XXV Domenica del T.O. – Se uno vuole il primo posto … deve farsi ultimo e servo di tutti.
Nella prima lettura due concezioni: quella del giusto, che pone la sua fiducia in Dio e quella dell’empio, che cerca di sfruttare la situazione presente partendo dalla negazione della presenza e dell’intervento di Dio.
La lettura cristologia del testo appare evidente sia dalle espressioni parallele nei vangeli come pure dalla figura di Gesù, il giusto perseguitato.
I nemici di Gesù non sono gli empi.. ma sono proprio i giusti chiusi entro la giustizia delle loro opere; giustizia che se se non diventa fede, si trasforma in condanna di Gesù.( G.B.)
La seconda lettura si sofferma sulla gelosia e lo spirito di contesa … atteggiamenti che nascono dall’ignoranza di Dio; Dio che, invece, si manifesta nella sua sapienza che «è pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia, che semina nella pace dalla quale vengono frutti di giustizia» a differenza dell’altra sapienza che abbiamo, ogni giorno, a portata di mano e che genera uccisioni, gelosie, guerre, invidie, divisioni etc..
Queste due sapienze sono nel cuore di ognuno di noi per cui nessuno ha il diritto di puntare il dito contro qualcuno,
[… ] Aprire l’anima agli sgomenti della natura e della storia vuoi dire non vivere in zone di sicurezza, non creare in noi delle strutture di alienazione su cui riposare tranquilli, ma lasciarsi invadere dai flutti, dagli uragani e entrare così nella giustizia. ( tratto da Ernesto Balduccì – “il Vangelo della pace” – volume 2° anno B).
Nel brano del vangelo..ancora tutta l’amarezza di Gesù verso chi ha condiviso la vita con Lui e che ancora si ostina a ragionare con la sapienza del mondo in una diatriba su chi “ tra loro sarà il più grande”.
E così, con infinita mitezza, non si arrende nel “ formare” i suoi e , con la pazienza narrata nella parabola del fico sterile, continua a insegnar loro quanto grande sia farsi piccolo, con dei gesti semplici ma fortemente significativi.[ ]
Un bambino, un piccolo, un povero, un escluso, uno scarto è posto in mezzo al cerchio di un’assemblea di primi, di uomini destinati ad avere il primo posto nella comunità, per insegnare loro che se uno vuole il primo posto, quello di chi governa, deve farsi ultimo e servo di tutti. ( E. Bianchi )
L’abbracciare il bambino non è tanto uno dei segni di tenerezza … ma il ribadire la particolare presenza del Signore nei piccoli; essi non solo sono modello ma sacramento di fede,. … tanto preziosi che non possono essere profanati. .. in essi il Signore è presente al di là della loro realtà umana, essi sono una presenza del Cristo e di Dio che li fa più grandi perché c’è Lui, che ha scelto le cose più piccole per rendersi presente ..ecco perché li abbraccia » (d. Giuseppe Dossetti, appunti di omelia, Betania, 12.9.1976).
.. Abbracciando loro.. abbraccia il Padre.
Al termine di questo brano evangelico, soprattutto chi è pastore nella comunità si domandi se, tenendo il primo posto, essendo chi presiede, il più grande, sa anche tenere l’ultimo posto e sa essere servo dei fratelli e delle sorelle, senza sogni o tentativi di potere, senza ricerca di successo per sé, senza organizzare il consenso attorno a sé e senza essere prepotente con gli altri, magari sotto la forma della seduzione. Da questo dipende la verità del suo servizio, che potrà svolgere più o meno bene, ma senza desiderio di potere sugli altri o, peggio ancora, di strumentalizzarli. Nessuno può essere “pastore buono” come Gesù ma ciò che minaccia in radice il servizio è il non sentirsi servi degli altri, il fare da padrone sugli altri ( E. Bianchi)
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