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La Chiesa di Cefalù ringrazia Papa Francesco per il nuovo Pastore

Monsignor  Giuseppe Marciante , 67 anni tra qualche mese, da oggi è Vescovo eletto della Diocesi di Cefalù
La nomina da parte di Papa Francesco è stata comunicata oggi, venerdì 16 luglio, alle 12, nella Curia vescovile dal Vescovo Mons. Vincenzo Manzella  e contemporaneamente è stata resa nota dal Bollettino della Sala stampa vaticana.
Nato a Catania il 16 luglio 1951,  compiuto gli studi filosofici e teologici presso lo Studio Teologico “San Paolo” di Catania. Ha conseguito la Licenza in Missionologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Ordinato sacerdote il 5 ottobre 1980 per l’Arcidiocesi di Catania. Dal 1 luglio 1993 si è incardinato nella Diocesi di Roma.
Ha ricoperto i seguenti incarichi e ministeri: Vicario parrocchiale di “Santa Maria in Ognina” dal 1980 al 1986; Vicario parrocchiale di “Santa Maria in Cibali”  nell’Arcidiocesi di Catania,  professore di Religione presso il Liceo Classico Mario Cutelli  e il Liceo Scientifico Galileo Galilei di Catania; Parroco di “San Giuseppe”, nella Diocesi di Albano, dal 1987-1989. 
Dal 1998 è Assistente Ecclesiastico Nazionale dell’Associazione di donatori di sangue Fratres e dal 1989 è Parroco di “San Romano Martire”. 
Nel 1995 è stato nominato Prefetto della XII Prefettura e membro del Consiglio Presbiterale Diocesano di Roma; dal 2008 è Membro del Collegio dei Consultori. Ha collaborato alla preparazione della Missione Cittadina del 2000. 
Nel 2001 è stato nominato Cappellano di Sua Santità. 
Dal 1990 fino al 2009 è stato presidente dell’associazione di volontariato – ONLUS – “Ain Karim” per il servizio alla vita nascente e alle mamme sole con bambini.
Il 1 giugno 2009 è stato eletto Vescovo ausiliare di Roma per il settore Est e consacrato l’11 luglio nella Basilica di San Giovanni in Laterano. 
E’ stato anche il Vescovo delegato per l’Ordo Virginum della Diocesi di Roma e membro dell’Arciconfraternita di Santa Maria Odigitria dei Siciliani a Roma. In seno alla Conferenza Episcopale Laziale ha ricoperto il ruolo di  Presidente della Commissione per il Laicato. 
La comunicazione ufficiale ( http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/02/16/0135/00273.html )
Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Cefalù (Italia), presentata da S.E. Mons. Vincenzo Manzella.
Il Papa ha nominato Vescovo di Cefalù (Italia) S.E. Mons. Giuseppe Marciante, trasferendolo dalla sede titolare di Tagora e dall’ufficio di Vescovo Ausiliare di Roma.
Mons Vincenzo Manzella è stato nominato fino all’ingresso del nuovo Vescovo Amministratore apostolico con tutti i poteri del Vescovo diocesano
Descrizione dello stemma episcopale di Mons. Giuseppe Marciante
Secondo la tradizione araldica ecclesiastica cattolica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:
–  uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altro;
–  una croce astile a un braccio traverso, in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro le scudo;
–  un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3.), il tutto di colore verde;
–  un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.

 Le parole del motto episcopale ” Amore Amoris Tui ” sono tratte dalle Confessioni di sant’Agostino: “Amore amoris tui facio istuc(2,1,1;11,1,1) e dall’Absorbeat di san Francesco d’Assisi: “Absorbeat, quaeso, Domine Iesu Christe, mentem meam ignita et melliflua vis amoris tui, ut amore amoris tui moriar, qui amore amoris mei dignatus es mori” – “Rapisca, ti prego, o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perchè io muoia per amore dell’amor tuo, come Tu ti sei degnato di morire per amore dell’amor mio”. La scelta di questo motto vuole identificare il ministero episcopale come risposta concreta all’amore per Cristo e per ciò che di più caro gli appartiene.
 Interpretazione.
 L’aratro vuole identificare il servizio del Vescovo per la Chiesa, fermo e paziente come il lavoro silenzioso ma costante del bue che, trascinando il vomere, prepara il solco affinchè il seminatore vi possa seminare il buon seme, la Parola di Dio, qui rappresentata dal Libro della Sacra Scrittura con lettere Alpha e Omega, a ricordare che il Signore è “l’Alpha e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine” (Ap 22,13).
Il libro è posto sull’argento che in araldica simboleggia la trasparenza, quindi la verità e la giustizia, doti su cui deve poggiare lo zelo pastorale del Vescovo nel diffondere la Parola.
Un saggio proverbio africano recita: “Bisogna attaccare l’aratro a una stella”: l’aratro è la vita quotidiana, la fatica di essere uomini, il lavoro, è il mistero del dolore, mentre la stella è Cristo, “la stella radiosa” (Ap 22,16) del mattino di Pasqua, la stella che guida e rendebella la notte. Un analogo proverbio arabo dice: “Quando vai ad arare, se vuoi fare il solco diritto, punta l’aratro verso una stella”: agganciare l’aratro alla stella indica che la nostra vita, il nostro lavoro, la nostra fatica quotidiana è guidata da Cristo, dalla parola di Dio, messaggio di speranza e d’amore. Questi simboli campeggiano sull’azzurro, il colore dell’incorruttibilità della volta celeste, le idealità che salgono verso l’alto; rappresenta il distacco dai valori terreni e l’ascesa dell’anima verso Dio.
Il fascio di candele accese ricorda i ceri portati in processione dai fedeli delle varie corporazioni durante la festa di Sant’Agata, patrona di Catania, diocesi di provenienza di Mons. Marciante.
 

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