XXVIII Domenica del T.O. – Una Chiesa esclusiva come un club non è la Chiesa di Gesù!
Nella PRIMA LETTURA il ricco banchetto preparato dal Signore e avviene sul monte santo, sul Sion, ed è offerto a tutti, Non è preparato per Israele che vive già in comunione con Dio e lo riconosceva come proprio re ma per tutte le nazioni. Sul monte Sion tutti i popoli accedono alla salvezza definitiva entrando in comunione con Dio ..Il velo e la coltre possono indicare la mancanza di conoscenza… Dio stesso aprirà gli occhi dei popoli perché possano conoscerlo e, di conseguenza, adorarlo… quindi gli viene data anche “la tua cintura” e infine anche “il potere”. Il velo e la coltre non sono semplicemente tolti, ma completamente distrutti, così che non possono più essere posti di nuovo sul volto dei popoli.
La parte finale della lettura che annuncia la distruzione della morte, è il vertice della pericope. Il verbo «distruggere», significa letteralmente «inghiottire». .. Il Signore stesso si comporta così verso la morte che viene inghiottita e quindi annientata per sempre. Nel linguaggio biblico la morte indica tutto ciò che minaccia la vita umana, come la malattia, la solitudine, le lacrime, la sofferenza
Nella SECONDA LETTURA Paolo rivela il volto profondo della sua personalità: “… So vivere nella povertà, come so vivere nell’abbondanza…”. Ed è importantissima la precisazione del successiva: “Tutto posso in Colui che mi da forza“. Nella parte centrale la sottolineatura che prendere parte alle tribolazioni di qualcuno comporta condivisione di vita, partecipazione al dolore, solidarietà nella sofferenza. Questo significa volontà di vivere fino in fondo il Vangelo, la cui prova è la carità. Alla fine della lettura è detto con chiarezza in che cosa consiste la risposta di Dio verso colui che vive la carità evangelica nei confronti dei suoi missionari. I Filippesi hanno risolto un bisogno di Paolo, Dio ricompensa questa loro generosità, colmando ogni loro bisogno. Il bene che Dio farà loro supererà immensamente ciò che loro hanno fatto per Paolo.
Nel VANGELO di oggi una parabola che vuole scuoterci dalla pigrizia e dall’ignavia e farci leggere come in uno specchio la nostra insipienza. È una parabola di “ minaccia”: …ma anche di misericordia perché chi parla così vuole che l’uomo sia attento al suo vero destino, vuole ricordargli la propria grandezza e offrirgli l’aiuto e la forza della redenzione. Per questo aggiunge: “ Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Il rifiuto di pochi si trasformerà nella chiamata di molti. ( C:M: Martini – Colti da stupore)
Una Chiesa esclusiva come un club non è la Chiesa di Gesù. La parte della parabola che riguarda l’invitato non vestito adeguatamente è giustamente provocatoria. Non vestirsi adeguatamente per una festa, significa concretamente tirarsi fuori dalla festa e non essere in sintonia con gli altri. L’abito a cui fa riferimento Gesù non è quello di tessuto che copre il corpo, ma l’abito della vita, cioè le nostre azioni, abitudini, le nostre parole e scelte di vita. ( Gioba )
È chiaro, allora, che l’assenza di abito nuziale nel protagonista della seconda parte della parabola è la privazione di quelle opere e qualità morali che possono ammettere al Regno di Dio e al suo banchetto. Non è sufficiente la vocazione a un compito (“i chiamati”), bisogna anche adempierlo con fedeltà e impegno così da diventare “eletti”, cioè ammessi alla festa finale. ( G. Ravasi)
Questa parabola .. ci svela che la grazia è il dono tra i doni, ma il suo prezzo è l’accoglierla liberamente e per amore. L’abito donato ma rifiutato da quell’invitato significa nient’altro che il prezzo della grazia. È a caro prezzo, perché condanna il peccato, è grazia, perché giustifica il peccatore.” ( E. Bianchi )
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