XV DOMENICA DEL T.O. – invece di interessarsi “oggettivamente” alla definizione del prossimo, Gesù invita a comportarsi “soggettivamente” da prossimo
La PRIMA LETTURA ribadisce che ogni bene viene dall’osservanza dei comandamenti. L’ascolto e l’osservanza dei comandamenti è segno della conversione, il ritorno al Signore nostro Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima.
La conversione è pertanto un movimento dell’intimo, che è illuminato da Dio con una precisa sua parola, e ad essa aderisce. Essa scaturisce dalla conoscenza di Dio. La Parola si è fatta vicina a noi e noi possiamo udirla; infatti il comando risuona nell’oggi della nostra storia e della nostra esistenza come come un ordine che non richiede una mediazione interpretativa.
La Parola riempie l’oggi, anzi è l’oggi perché in essa si ricapitola sia il passato come memoria che il futuro come profezia.
Ogni uomo, che rientra in se stesso, può trovare questa unica Parola e riceverne quella luce che gli consente di discernere il bene dal male. La Parola non coincide con la coscienza ma ne è il principio che la illumina e la indirizza verso il bene.
La SECONDA LETTURA sottolinea che l’opera con la quale Cristo ci ha salvati è la sua Pasqua di morte e di risurrezione. Tale opera di salvezza è universale, perchè in Gesù Cristo sono state create tutte le cose, .. In particolare il ver.16 ricorda che per mezzo di Lui sono state create anche quelle potenze supreme che governano il creato e la storia; per cui nulla è fuori dal potere del Cristo di Dio Da qui scaturisce quella “nuova creazione” che ha nella Chiesa la sua visibilità. La Chiesa è la realtà umano-divina che manifesta e accoglie la salvezza operata dal Cristo di Dio. In Lui, il primogenito dai morti, i morti risorgono. In Lui risorgiamo alla vita nuova. Con “il sangue della sua croce” Egli riconcilia a Sé tutte le cose e stabilisce la pace tra il cielo e la terra. ( G. Nicolini )
Nella prima parte del VANGELO di questa domenica risalta la domanda del “dottore della legge” che forse è anche la nostra: chi è il mio prossimo??!!
Gesù ci risponde con la parabola del samaritano , parabola che alla fine rilancia allo scriba un’altra domanda: «Chi ha agito come prossimo?». Il ribaltamento è evidente: invece di interessarsi “oggettivamente” alla definizione del prossimo, Gesù invita a comportarsi “soggettivamente” da prossimo nei confronti di chi è nella necessità e che subito vede chi gli è veramente prossimo.
Il sacerdote e il levita incarnano la rigida sacralità che separa dal prossimo; il samaritano rappresenta la misericordia e la vera religiosità che si unisce al dolore per redimerlo. È per questo che una tradizione successiva ha visto nel ritratto del samaritano un’immagine di Cristo stesso.
E se lo scrittore Luigi Santucci nel suo racconto Samaritano apocrifo ha ricordato la presenza del personaggio evangelico sui «vestiboli dei lazzaretti e dei luoghi pii», il musicista Benjamin Britten ne ha riproposto la stessa figura nell’intensa Cantata misericordium op. 69, composta nel 1963 per il centenario della Croce Rossa. Ma il Buon Samaritano va oltre ogni filantropia, celebrando un amore assoluto e religioso, intrecciato con quello di Dio e per Dio. Nell’apocrifo Vangelo di Tommaso Gesù ripete: «Ama il tuo fratello come l’anima tua. Proteggilo come la pupilla dei tuoi occhi». ( Gianfranco Ravasi)
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