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XIX Domenica del T. O. – Ciò che salva la Chiesa non sono il coraggio e le qualità dei suoi uomini: la garanzia contro il naufragio è la fede in Cristo e nella sua parola.

Anche questa domenica, la Parola di Dio – attraverso le esperienze di Elia (I lettura) e di Pietro (Vangelo) – ci propone una metafora della vita di fede e del nostro rapporto con il Signore.
Elia, desideroso di incontrare Dio, si aspetta che Egli si manifesti in modo eclatante, con fenomeni naturali impetuosi e impressionanti (secondo le tipiche immagini religiose del tempo). Ma non sarà così.
Dio lo sorprende, rivelandosi con un’esperienza molto più “intima” e “pacifica”, una brezza leggera, quasi impercettibile.  Soltanto chi fa esercizio di silenzio e di preghiera può percepire la ricchezza del “vento leggero” della presenza del Signore, che non ha bisogno né di chiasso né di realtà vistose per farsi incontrare. Piuttosto, di cuori liberi e pronti a essere abitati da Lui.
Dunque, solo quando Elia prende le distanze da schemi comuni e prefissati incontra davvero il Signore. Un invito anche per noi ad avere il coraggio di percorrere strade “nuove” – ma al tempo stesso “antiche”, perché già presenti nella Sacra Scrittura e già percorse dai santi – per fare autentica esperienza di Dio e camminare con Lui! (N. Galantino )
La  pagina del Vangelo (Mt 14,22-33) descrive l’episodio di Gesù che, dopo aver pregato tutta la notte sulla riva del lago di Galilea, si dirige verso la barca dei suoi discepoli, camminando sulle acque.
La barca si trova in mezzo al lago, bloccata da un forte vento contrario.
Quando vedono Gesù venire camminando sulle acque, i discepoli lo scambiano per un fantasma e si impauriscono. Ma Lui li rassicura: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (v. 27).
Pietro, col suo tipico impeto, gli dice: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque»; e Gesù lo chiama «Vieni!» (vv. 28-29).
Pietro scende dalla barca e si mette a camminare sull’acqua verso Gesù; ma a causa del vento si agita e comincia ad affondare. Allora grida: «Signore, salvami!», e Gesù gli tende la mano e lo afferra (vv. 30-31).
Questo racconto del Vangelo contiene un ricco simbolismo e ci fa riflettere sulla nostra fede, sia come singoli, sia come comunità ecclesiale, …. La barca è la vita di ognuno di noi ma è anche la vita della Chiesa; il vento contrario rappresenta le difficoltà e le prove. L’invocazione di Pietro: «Signore, comandami di venire verso di te!» e il suo grido: «Signore, salvami!» assomigliano tanto al nostro desiderio di sentire la vicinanza del Signore, ma anche la paura e l’angoscia che accompagnano i momenti più duri della vita nostra e delle nostre comunità, segnata da fragilità interne e da difficoltà esterne. ( Papa Francesco )
Pietro si muove sulle acque appena Gesù gli dice: «Vieni».  Ecco l’impossibile che si inserisce in un quadro di rapporti umani: è il simbolo del rapporto di fede.
 Chi crede nella parola del Cristo, chi crede nelle sue promesse messianiche, si muove anche sulle acque: l’impossibile diventa reale. Se usciamo da tutte le misure, non siamo più prigionieri del quotidiano, della sua saggezza plateale (la saggezza del senso comune che non è che la versione popolaresca della ideologia che ci chiude), entriamo nell’impossibile.   ( E. Balducci )
 Il Vangelo di oggi ci ricorda che la fede nel Signore e nella sua parola non ci apre un cammino dove tutto è facile e tranquillo; non ci sottrae alle tempeste della vita. La fede ci dà la sicurezza di una Presenza, la presenza di Gesù che ci spinge a superare le bufere esistenziali, la certezza di una mano che ci afferra per aiutarci ad affrontare le difficoltà, indicandoci la strada anche quando è buio. La fede, insomma, non è una scappatoia dai problemi della vita, ma sostiene nel cammino e gli dà un senso.
Questo episodio è un’immagine stupenda della realtà della Chiesa di tutti i tempi: una barca che, lungo l’attraversata, deve affrontare anche venti contrari e tempeste, che minacciano di travolgerla. Ciò che la salva non sono il coraggio e le qualità dei suoi uomini: la garanzia contro il naufragio è la fede in Cristo e nella sua parola. Questa è la garanzia: la fede in Gesù e nella sua parola.  ( Papa Francesco )
Il cammino della chiesa, di ogni comunità cristiana, di ciascuno di noi, conosce e conoscerà contrarietà, ore di paura, sofferenze e fatiche. Chi pensa che Gesù Cristo sia un “fantasma”, un abbaglio, mostra di non avare la fede necessaria per dirsi ed essere suo discepolo e non riesce ad andare verso di lui, a raggiungerlo. Ma chi ha fede, a costo di camminare su acque in tempesta – metafora efficacissima –, riesce a stare dietro a Gesù, a incontrarlo come il Signore che gli dice: “Non avere paura, Io sono!”.( E. Bianchi )

 

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