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I DOMENICA DI QUARESIMA – Gesù attraversa la tentazione, non la rimuove. Egli vince ricordando la Parola di Dio

Le letture odierne convergono sulla tentazione vissuta da ogni umano in Adamo ed Eva [ PRIMA LETTURA] personalità corporative e simboliche.

La tentazione viene dal demonio, il serpente antico, ma si insinua nel cuore umano come seduzione quando si instaura un rapporto con ogni realtà.

Appena l’essere umano si mette in relazione con una realtà, è tentato di divorarla, di possederla, di dominarla, senza riconoscere il limite naturale e cercando di non cogliersi come creatura ma creatore di se stesso.

Da qui la caduta, il peccato, la scelta di una strada che è mortifera.

Nella SECONDA LETTURA Paolo allarga a dimensioni cosmiche il rapporto fra il Gesù vittorioso delle tentazioni, il crocifisso, e l’umanità simboleggiata dall’unico uomo – Adamo – che più che reale personaggio storico è l’umanità nella sua unità di genere umano, collocata tutta nel peccato, sconfitta dalla tentazione che, nel paradiso del racconto biblico, è formulata come un invito a rompere la dipendenza dalla Parola di Dio per costituirsi come Dei: «Sarete come Dei ».

Al male dell’uomo “corrisponde” il bene di Dio! Non la sentenza della condanna, ma l’annuncio della salvezza!

C’è  una  meravigliosa sproporzione tra il regno della morte a causa di quel solo uomo e il regno della vita per mezzo del solo Gesù Cristo.  Al male compiuto dall’uomo risponde il bene donato da Dio. Ma questo bene non solo non è la condanna dell’uomo da parte di Dio, ma è l’immensità del dono di Dio.

Questo è l’annuncio della salvezza che oggi ancora una volta viene affidato a noi, a ciascuno di noi e a noi tutti insieme.

 

Il VANGELO di questa I domenica di quaresima si apre con: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo”. Gesù attraversa la tentazione, non la rimuove. Egli vince ricordando la Parola di Dio che con astuzia usa anche il tentatore.

Nella prima tentazione,[ mutare le pietre in pane, ovvero, cadere nel delirio di onnipotenza] di fronte alla fame (Mt 4,2-4), Gesù non sovverte la creazione per soddisfare il proprio bisogno. ..non cede alla tentazione del miracolo che sopprime la fatica e il sudore del lavoro per trarre dalla terra il pane da mangiare (Gen 3,19), non salta la condizione creaturale: Gesù condividerà certamente il pane con molte persone, ma a partire dal poco messo a disposizione da qualcuno, pochi pani e pochi pesci frutto della benedizione di Dio sul lavoro dell’uomo…

La seconda tentazione è la tentazione dell’annichilimento di sé, dell’autodistruzione, del suicidio. Colpisce che questa che è la lettura più immediata ed evidente del testo non sia praticamente mai esplicitata nei commentari. .. Gettarsi dal Tempio ha come esito lo sfracellarsi al suolo. Anche qui il divisore opera la divisione della persona dalla realtà e dalla vita stessa.

Infine, la terza tentazione avviene su un monte altissimo e da questa altezza il diavolo fa vedere a Gesù tutti i regni del mondo e la loro gloria: “tutto” è offerto a Gesù in cambio dell’adorazione al diavolo. Qui abbiamo più che mai l’immagine della tentazione come miraggio, come abbaglio, come allucinazione. Gesù non legge quella capacità di vedere in un momento il mondo intero e la sua gloria come esperienza spirituale particolarissima, come dono di Dio, come azione della grazia, ma, invece e appunto come visione distorta, come visione irreale della realtà, come allucinazione. Perché è sempre la concreta realtà la misura dell’autenticità dell’esperienza spirituale.

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