V DOMENICA DI QUARESIMA – Il Signore non risuscita i morti, ma dona ai vivi una vita capace di superare la morte.
Ultima tappa della storia di salvezza prima della venuta del Messia, della pienezza dei tempi, è quella segnata dai profeti. Il profeta Ezechiele, nella PRIMA LETTURA, racconta ciò che gli è stato rivelato in una visione dovuta all’iniziativa di Dio. Egli guarda il popolo di Dio in quell’ora della catastrofe per la caduta di Gerusalemme in mano ai Babilonesi e constata morte e desolazione: la valle è piena di ossa di morti, che negano ogni speranza. Ma Dio gli fa vedere che su quelle ossa soffia il suo Spirito, Spirito creatore, Spirito che dà vita: c’è una resurrezione del popolo di Dio, una liberazione ormai prossima. (E. Bianchi)
Nella SECONDA LETTURA L’Apostolo svela la realtà di vita nuova che è il cristianesimo, una nuova creazione dovuta allo Spirito di Dio che è anche Spirito di Cristo. Attraverso l’adesione a Cristo, il cristiano diventa un uomo nuovo, viene strappato alla mondanità, e grazie alla resurrezione di Gesù partecipa alla sua vita eterna: è la liberazione dal peccato e dalla morte che è già iniziata in noi, ma che sarà piena quando lo stesso Spirito santo che ha risuscitato Gesù risusciterà i nostri poveri corpi mortali. (E. Bianchi)
[ Il VANGELO di questa domenica ci ] invita a meditare sul grande segno della resurrezione di Lazzaro, profezia della resurrezione di Gesù. ( E. Bianchi )
Cristo come uomo non può redimere dalla morte: lʼamore è totale e come fratello non ce la farebbe – soltanto come fratello – ma come Dio, essendo veramente lʼamore di Dio totale, spirituale e viscerale, investe tutta lʼumanità e allora, nella sua umanità, combatte contro le potenze e le vince. ( D. G. Dossetti )
Lo stupore per la creazione è morto in noi. Allora, di fronte alla promessa della Resurrezione diciamo: «Ma come è possibile questo?». Cos’è la vita ? Quando diciamo questa parola nella interiorità profonda, che è anteriore allo stesso concetto, sentiamo che essa raccoglie in sé una totalità: la vita è Dio. …. Vorrei dire, noi dovremmo parlare poco di Resurrezione perché, come disse Gesù scendendo dal Tabor, «non raccontate queste cose fino a che io non sarò risorto». …. E noi dobbiamo dire che queste cose non si possono raccontare se non quando saremo nel paese che Dio ci ha preparato. C’è una specie di segreto arcano su questa verità. ( E. Balducci )
Gesù viene a cambiare il concetto della vita e della morte. Il Signore non risuscita i morti, ma dona ai vivi una vita capace di superare la morte. La vita eterna non è più una speranza per il futuro, ma una certezza del presente. …. Gesù chiede a Marta: “«Credi questo?»” . [ Dinanzi alla morte di Lazzaro ] le sorelle e i Giudei piangono ed è il pianto che significa disperazione per qualcosa che non c’è più. … E Gesù non ‘scoppiò in pianto’, ma lacrimò. L’evangelista distingue il pianto dei Giudei e delle sorelle, che è un pianto di disperazione, e il lacrimare di Gesù che è espressione di dolore. …. Allora Gesù si reca al sepolcro – era una grotta – “contro di essa era posta una pietra”. ... “Tolsero dunque la pietra e Gesù gridò a gran voce …”, lui si rivolge ad un vivo, “«Lazzaro, vieni fuori!»” perché il regno dei morti non è il luogo per un discepolo di Gesù. Chi ha dato adesione a Gesù, ha lo spirito, e lo spirito è vita. E là dove c’è la vita, non ci può essere la morte. ( A Maggi )
Dire a qualcuno: “Lazzaro, vieni fuori!” significa proporgli la gioia e la pace di gustare il presente come ora della venuta del Signore, attesa del suo ritorno per prenderci con Lui nella gloria. (C. M Martini ).
[ Al momento resurrezione di Lazzaro] tre i verbi imperativi che Gesù comanda alla sua comunità e sono “togliere”, “sciogliere” e “lasciare”. Il primo “togliete la pietra”: siete voi che avete messo questa pietra che impedisce la comunicazione tra i morti e i vivi. “ «Scioglietelo»”, sciogliendo il morto è la comunità che si scioglie dalla paura della morte. “«Lasciatelo andare»”. Ma dove deve andare Lazzaro? O meglio, dove deve andare il morto? Deve continuare il cammino verso il Padre. Il verbo ‘andare’ nel vangelo di Giovanni è usato per Gesù per indicare il suo itinerario verso il Padre. Allora cosa vuol dire l’evangelista attraverso queste immagini? Che è la comunità che deve liberarsi dall’idea della morte come fine della persona perché, fintanto che si piange una persona come morta, non la si può sperimentare come vivente. Allora bisogna sciogliere il morto, lasciarlo andare verso il Padre, dove Lazzaro già è, vivo, vivente più che mai. ( A Maggi )
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