II DOMENICA DI QUARESIMA – Gesù è venuto non a sigillare il passato ma a scomporlo per riaprirlo al vento creativo dello Spirito.
Il brano della PRIMA LETTURA (tratto dal libro della Genesi) rappresenta la prima tappa della storia di salvezza: Abramo è chiamato da Dio per essere il primo che aderisce al Signore, “il padre dei credenti” (cf. Rm 4,16).
Dio chiama quest’uomo pagano dalle genti, gli chiede di lasciare la sua terra per iniziare un cammino la cui meta è conosciuta solo da Dio che lo chiama.
E Abramo subito acconsente, obbedisce e parte, credendo in quella promessa di benedizione. Con Abramo inizia il tempo dell’obbedienza perenne alla voce di Dio che perennemente parla all’uomo.
Nella SECONDA LETTURA Timoteo viene esortato da Paolo, che ora è in Carcere per Lui, a farsi prigioniero di Cristo a non vergognarsi di “dare testimonianza al Signore nostro”. Questo non vuol dire che Timoteo deve anche lui finire in prigione, ma che anch’egli, con la sua vita e con il suo ministero, deve essere “prigioniero del Cristo”, come lo è Paolo…Dunque, Timoteo viene esortato a soffrire con Paolo per il Vangelo: “con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo” Noi siamo dei salvati e dei chiamati alla salvezza. Tutto questo ci è stato dato “in Cristo Gesù fin dall’eternità”: quell’ “in Cristo Gesù” vuol dire che Gesù è la fonte e il fine di questo evento. … Noi, tutti, tutta l’umanità, tutta la creazione e tutta la storia, siamo nell’ “ora” di Gesù Cristo! Tutto è nuovo perché tutto è stato chiamato ed è chiamato da Lui. Nella parte finale della lettura la suprema sintesi dell’opera divina della salvezza: Gesù “ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo”! Il Vangelo è la vittoria sulla morte e lo splendore incorruttibile della vita nuova in Lui!
Dal VANGELO alcune riflessioni.…Ci sono due modi di approssimarsi a Gesù.
Uno è quello che parte dalla tradizione, dalla via indicata da Elia e Mosè…. anche per noi è così. Siamo cristiani ormai incapaci del viaggio, convinti che la meta è già stata raggiunta, che la Chiesa è il punto conclusivo della storia, che ora si tratta solo di condurre dentro i recinti della Chiesa gli uomini tutti. Questo Cristo considerato come punto di arrivo, una chiusura storica dopo la quale niente di nuovo può avvenire e nella quale tutto quello che avviene deve essere in qualche modo ricondotto, è anche in noi, per l’educazione che abbiamo ricevuto. Ora però viviamo in un tempo in cui è inutile fare delle tende per stare tranquilli. … Se lo facciamo, in un solo momento, noi entriamo in forme di accecante fanatismo; fanatismo è innanzi tutto la volontà ostinata di rimaner chiusi nel nostro particolare con la pretesa che sia l’universale che vale per tutti.
C’è un altro modo … di accostarsi a Gesù. Gesù è solo, è un uomo come gli altri… un uomo che porta su di sé il destino delle cose che dice, un destino di condanna e di morte, che porta in sé il segno della necessità di viaggiare, di andare verso il paese che Dio ci indicherà. Gesù è venuto non a sigillare il passato ma a scomporlo per riaprirlo al vento creativo dello Spirito.
[…] La fede è … andare verso una mèta senza vederla, è un affidarsi alle spinte positive e creative della nostra natura a dispetto di tutti gli argomenti contrari. …
La fede attinge a impulsi profondi dove l’ombra e la luce si mescolano, dove la spinta di amore e quella di morte hanno il medesimo intreccio. ( tratto da Ernesto Balducci – : “Il Vangelo della pace” – vol.1)
Invitati a salire sul monte, con i tre discepoli, Gesù non ci parla .. si trasfigura. E lì che “ il più bello tra i figli dell’uomo ( Is 44,3) si offre ..nel segno paradossale del contrario – come “uomo dei dolori davanti al quale ci si copre la faccia” (Is 53,3).
La Bellezza è l’Amore crocifisso….Accompagniamo allora i discepoli nel cammino che Gesù sul monte ha loro mostrato: contempliamo con loro la gloria di Dio, la divina bellezza nella Croce e Resurrezione del Figlio dell’Uomo, dal Venerdì santo – ora delle tenebre in cui la Bellezza è crocifissa – fino allo splendore del giorno di Pasqua. Vorrei che questo cammino non si limitasse a una successione di richiami biblici, ma rappresentasse come un percorso di fuoco, in cui inoltrarsi con decisione personale e insieme con timore e tremore, lasciandosi bruciare dalla fiamma di Dio. ( Carlo Maria Martini )
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