XXV Domenica del T.O. – Le persone valgono più delle cose e contano più delle ricchezze possedute
Ancora una volta Gesù ci sorprende con una parabola: ad essere lodata e additata come esempio non è certo la disonestà dell’amministratore, né che egli avesse sperperato i beni del suo padrone.
La svolta per interpretare correttamente questo brano sta in: «Fatevi degli amici con la ricchezza».
…. . La ricchezza, di solito, spinge a creare muri, installare allarmi, montare cancelli, separare e dividere gli uomini tra loro creando discriminazioni.
Gesù invita i suoi discepoli a invertire la rotta: ….Sì, perché le persone valgono più delle cose e contano più delle ricchezze possedute. Perché, nel gioco della vita, vince davvero non chi ha tante ricchezze, ma chi crea e mantiene vivi tanti legami, tante relazioni, tante amicizie attraverso le diverse “ricchezze” messe nelle sue mani. …Del resto, Gesù dà anche la motivazione della sua esortazione: «Fatevi degli amici con la ricchezza… perché essi vi accolgano nelle dimore eterne». … ( N. Galantino)
… Gesù non ha detto: «ritiratevi dalla ricchezza», ha detto: «siate scaltri».
Egli rèlega la ricchezza al ruolo dello strumento. Essa è iniqua perché l’uomo se ne è fatto strumento di grandezza e di dominio, anzi di sterminio del povero
….Egli ci chiede un diverso modo di rapportarci alla ricchezza sul piano individuale e in quanto siamo responsabili del destino di tutti. La nostra responsabilità di fronte alla ricchezza … ci impone anche di agire perché la ricchezza deve diventare strumento di liberazione degli uomini. Questo è l’amore di Dio evangelicamente inteso. Non l’amore a parole ma nella verità dei fatti.
I fatti passano attraverso l’economia, diventata così articolata che il nostro problema morale non può essere risolto col gesto privato dell’elemosina, deve diventare un gesto pubblico carico di intenzioni e di conseguenze nelle latitudini e longitudini della vita collettiva. ( Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace” vol. 3 )
Questa piccola parabola, esclusiva del racconto di Luca, cerca di invertire il paradigma economico su cui si basa il nostro mondo, dove “ciò che conta, ciò che da sicurezza” (etimologia del termine aramaico “mammona”) è il denaro.
Per Gesù, amico della vita, invece è la cura delle creature la sola misura dell’eternità.
Nessuno può servire due padroni. Non potete servire Dio e la ricchezza. Il culto della ricchezza, dare il cuore al denaro, esserne servi anziché servirsene, produce la malattia del vivere, la disidratazione del cuore, il tradimento del futuro: ami il tuo denaro, lo servi, e allora non c’è più nessun povero che ti apra le porte del cielo, che apra un mondo nuovo. ( E. Ronchi )
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