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Ascensione del Signore – Andate! È un atto di estrema fiducia nei suoi: Gesù si fida di noi, crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi!

Nella  PRIMA LETTURA l’invito a non rimanere fissi sulla nostra storia, ma neppure di stare col naso per aria. Bisogna camminare nel suo vangelo, per essere suoi testimoni. Si cammina con i piedi per terra, ma condotti dallo Spirito che verrà, avendo nel cuore la forza tutta nuova messa dal Signore.

 La domanda che i discepoli fanno sul regno d’Israele  nasce dal fatto che Gesù ha promesso come imminente la venuta dello Spirito.

Ma è il Padre che stabilisce i tempi e i loro contenuti. A noi sta di adeguarci con un’azione corrispondente, senza avere la pretesa di anticipare tempi che ancora non esistono: L’operare efficacemente in rapporto ai tempi e ai momenti prepara e può anticipare il tempo successivo, non per una logica interna alle cose ma per l’intervento divino.

Ciò che è vecchio non può rinascere, quindi i tempi non cambiano per una loro intrinseca forza, ma per l’azione dello Spirito.

 

Nella  SECONDA LETTURA   San Paolo, ribadendo che nella vita del credente è auspicabile un incessante movimento di crescita del dono di Dio, parla della «straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi» e «dell’efficacia della sua forza» (Ef 1,19).  Tutto questo è rigorosamente e assolutamente “grazia”, dono divino della vita nuova!  Ma in che cosa consiste questa forza, questo potere di Dio? […. IL potere di Gesù]  è anzitutto il potere di collegare il cielo e la terra.

Oggi celebriamo questo mistero, perché quando Gesù è asceso al Padre la nostra carne umana ha varcato la soglia del cielo: la nostra umanità è lì, in Dio, per sempre. Lì è la nostra fiducia, perché Dio non si staccherà mai dall’uomo.  La risurrezione di Gesù, atto supremo della potenza divina, è il principio e la potenza di risurrezione e di vita nuova per ogni vicenda della storia umana.   La Chiesa ha il compito di entrare e di raccogliere ogni dramma della storia per condurlo nella Pasqua del Signore.

 

Il brano del VANGELO di oggi, nei primi versetti, ci presenta gli apostoli che, alla visione di Gesù, si prostrano ma “dubitarono”.   Possiamo chiederci se il dubbio non è forse necessariamente connesso con la fede?  Questo “dubbio” non è forse molto importante per sottolineare come la fede sia assolutamente e rigorosamente “dono”?  Dono di “fidarsi” del Signore, dono per il quale posso vedere con gli occhi di Dio, pensare come Lui, “vivere come Lui e con Lui”! Meravigliamoci di questa meraviglia divina! Di questo essere, noi senza fede, dentro il dono della fede!   Ed è questo dono che consente di non fuggire e di accogliere il mandato che invia a fare discepole tutte le genti! [ Lib. Tratto da G. Nicolini ]

Andate! È un atto di estrema fiducia nei suoi: Gesù si fida di noi, crede in noi più di quanto noi crediamo in noi stessi! Ci invia nonostante le nostre mancanze; sa che non saremo mai perfetti e che, se aspettiamo di diventare migliori per evangelizzare, non cominceremo mai. Per Gesù è però importante che da subito superiamo una grande imperfezione: la chiusura. Perché il Vangelo non può essere rinchiuso e sigillato, ( Papa Francesco)

[ L’ascensione ] è’ il ritorno di Gesù  al Padre …. per cui lui, la sua umanità, la sua realtà globale, tutto il suo essere ritorna al Padre.  … Per capire un po’ di più il mistero [ dell’Ascensione ] , …  bisogna che andiamo oltre il diaframma che la coppia di concetti cielo-terra può rappresentare per noi.  … E pareti come questa non si bucano con il tra­pano della nostra parola … Gesù ritornando al Padre  … nell’atto stesso in cui sembra allontanarsi …  in realtà si fa massimamente intimo a noi e noi diventiamo massimamente intimi a lui.

Comprendere la glorificazione di Gesù, la sua risurrezione e la sua ascensione, vuol dire penetrare il mistero più intimo dell’essere di Dio e acquisire progressivamente, per il Cristo che è entrato in Dio, l’esperienza di tutti gli esseri in Dio: l’esperienza prima di tutto di noi stessi in Dio per il Cristo e poi l’esperienza di tutti gli altri esseri, per il Cristo, in Dio.     ….   Noi non possiamo più avere un rapporto di unità con un’altra creatura, se non in modo mediato, per mezzo del Cristo stesso in Dio; non possiamo avere più esperienza della nostra perso­nalità e del suo dilatarsi, se non nell’esperienza di Cristo in Dio.   (  Tratto da: “G. Dossetti, omelia registrata, 11.5.1972”).

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