Omelia del nostro Vescovo Vincenzo nella Celebrazione del 150° anniversario della fondazione dell'Azione Cattolica
Siate i benvenuti carissimi fratelli e sorelle dell’Azione Cattolica qui convenuti per celebrare il 150° anniversario di fondazione della vostra Associazione.
Saluto tutti con le stesse parole di Paolo ai Tessalonicesi: “a voi, grazia e pace” (1Ts 1,1).
L’apostolo Paolo si introduce in questa sua prima lettera ai Tessalonicesi, ringraziando Dio e lodando la comunità, ma evidentemente le lodi per i suoi destinatari hanno l’implicito valore di gratitudine, di esortazione e di incoraggiamento. È quello che voglio fare anch’io in questa Eucarestia facendo festa assieme a voi per la fausta ricorrenza che celebriamo.
La prima lettera ai Tessalonicesi rivela l’impegno umano espresso dalle tre virtù teologali che fioriscono tra i credenti di Tessalonica: la fede operosa, la carità matura e la speranza costante.
Senza eccessiva forzatura mi pare di cogliere in queste parole di Paolo un’analogia con il carisma dell’Azione Cattolica. Il carisma dell’Azione Cattolica infatti è il carisma della stessa Chiesa incarnata nell’oggi e in ogni Chiesa diocesana. Paolo scrive “alla Chiesa dei Tessalonicesi”, ricordando il suo apostolato e il suo ministero e nel contempo offre alcune raccomandazioni pratiche, varie e brevi, esortando al progresso continuo e alla perfezione ben sapendo che la perfezione quaggiù rimane sempre una meta, un’ideale da raggiungere.
L’Azione Cattolica ha coltivato sempre la tensione verso la perfezione cristiana perseguendo con costanza i valori umani, sociali e cristiani e quindi: la preghiera, la formazione, il sacrificio e l’apostolato.
150 anni di storia rappresentano un lungo cammino che da Mario Fani e Giovanni Acquaderni, ha coinvolto molte generazioni.
È la storia di un popolo formato da uomini e donne di ogni età e condizione: piccoli e grandi, ragazzi e giovani, adulti e anziani che hanno provato a vivere come testimoni del Vangelo in maniera semplice ed esemplare.
Dentro questa storia ho il privilegio di rivedere e trovarci la mia famiglia: mio padre, mia madre, mio fratello e io stesso siamo cresciuti in Azione Cattolica frequentando regolarmente la Parrocchia.
Non sono pochi i testimoni di santità che hanno tracciato la strada dell’Associazione: penso a Giuseppe Toniolo, Armida Barelli, Piergiorgio Frassati, Teresio Olivelli, Vittorio Bachelet e tanti altri che nell’anonimato vissuto nel quotidiano hanno avuto il coraggio di testimoniare nei loro ambienti, nelle loro parrocchie, sul posto di lavoro, la loro fede.
Nella nostra diocesi abbiamo avuto il privilegio di apprezzare la figura di Maria David di Polizzi Generosa che si è distinta in seno all’Azione Cattolica per il suo impegno e la sua testimonianza. Da una scheda biografica risulta che sin dall’età di due anni è stata iscritta nelle fila dell’Azione Cattolica. Nel 1958 il Vescovo Cagnoni le affidò la presidenza diocesana della gioventù femminile. Maria David ha fatto quasi sempre parte del consiglio diocesano di Azione Cattolica e fu responsabile del settore adulti dell’Azione Cattolica della parrocchia Cattedrale. Educatrice equilibrata e tenace, tra le tante virtù ricordiamo: la vivacità intellettuale, lo spessore culturale profuso in tutte le iniziative diocesane, il senso dell’amicizia fedele nella gioia e nel dolore, la capacità di riconoscere i talenti degli altri e di offrire spazio alla loro esplicazione, il senso dell’accoglienza e dell’ospitalità che dimostrava in tutte le occasioni, la profondità di vita spirituale, di fede e di preghiera. Colpita da un male che non perdona, inizia il suo calvario di sofferenza, affrontando la prova più grande della sua via con disarmante forza d’animo. Serena e silenziosa, senza mai lamentarsi trascorse il suo ultimo periodo di vita in clinica e a casa pregando e offrendo la sua sofferenza come preludio alla ricompensa finale dell’incontro con Dio.
Tanti di voi potranno ricordarla anche bene essendo deceduta nel 2006.
L’impegno associativo dell’Azione Cattolica è quello di portare avanti la pastorale della Chiesa assumendo come propria la pastorale di ogni Chiesa diocesana per raggiungere tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni.
Io non so se nella nostra diocesi l’Azione Cattolica si è sempre fatto carico di far conoscere, e prima ancora di incarnare, le indicazioni pastorali che puntualmente all’inizio di ogni anno pastorale abbiamo dato. Forse sarà necessario ripensare con un maggiore senso di diocesanità, i vostri piani di formazione, le vostre forme di apostolato abbandonando il vecchio criterio del “si è fatto sempre così”.
L’Azione Cattolica o si scommette nel rinnovare l’impegno di evangelizzazione nel territorio dove vive o ha fallito la sua missione.
Non parlo di impegno occasionale, ma di impegno come stile di vita.
La Chiesa esiste per evangelizzare e la missione della Chiesa Universale passa attraverso la Chiesa particolare a partire dalla parrocchia.
L’Azione Cattolica è chiamata ad offrire alla Chiesa diocesana un laicato maturo che serva con disponibilità i progetti pastorali di ogni luogo.
Oggi per una felice coincidenza si celebra la Giornata Missionaria Mondiale e facciamo memoria di San Giovanni Paolo II anche se liturgicamente prevale la Domenica. Questo ricordo ben si coniuga con l’Azione Cattolica perché tutti i suoi soci sono impegnati ad essere dinamicamente missionari. Giovanni Paolo II soleva ripetere ai giovani: “voi siete i primi missionari dei vostri coetanei”.
Mi sembra di poter adattare l’insegnamento di Giovanni Paolo II all’Azione Cattolica: i ragazzi evangelizzano i ragazzi, i giovani i giovani, gli adulti gli adulti e così via.
Qualunque attività o professione si impara esercitandola e così si impara ad evangelizzare evangelizzando e a pregare pregando.
Papa Francesco nel discorso ai partecipanti al Congresso del Forum Internazionale dell’Azione Cattolica tenutosi il 27 aprile u.s. ha affermato con molta decisione: “voglio un’Azione Cattolica tra la gente, nella parrocchia, nella diocesi, nel paese, nel quartiere, nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella campagna, negli ambiti propri della vita. È in questi nuovi aeropaghi che si prendono decisioni e si costruisce la cultura”.
Non è escluso, anzi è necessario che l’Azione Cattolica sia presente anche nel mondo politico, imprenditoriale e professionale “per dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.
Il Vangelo di questa Domenica ci invita ad occuparci di un aspetto della vita cristiana che resta, di solito, ai margini della nostra attenzione: è l’aspetto politico.
Gesù non elabora una teoria politica, ci invita a saper discernere tra ciò che spetta a Dio e ciò che spetta agli uomini. Quello che è di Cesare, Dio non lo pretende per sé. Il monito di Cristo è inequivocabile. Da un lato ci dice che pagare le tasse è un dovere umano, civile e morale; dall’altro lato Gesù afferma con vigore l’autonomia della sfera religiosa e della più generale dignità umana che non può essere conculcata da nessun potere politico.
Il Vangelo non distoglie il credente dall’impegno sociale e politico, anzi lo chiama a una speciale responsabilità e testimonianza. Certo, non sempre è facile sapere come fondare tale impegno sul Vangelo, come raccordarlo con la fede e le tensioni di ogni giorno.
Credo che si possa affermare che regno di Cesare e Regno di Dio non si escludono a vicenda, come pensavano gli ebrei; è possibile al discepolo di Gesù operare, contemporaneamente, nell’uno e nell’altro campo, senza conflitti insanabili. Certamente tutto dev’essere ispirato ai criteri del Vangelo, al bene comune e alla giustizia sociale.
Muovendosi su queste premesse penso sia possibile per un laico non solo formato, ma soprattutto retto di mente e di cuore, tracciare la linea di condotta di impegno politico nella storia e nella vita.
La domanda rivolta a Gesù: “è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?”, è una domanda-trabocchetto; lo si voleva indurre a pronunciarsi apertamente su di una scottante questione che toccava la suscettibilità religiosa di Israele e interessava i pubblici poteri. Ma il tranello era troppo sfacciato: se Gesù avesse dichiarato illecito il pagamento del tributo sarebbe stato accusato all’autorità romana; se invece si fosse pronunziato per la liceità si sarebbe inimicato i capi religiosi e il popolo. Non sapevano proprio come fare per strappargli dichiarazioni pericolose, ma Gesù sapeva come rispondere senza impelagarsi e senza compromettersi e così, con poche parole, manda in aria il piano dei farisei e scioglie il nodo ponendo il problema a un livello infinitamente più profondo: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Così dicendo Gesù rivela l’esistenza di un Regno di Dio nella storia nel quale è possibile ad ognuno entrare con responsabilità e libertà riconoscendo il primato di Dio e la legittimità dello stato a cui va dato il proprio apporto per il miglioramento dell’ordine sociale.
Il cristiano nella sua libertà non si lascerà mai guidare dal capriccio o dall’interesse personale, ma dovrà sempre agire e scegliere coscienziosamente, ispirandosi ai criteri del Vangelo, adoperandosi per costruire il Regno di Dio in questo mondo. Solo così la politica potrà diventare espressione di squisita carità.
Carissimi, il gesto di carità che avete pensato per la casa di accoglienza Maria Santissima di Gibilmanna, nobilita il vostro carisma e si inserisce nell’impegno di raccontare, custodire e consegnare a un futuro già presente, la storia fatta di volti e di laici impegnati a testimoniare e a trasmettere la loro fede nel territorio.
Ringraziandovi per quello che fate e per quello che siete auguro a tutti buona festa.
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