XIX Domenica del T.O. – La chiesa è il ” piccolo gregge” disposto a seguire Gesù nella sua vicenda fino al fallimento e alla morte
Nella PRIMA LETTURA è chiaro il riferimento storico al popolo d’Israele prigioniero del Faraone . Israele era in attesa della salvezza dei giusti e della rovina dei nemici. .. ma le intenzioni del Signore erano ben altre. Lui desiderava che il Faraone lasciasse partire il suo popolo. Lo lasciasse libero. Se il popolo attendeva la vendetta, il Signore attendeva solo che il Faraone lo riconoscesse come il solo Signore, il solo Dio di tutta la terra. Dio non punisce. Egli nella sua giustizia giusta e santa rispetta le decisioni della sua creatura. Lui però deve chiudere il Mare.
Se il Faraone entra nel Mare, la responsabilità è tutta sua. Il Mare va chiuso per salvare il popolo del Signore. Tutto è in vista della liberazione.
Uscito dall’Egitto Israele è divenuto un popolo: un insieme di famiglie, un insieme di tribù costituite in unità che vive la “ legge della Famiglia” che è condividere ricchezza e povertà, santità e peccato, scienza e ignoranza, lavoro e disoccupazione. Nella condivisione, nella comunione, ognuno è però obbligato ad impegnare tutto se stesso, secondo tutte le sue forze, le sue competenze.
La SECONDA LETTURA proclama che la fede è il dono di Dio che ci concede di sperare “ciò che non si vede e di “vedere” ciò che non si vede! La fede è il vedere con gli occhi di Dio!
I “nostri antenati” sono i padri ebrei che hanno custodito la fede dei loro padri, fino all’evento supremo dell’ebreo Gesù, Il Figlio di Dio!
Ma la nostra fede è intrisa di “povertà”: i “beni promessi” sono visti e salutati “solo da lontano”! E per questo la condizione del credente resta, pur nell’immensità del dono, una realtà mondanamente e razionalmente povera! Nella storia della fede certamente il sacrificio di Abramo è profezia del sacrificio di Gesù!
Nella prima parte del VANGELO di questa domenica, “ una verità difficile: la Chiesa è un piccolo gregge. E’ una verità della quale non deve avere paura, …. Essa è piccolo gregge …che vuole vivere il vangelo delle beatitudini e proclamarlo con al vita.. ( Car. Martini)
Risuonano forti e piene di tenerezza le parole di Gesù a non avere paura, … perché comunque il Padre, Dio, nel suo amore vuole dare a questa comunità il Regno …
Certo, per accogliere tali parole e, di conseguenza, non temere ma gioire, bisogna essere davvero il piccolo gregge che segue lui, coinvolto nella sua vicenda fino al fallimento e alla morte.
… Occorre essere “poveri”, peccatori che desiderano conversione, uomini e donne che non confidano in se stessi ma sanno mettere la fede e la speranza in Gesù e nel suo Regno veniente.
… Per avere questa gioia del dono del Regno ci vuole poco, pochissimo: distaccarsi dai beni, condividendoli! … stare in attesa della venuta del Signore, per ascoltare lui che bussa alla porta e potergli aprire quando arriva.
Vegliare, non dormire, non essere preda del sonnambulismo e dell’intontimento spirituale, tenere gli occhi aperti non è facile: la stanchezza del giorno, il lavoro, … la monotonia del quotidiano, sono tutti attentati alla vigilanza, che significa anche consapevolezza e responsabilità. E se è vero che tutti i discepoli, i servi, devono vigilare, c’è qualcuno che di questa attenzione è più responsabile degli altri.
… C’è qualcuno che nella comunità ha un compito preciso, quello dell’oikonómos, del preposto alla casa, … Spetta a lui la cura spirituale e materiale dei fratelli, ed egli deve svolgere il servizio di servo affidabile (pistós) e intelligente, sapiente (phrónimos).
Ma se questo servo .. ha nel cuore i sentimenti del tiranno, per il quale gli altri sono nient’altro che strumenti del suo potere e successo; se non sa mostrare umanitari misericordia nei rapporti comunitari; e se, nutrito di narcisismo, pensa di essere “irreprensibile”e fustiga solo i difetti degli altri, allora…
Non aggiungiamo più nulla, basta leggere il brano evangelico fino alla fine. Allora il Signore veniente si separerà da quel servo e lo metterà tra le persone non affidabili… ( E. Bianchi )
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