sentiamo anche nostra.
La liturgia di oggi ci ripete, con le parole di Giovanni, che occorre convertirsi, bisogna cambiare direzione di marcia e intraprendere la strada della giustizia, della solidarietà, della sobrietà: sono i valori imprescindibili di una esistenza pienamente umana e autenticamente cristiana.
Convertitevi!
È la sintesi del messaggio del Battista. E la liturgia di questa terza domenica di Avvento ci aiuta a riscoprire una dimensione particolare della conversione: la gioia. Chi si converte e si avvicina al Signore, sente la gioia.
Il profeta Sofonia ci dice oggi: «Rallegrati, figlia di Sion!», rivolto a Gerusalemme (Sof 3,14); e l’apostolo Paolo esorta così i cristiani di Filippi: «Siate sempre lieti nel Signore» (Fil 4,4).
Oggi ci vuole coraggio a parlare di gioia, ci vuole soprattutto fede!
Il mondo è assillato da tanti problemi, il futuro gravato da incognite e timori. Eppure il cristiano è una persona gioiosa, e la sua gioia non è qualcosa di superficiale ed effimero, ma di profondo e stabile, perché è un dono del Signore che riempie la vita.
La nostra gioia deriva dalla certezza che «il Signore è vicino» (Fil 4,5): è vicino con la sua tenerezza, con la sua misericordia, col suo perdono e il suo amore. ( Papa Francesco )
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