IV Domenica di Pasqua – Ascoltare e riconoscere la voce di Gesù implica intimità con Lui.
Il primo versetto della PRIMA LETTURA sottolinea come l’annuncio parte da Gerusalemme, dalla sinagoga. L’esortazione a perseverare nella grazia di Dio ha come scopo quello di, passato l’entusiasmo del primo momento, proseguire nel cammino di conoscenza assecondando la grazia donata da Dio. Non solo i Giudei ma anche molti Gentili si radunano per ascoltare la parola di Dio. Alla gelosia dei Giudei, Paolo e Barnaba rispondono con franchezza. Il rivolgersi alle genti non è dettato da degno nei confronti dei giudei ma solo dalla Parola di Dio, che l’apostolo cita. ( Is 49,6). Il rifiuto ( che sfocia nella persecuzione di Paolo e Barnaba ) non ostacola ma fa progredire l’annuncio secondo il piano stabilito da Dio
Nella SECONDA LETTURA la domanda posta dal vegliardo fa parte di quelle domande ineludibili e decisive volte a indicare quali siano i punti di attenzione, essenziali per entrare nel mistero di Dio e dell’umanità, e del cosmo. È stupendo che il veggente rimandi la domanda al vegliardo, per affermare che solo attraverso la profezia di Israele si può arrivare alla risposta piena e definitiva donata dal Cristo e dalla sua Pasqua. …La pienezza della verità per ogni uomo e donna del mondo è questo “passare” attraverso la Pasqua del Cristo, per esserne rinnovati radicalmente e assunti nella vita nuova dei figli di Dio. I battezzati sono il segno, l’annuncio e la sostanza della nuova condizione del mondo salvato dal Figlio di Dio. Il v.15 proclama la reciproca diaconìa tra Dio e i salvati; questi lo servono in una incessante liturgia di lode; Egli li avvolge della sua tenda di elezione e di amore. In Dio hanno ormai termine le tribolazioni della storia, ( L.t.da: G. Nicolini )
Nel VANGELO di oggi (cfr Gv 10,27-30) Gesù si presenta come il vero Pastore del popolo di Dio. Egli parla del rapporto che lo lega alle pecore del gregge, cioè ai suoi discepoli, e insiste sul fatto che è un rapporto di conoscenza reciproca. «Le mie pecore – dice – ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute» (vv. 27-28). Leggendo attentamente questa frase, vediamo che l’opera di Gesù si esplica in alcune azioni:
Gesù parla,
Gesù conosce,
Gesù dà la vita eterna,
Gesù custodisce.
Il Buon Pastore – Gesù – è attento a ciascuno di noi, ci cerca e ci ama, rivolgendoci la sua parola, conoscendo in profondità i nostri cuori, i nostri desideri e le nostre speranze, come anche i nostri fallimenti e le nostre delusioni.
Ci accoglie e ci ama così come siamo, con i nostri pregi e i nostri difetti. Per ciascuno di noi Egli “dà la vita eterna”.
Inoltre,ci custodisce e ci guida con amore, aiutandoci ad attraversare le strade talvolta rischiose che si presentano nel cammino della vita.
Ai verbi e ai gesti che descrivono il modo in cui Gesù si relaziona con noi, fanno riscontro i verbi che riguardano le pecore, cioè noi:
«ascoltano la mia voce»,
«mi seguono».
Ascoltare e riconoscere la sua voce implica intimità con Lui .. intimità che rafforza in noi il desiderio di seguirlo, uscendo dal labirinto dei percorsi sbagliati, … Non dimentichiamo che Gesù è l’unico Pastore che ci parla, ci conosce, ci dà la vita eterna e ci custodisce. Noi siamo l’unico gregge e dobbiamo solo sforzarci di ascoltare la sua voce, mentre con amore Egli scruta la sincerità dei nostri cuori. E da questa continua intimità con il nostro Pastore ..scaturisce la gioia di seguirlo lasciandoci condurre alla pienezza della vita eterna. ( Papa Francesco)
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