Omelia del nostro Vescovo Vincenzo nella veglia di Pentecoste
La Veglia di Pentecoste che stiamo celebrando porta a compimento la Pasqua di Cristo che dalla Veglia Pasquale ci ha condotti fin qui.
Benvenuti fratelli e figli carissimi: grazie per avere accolto l’invito che ci raduna come Chiesa viva e in cammino.
Nella notte di Pasqua, la liturgia ci ha fatto accendere il fuoco nuovo, simbolo del gaudio pasquale; in questa veglia non abbiamo acceso il fuoco ma la lampada lucernale a ricordo dell’attesa di Maria e gli Apostoli nel cenacolo.
Questa lampada, che vogliamo chiamare la “lampada della preghiera”, arderà giorno e notte in questo Santuario dedicato allo Spirito Santo, tanto caro non solo alla comunità di Gangi ma all’intera Diocesi.
È mio vivo desiderio che questo Santuario diventi sempre più un vero e proprio “cenacolo” dove ogni giorno si invochi lo Spirito Santo non solo per la comunità gangitana ma per tutta l’intera Diocesi.
Per questa ragione abbiamo voluto che quest’anno la Veglia di Pentecoste venisse celebrata qui a Gangi, accendendo per la prima volta la “lampada della preghiera” come memoria orante per i comuni e le parrocchie che compongono il tessuto della nostra Chiesa.
Da domani in poi la comunità cristiana che si radunerà presso il Santuario dello Spirito Santo pregherà ogni giorno e invocherà lo Spirito su tutti gli uomini e le donne che vivono nella nostra terra madonita.
A te, carissimo Mons. Pino Vacca, a Lei, Sig. Sindaco di questa cittadina, affido l’inizio di questa tradizione; a voi è toccato l’onore di accendere per la prima volta la “lampada della preghiera”.
Questa tradizione si rinnoverà ogni anno coinvolgendo, a turno, i comuni della nostra Chiesa Cefaludense.
Siamo qui, dunque, per invocare e attendere insieme il dono dello Spirito Santo.
La solennità della Pentecoste viene preceduta da questa solenne veglia che riproduce l’esperienza di preghiera della prima Comunità Cristiana in attesa della venuta dello Spirito Santo.
Questo non è un “rito pentecostale”, come è stato definito da un sito web certamente sprovveduto nel linguaggio ecclesiale. Noi non siamo pentecostali, siamo cristiani cattolici. I pentecostali sono nostri fratelli protestanti ai quali va il nostro rispetto ma con i quali non possiamo identificarci data la diversa tradizione ecclesiale e spirituale.
Quello che celebriamo stasera è un incontro di preghiera per sperimentare la bellezza di essere chiesa in questo luogo giubilare.
La veglia è preparazione fatta di preghiera.
La comunità degli Apostoli e dei primi discepoli, insieme alla madre di Gesù, si preparava in preghiera a ricevere il dono dello Spirito Santo che avrebbe dato inizio alla missione di Cristo sulla terra.
Gli Atti degli Apostoli sottolineano che si trattava di una preghiera “concorde”. Questo particolare indica la trasformazione avvenuta nel cuore degli Apostoli: certamente dopo quella preghiera non avranno più discusso tra loro “chi di essi fosse più grande” (Lc 9,46). Inoltre, la preghiera della comunità degli Apostoli e dei discepoli prima della Pentecoste, era “perseverante”; erano cioè assidui nella preghiera.
Quella del cenacolo, non fu dunque una preghiera di momentanea esaltazione. L’essere assidui comporta sacrificio, ostinata perseveranza, superamento delle difficoltà.
La preghiera assidua è la preghiera dell’impegno più completo non soltanto del cuore ma anche della volontà.
In quella piccola comunità unita nella preghiera, oltre agli Apostoli erano presenti anche altre persone, uomini e anche donne.
La comunità, dunque, è rappresentata al completo.
Tutti insieme si trovavano nello stesso luogo; tutti insieme, non soltanto gli Apostoli, ma l’intero gruppo originario della Chiesa nascente, uomini e donne insieme alla Madre di Gesù.
Uomini e donne, semplici fedeli partecipano all’intero evento accanto agli apostoli e insieme con loro. Sin dall’inizio dunque, la Chiesa è una comunità sia di apostoli, sia di discepoli, sia di uomini che di donne. Ecco perchè insistiamo tanto che la Veglia di Pentecoste venga fatta insieme, a livello diocesano, per convergere dentro l’unico cenacolo e attendere unanimi il dono dello Spirito in continuità con la Chiesa nascente.
La Parola di Dio che abbiamo ascoltato illumina l’evento che stiamo celebrando. La Prima Lettura tratta dal Libro della Genesi ci ha raccontato la storia della Torre di Babele. La Pentecoste è l’anti Babele! Ribellandosi a Dio, gli uomini avevano finito per non comprendersi più nemmeno tra di loro. La fondazione del primo nucleo cittadino, la costruzione della prima città, della prima torre, il primo tentativo di autonomia aveva insuperbito gli uomini. Costruiamoci una Città, facciamoci un nome, costruiamoci una unità etnica… uomini illusi e orgogliosi pensavano di potere agire senza Dio. Non si capirono più, furono dispersi… eppure tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Quando ci si lascia accecare dall’orgoglio e si presume di potere sfidare o ignorare Dio, l’esito è sempre lo stesso: non ci si capisce più e tutto è destinato a disperdersi.
L’antica tentazione di Babele è sempre in agguato; riappare ogni volta che c’è un rigurgito di illusione e di orgoglio, di chiusura e di individualismo, di egocentrismo e di presunta onnipotenza.
Con la Pentecoste, nella Chiesa, gli uomini devono ricominciare a comunicare tra di loro con una stessa lingua, con un unico linguaggio che è il linguaggio dell’amore insegnato dallo Spirito Santo.
Nel progetto di Dio l’unità degli uomini non è opera degli uomini ma di Dio stesso. Agli uomini tocca accogliere questo progetto e impegnarsi fino in fondo per l’attualizzazione, la realizzazione visibile del progetto di Dio.
Con la convinzione di ritrovarci qui come un cuor solo e un’anima sola invochiamo fortemente il dono dello Spirito perchè venga in aiuto alla nostra debolezza e alla nostra incapacità.
La Chiesa si trova oggi ad affrontare sfide enormi che mettono a dura prova la nostra fiducia e il nostro entusiasmo. Penso al processo di secolarizzazione che continua a rodere la tradizione cristiana; penso ai radicali cambiamenti di mentalità e di cultura; penso alle scienze sperimentali che hanno sovvertito la gerarchia dei valori; penso ai grandi interrogativi morali sul piano della bioetica, della giustizia sociale, dell’istituzione familiare.
Tutti questi problemi che a volte sembrano schiacciarci e sembrano mettere in questione lo stesso destino dell’umanità non possono spaventarci perchè non siamo soli. Gesù ci ripete: “Io sarò con voi fino alla fine dei secoli, vi manderò lo Spirito Santo consolatore”.
Con tutta la forza della nostra fede vogliamo innalzare il nostro grido che in ogni parte della terra questa sera si eleva: “Vieni Spirito Santo, facci ancora sentire il tuo calore e il rombo del tuo vento, accendi in noi il fuoco del tuo amore e dona ai tuoi fedeli i tuoi santi doni.
Veramente confortante ci giunge la parola dell’Apostolo Paolo nella Lettera ai Romani dove ci assicura che lo Spirito Santo viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede per noi con gemiti inesprimibili.
Anche l’evangelista Giovanni ci ha assicurato che il Signore ci promette un’acqua viva e spiega che il dono dell’acqua viva è proprio lo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui.
In questo contesto di preghiera e di certezze abbiamo la gioia di conferire il ministero del lettorato ai seminaristi Paolo Cassaniti della comunità parrocchiale dei Santi Apostoli Pietro e Paolo in Petralia Soprana e Gioacchino Notaro della comunità parrocchiale S. Agata Vergine e Martire in Montemaggiore Belsito.
Ci sentiamo obbligati a chiedere al Signore che mandi molte e sante vocazioni al Sacerdozio e alla vita consacrata. Questa terra madonita è stata sempre generosa e ricca di vocazioni. Certamente il Signore non ha accorciato il suo braccio, ma ci sollecita a innalzare al Padre la nostra preghiera perchè non faccia mancare degni operai nella sua vigna.
Ai carissimi Gioacchino e Paolo i nostri migliori auguri perchè il Signore porti a compimento ciò che ha in loro iniziato.
Dopo questa suggestiva esperienza di preghiera torneremo nelle nostre rispettive comunità parrocchiali con gli stessi sentimenti degli apostoli, che usciti dal cenacolo, ripieni di Spirito Santo, si ritrovarono coraggiosi e intrepidi annunciatori del Vangelo.
“Solo una Chiesa ricca di testimoni potrà ridare l’acqua pura del Vangelo alle radici” dell’esistenza umana.
Lo Spirito Santo che è disceso sopra di noi ci renda rinnovati nella fede, saldi nella speranza, operosi nella carità.
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