Santa Famiglia – E’nella casa di Dio che possiamo incontrare il divino Maestro e accogliere il suo messaggio di salvezza.
Nella prima lettura Anna offre la primizia del suo grembo al Signore e le da un nome Samuele (il suo nome è Dio, e chiesto da Dio).
Come ella lo ha ricevuto in dono così lo offre di nuovo in dono al Signore perché questi, prima attraverso il suo sacerdote e poi direttamente, operi nel fanciullo facendogli conoscere se stesso nella sua parola. . La Scrittura c’insegna quale stretto rapporto vi sia tra la madre e il figlio e come la madre intuisca nel dono dello Spirito la sorte del figlio.
Nella seconda lettura Giovanni proclama come tutto nasce dall’Amore di Dio. Amore che Dio ha pienamente manifestato e donato nel suo Figlio, principio di vita nuova per l’umanità che viene fatta figlia di Dio salvandola. E per questo dono d’amore che ci ha fatto suoi figli, alla fine noi saremo “simili a lui, perchè lo vedremo così come Egli è.
L’osservare i comandamenti non è tanto un’osservanza precettistica, quanto un orientamento profondo della nostra persona nel fare quello che a Lui è gradito:« che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri ». La fede e l’amore sono il fondamento per la nostra vita in comunione con Dio. “Osservando i suoi comandamenti” saremo nella pienezza di comunione con il Signore e tra di noi.
Gesù è vissuto nella famiglia, però, nonostante la presentazione che ce ne ha fatto la pedagogia cristiana tradizionale, non c’è vissuto come un figlio obbediente … L’episodio del vangelo di oggi è un episodio di disobbedienza. Egli si è sottratto a quella autorità in nome di un’altra autorità, dissolvendo la sacralità della famiglia in nome della santità dell’uomo, delle «cose del Padre», cioè dell’amore per tutti gli uomini. ( Ernesto Balducci – da: “Il Vangelo della pace” – vol. 3))
Due gli elementi da sottolinere dall’ascolto del brano:
Lo stupore – Maria e Giuseppe «restarono stupiti» – e l’angoscia – «tuo padre e io, angosciati»..
Nella famiglia di Nazareth non è mai venuto meno lo stupore, neanche in un momento drammatico come lo smarrimento di Gesù: è la capacità di stupirsi di fronte alla graduale manifestazione del Figlio di Dio. È lo stesso stupore che colpisce anche i dottori del tempio, ammirati «per la sua intelligenza e le sue risposte» (v. 47). Ma cos’è lo stupore, cos’è stupirsi? Stupirsi e meravigliarsi è il contrario del dare tutto per scontato, è il contrario dell’interpretare la realtà che ci circonda e gli avvenimenti della storia solo secondo i nostri criteri. E una persona che fa questo non sa cosa sia la meraviglia, cosa sia lo stupore. Stupirsi è aprirsi agli altri, comprendere le ragioni degli altri: questo atteggiamento è importante per sanare i rapporti compromessi tra le persone, ed è indispensabile anche per guarire le ferite aperte nell’ambito familiare. Quando ci sono dei problemi nelle famiglie, diamo per scontato che noi abbiamo ragione e chiudiamo la porta agli altri. Invece, bisogna pensare: “Ma che cos’ha di buono questa persona?”, e meravigliarsi per questo “buono”. E questo aiuta l’unità della famiglia. Se voi avete problemi nella famiglia, pensate alle cose buone che ha il famigliare con cui avete dei problemi, e meravigliatevi di questo. E questo aiuterà a guarire le ferite familiari.
Il secondo elemento che vorrei cogliere dal Vangelo è l’angoscia che sperimentarono Maria e Giuseppe quando non riuscivano a trovare Gesù. Questa angoscia manifesta la centralità di Gesù nella Santa Famiglia. La Vergine e il suo sposo avevano accolto quel Figlio, lo custodivano e lo vedevano crescere in età, sapienza e grazia in mezzo a loro, ma soprattutto Egli cresceva dentro il loro cuore; e, a poco a poco, aumentavano il loro affetto e la loro comprensione nei suoi confronti. Ecco perché la famiglia di Nazareth è santa: perché era centrata su Gesù, a Lui erano rivolte tutte le attenzioni e le sollecitudini di Maria e di Giuseppe.
Quell’angoscia che essi provarono nei tre giorni dello smarrimento di Gesù, dovrebbe essere anche la nostra angoscia quando siamo lontani da Lui, quando siamo lontani da Gesù. Dovremmo provare angoscia quando per più di tre giorni ci dimentichiamo di Gesù, senza pregare, senza leggere il Vangelo, senza sentire il bisogno della sua presenza e della sua consolante amicizia. E tante volte passano i giorni senza che io ricordi Gesù. Ma questo è brutto, questo è molto brutto. Dovremmo sentire angoscia quando succedono queste cose. Maria e Giuseppe lo cercarono e lo trovarono nel tempio mentre insegnava: anche noi, è soprattutto nella casa di Dio che possiamo incontrare il divino Maestro e accogliere il suo messaggio di salvezza. Nella celebrazione eucaristica facciamo esperienza viva di Cristo; Egli ci parla, ci offre la sua Parola, ci illumina, illumina il nostro cammino, ci dona il suo Corpo nell’Eucaristia da cui attingiamo vigore per affrontare le difficoltà di ogni giorno. ( Papa Francesco )
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