Trafigurazione del Signore – Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, cedono il posto a Gesù dopo avergli reso testimonianza, perché ormai è lui l’esegesi del Padre.
In questa domenica, la liturgia celebra la festa della Trasfigurazione del Signore, secondo la versione di S. Matteo (17,1-9).
E’ un passo molto ricco, dalle mille sfumature … che Gesù sceglie di vivere insieme a Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor sei giorni dopo un momento di grande incomprensione tra Gesù e i suoi discepoli all’annunzio esplicito della passione … ( T&T )
Ecco allora l’iniziativa “corroborante”di Gesù,che conduce i discepoli “più stretti” sul monte, per “trasfigurarsi” ai loro occhi perché, per un momento, potessero percepirlo nella sua pienezza di gloria divina. ( N. Galantino )
Raccogliamo solo alcune suggestioni che possono esserci utili per una riflessione personale.
Il MONTE
C’è in questa salita sul monte l’eco di tutti i racconti di teofania, di rivelazione di Dio dell’Antico Testamento: rivelazione sui monti del Sinai e dell’Oreb, che sono un’unica montagna (cf. Es 3,1) salita e discesa da Mosè (cf. Es 19-34) e da Elia (cf. 1Re 19,1-18); rivelazione sulla “montagna della dimora del Signore elevata al di sopra dei monti” (Is 2,2; Mi 4,1)… Dunque questa salita è finalizzata a un evento decisivo, in cui i discepoli beneficeranno di una rivelazione fatta da Dio, di un’epifania che riguarda il loro maestro, confessato poco prima da Pietro come Messia (cf. Mt 16,16). ( E. Bianchi )
Una seconda suggestione viene offerta a noi dal simbolo della
LUCE .
In Gesù tale luce è velata dal suo essere umano, dalla sua corporeità; trasfigurandosi davanti ai tre, Egli rivela la sua intima realtà, si svela. Gesù dimostra di essere sì vero uomo, ma anche e pienamente vero Dio.
Bene sembra coglierlo Giovanni, che nel prologo del suo Vangelo dice: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (1,9) e nella sua prima Lettera ribadisce: “Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre” (1Gv 1,5). ( T&T )
Qui riscontriamo come l’evento sia in realtà inesprimibile e come il linguaggio degli evangelisti sia inadeguato: Matteo parla di “vesti bianche come la luce”, Marco le descrive “splendenti, bianchissime, quali non le potrebbe rendere nessun lavandaio”, Luca le definisce “sfolgoranti”… Invece del corpo e del volto umano, quotidiano di Gesù come lo conoscevano i discepoli, il mutamento fornisce la visione di un volto altro, luminoso, trasfigurato da un’azione che poteva solo essere divina ( E. Bianchi )
La Trasfigurazione è la porta della bellezza che non tramonta, entrata nella storia per essere per chiunque creda nella Parola fatta carne la bellezza che salva nel tempo e per l’eternità … La rivelazione del Tabor che insegna a cogliere nella bellezza la via della salvezza donata dall’alto educa a cogliere nella morte del Figlio di Dio nella tenebra del Venerdì Santo e nel Suo risorgere alla vita il frammento dove si è compiuta una volta per sempre l’irruzione del Tutto. ( Bruno Forte)
[ Sul Tabor ] “si aprono i cieli” (cf. Mt 3,16) e appaiono Mosè ed Elia in dialogo con Gesù.
Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti che sintetizzano tutte le Scritture di Israele, l’Antico Testamento, sono accanto a Gesù come testimoni e interpreti. Anzi, in quel loro “parlare insieme” a Gesù mostrano un’autentica interpretazione spirituale in atto: Gesù è l’ermeneuta della Legge e dei Profeti che sempre, “cominciando da Mosè e da tutti i Profeti, spiega in tutte le Scritture ciò che si riferisce a lui” (cf. Lc 24,27); e Mosè ed Elia, definiti da Luca “due uomini”, sono coloro che, presenti accanto alla tomba vuota, interpreteranno le parole dette da Gesù nella sua vita e lo proclameranno Crocifisso-Risorto (cf. Lc 24,4-7).
…Nella straordinarietà del momento, Pietro dice a Gesù: “Signore (Kýrios), è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Crede forse che sia giunta la fine dei tempi? Pensa alle tende della festa delle Capanne, carica di senso escatologico? Pensa di erigere per Gesù, Mosè ed Elia la tenda dell’incontro fatta da Mosè per incontrare Dio (cf. Es 33,7-11)? In ogni caso, i tre discepoli non sanno rispondere a quell’evento, come nell’ora del Getsemani, e sono presi da spavento per la rivelazione di cui sono destinatari, lo stesso spavento provato dalle donne nell’alba di Pasqua… ( E. Bianchi )
La terza suggestione che raccogliamo è quella della
NUBE LUMINOSA DA CUI ESCE UNA VOCE.
Come non ripensare ancora a Mosè?: “Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì… “ a Maria?: “Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. …
E dalla nube della Presenza di Dio ecco venire la voce del Padre, la parola di Dio: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!”.
Gesù aveva già ascoltato questa parola nel battesimo, nell’immersione ricevuta da Giovanni il Battista; allora i cieli si erano aperti e la voce aveva dichiarato a Gesù solo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te mi sono compiaciuto” (Mt 3,17).
Di fatto la voce del Padre allora aveva ripetuto le parole dette sul Servo: “Ecco il mio Servo che io sostengo, in cui si compiace la mia anima” (Is 42,1), attestando che il Figlio di Dio è il Servo del Signore. Ora questo viene annunciato ai tre discepoli: colui che i discepoli avevano seguito, coinvolti nella sua vita, colui che avevano ascoltato e visto agire come Maestro, Profeta, Messia, è rivelato dal Padre come “Figlio amato” e “Servo del Signore”.
Sì, attraverso la rivelazione del Padre Gesù appare insieme come il Messia intronizzato del Salmo 2 (“Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato”: Sal 2,7) e come il Servo che Dio stesso presenta a Israele tramite il profeta Isaia (cf. Is 42,1-9).
Vi è qui l’incrociarsi delle diverse attese messianiche di Israele: quella di un Messia regale, di un Messia profetico e di un Messia escatologico. … Ormai l’ascolto di Dio stesso è ascolto di Gesù, del Figlio, Parola vivente di Dio!
Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, cedono il posto a Gesù dopo avergli reso testimonianza, perché ormai è lui l’esegesi del Padre (cf. Gv 1,18); è lui, Gesù, che può dire in verità chi è Dio ed evangelizzarlo, renderlo cioè buona notizia per tutti gli esseri umani; è lui il Lógos, la Parola definitiva… ( E. Bianchi )
La reazione dei discepoli al dono della trasfigurazione è quella di fermare la bellezza di cui hanno fatto esperienza: “Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Lc 9,33). La bellezza però non è possesso, è dono e come tale va donata, non trattenuta: ai discepoli prostrati in adorazione e presi da grande timore Gesù, avvicinandosi e toccandoli, dice: “Alzatevi e non temete” (Mt 17,7). È l’invito a riprendere il cammino senza paura, a scendere dal monte verso la vita ordinaria e a intraprendere il grande viaggio che porterà il Figlio dell’uomo a Gerusalemme per compiere il proprio destino. ( C. M. Martini )
( Scendiamo dal Monte ) ricaricati della forza dello Spirto divino, per decidere nuovi passi di conversione e per testimoniare costantemente la carità, come legge di vita quotidiana. Trasformati dalla presenza di Cristo e dall’ardore della sua parola, saremo segno concreto dell’amore vivificante di Dio per tutti i nostri fratelli, specialmente per chi soffre, per quanti si trovano nella solitudine e nell’abbandono, per gli ammalati e per la moltitudine di uomini e di donne che, in diverse parti del mondo, sono umiliati dall’ingiustizia, dalla prepotenza e dalla violenza. ( Papa Francesco )
L’evento della trasfigurazione è memoriale del battesimo e oracolo della croce, e la posizione centrale assegnatogli dagli evangelisti vuole indicare questa sua qualità di memoriale e di profezia.
È mistero di luce, che illumina tutto il corpo (Israele e la chiesa; Mosè, Elia e i discepoli) insieme al Capo.
È mistero di trasformazione: il nostro corpo e questa creazione sono chiamati alla trasfigurazione, a diventare “altro”; il nostro corpo di miseria diventerà un corpo di gloria (cf. Fil 3,21), e “la creazione che geme e soffre nelle doglie del parto” (cf. Rm 8,22) conoscerà il mutamento in “cielo nuovo e terra nuova” (Ap 21,1).
Ciò che è avvenuto sul monte Tabor in Gesù avverrà per tutti i credenti e per il cosmo intero alla fine della storia… Nell’attesa di quel giorno a noi non resta che contemplare, per quanto ne siamo capaci, “il volto di Cristo su cui risplende la gloria di Dio” (cf. 2Cor 4,6): così, “riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasfigurati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, attraverso l’azione dello Spirito santo” (cf. 2Cor 3,18). Così nella tua luce vedremo la luce, Signore (cf. Sal 35,10)! ( E. Bianchi )
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