XVI Domenica del T.O. – Quando Gesù ci ” visita” tutto va messo da parte …. la sua presenza e la sua parola vengono prima di ogni cosa..!!
Il brano della PRIMA LETTURA assume la fisionomia di una vera “liturgia”, potente nel descrivere non solo la relazione tra Dio e Abramo, ma quella di ognuno che sia visitato dal Signore e dalla sua Parola. …
Tutto il testo è segnato un’ alternanza tra il plurale e il singolare, tre e uno, della persona di Dio. …
Ricordiamo anche la rappresentazione dei “tre angeli” come ikona dell’ospitalità e ikona della Trinità nella grande tradizione dell’oriente cristiano.
Dal v.2 c’è un crescendo del movimento, della fretta, dell’impetuoso desiderio di accogliere e servire i tre; crescendo che si placherà al v.8 quando si potrà dire: “Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono“.
Dal v. 9 è Sara la protagonista mentre Abramo appare piuttosto come lo spettatore/testimone, anche se continua ad essere interlocutore diretto anche lui.
All’annuncio divino l’unica risposta che viene data è il riso di Sara. L’analisi di questo riso ( come il progredire dei suoi movimenti interiori ed esterni ) è complessa: scetticismo, consapevolezza dei limiti invalicabili della persona sua e di Abramo, .., paura, negazione. Molti sono i passaggi e le parole che possiamo andare a ritrovare nel brano dell’Annunciazione del Signore in Luca 1,26-38. ( G. Nicolini)
Nella SECONDA LETTURA l’annuncio di quella comunione profonda che il Cristo stabilisce con ogni suo fratello, comunione che ha il suo apice nel compiersi in ogni persona del mistero pasquale della morte e della risurrezione di Gesù. Ognuno di noi, pur con tutti i limiti della nostra condizione di poveri peccatori, è chiamato a questa “pienezza” della celebrazione della Pasqua di Gesù nella sua persona e nella sua vita:”..quello che manca ai patimenti di Cristo” nella vita di ogni cristiano. Così anche la vita del più piccolo di noi è offerta “a favore del corpo di Cristo che è la Chiesa”. La missione divina affidata a Paolo, e attraverso di lui a tutti noi(!!), è il disvelamento del mistero tenuto nascosto nei secoli e ora svelato in Cristo “ai suoi santi”(cioè a tutti i cristiani), e cioè la chiamata di tutti i popoli (“in mezzo alle genti”, ver.27) alla salvezza in Gesù Cristo. ( G. Nicolini )
Nel VANGELO di oggi Luca narra la visita di Gesù a casa di Marta e di Maria, le sorelle di Lazzaro.
Esse lo accolgono, e Maria si siede ai suoi piedi ad ascoltarlo; lascia quello che stava facendo per stare vicina a Gesù: non vuole perdere nessuna delle sue parole.
Tutto va messo da parte perché, quando Lui viene a visitarci nella nostra vita, la sua presenza e la sua parola vengono prima di ogni cosa…
Lodando il comportamento di Maria, che «ha scelto la parte migliore» (v. 42), Gesù sembra ripetere a ciascuno di noi: “Non lasciarti travolgere dalle cose da fare, ma ascolta prima di tutto la voce del Signore per svolgere bene i compiti che la vita ti assegna”.
C’è poi l’altra sorella, Marta. Luca dice che fu lei a ospitare Gesù (cfr v. 38).
Forse Marta era la più grande delle due sorelle, non sappiamo, ma certamente questa donna aveva il carisma dell’ospitalità. Infatti, mentre Maria sta ad ascoltare Gesù, lei è tutta presa dai molti servizi. Perciò Gesù le dice: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose» (v. 41). Con queste parole Egli non intende certo condannare l’atteggiamento del servizio, ma piuttosto l’affanno con cui a volte lo si vive.
Anche noi condividiamo la preoccupazione di Marta e, sul suo esempio, ci proponiamo di far sì che, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità, si viva il senso dell’accoglienza, della fraternità, perché ciascuno possa sentirsi “a casa”, specialmente i piccoli e i poveri quando bussano alla porta.
Dunque, il Vangelo di oggi ci ricorda che la sapienza del cuore sta proprio nel saper coniugare questi due elementi: la contemplazione e l’azione.
Marta e Maria ci indicano la strada.
Se vogliamo assaporare la vita con gioia, dobbiamo associare questi due atteggiamenti: da una parte, lo “stare ai piedi” di Gesù, per ascoltarlo mentre ci svela il segreto di ogni cosa; dall’altra, essere premurosi e pronti nell’ospitalità, quando Lui passa e bussa alla nostra porta, con il volto dell’amico che ha bisogno di un momento di ristoro e di fraternità. Ci vuole questa ospitalità. ( Papa Francesco )
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