XXX DOMENICA DEL T.O. – L’amore per Dio e per il fratello è l’architrave da cui «dipendono» tutta la legge e i profeti.
Le prescrizioni contenute nella PRIMA LETTURA ( tratte dal libro dell’Esodo) sono memoria della condizione passata di Israele; una memoria che deve servire a illuminare il presente del popolo eletto, prevenendolo dal ricadere nella condizione di oppressione dalla quale YHWH lo ha liberato, come pure dal trasformarsi in oppressore per coloro che dimorano presso di lui e si trovano in una condizione di svantaggio.
La lettura racchiude quattro precetti che richiamano l’attenzione alle categorie deboli della società: lo straniero residente in Israele, la vedova e l’orfano, il debitore.
Il testo è stato definito come una “Torah di umanità, di giustizia e di rettitudine”, dal momento che i precetti sono tutti tesi alla salvaguardia e alla protezione di coloro che hanno meno risorse per poter vedere tutelati i propri diritti.
La SECONDA LETTURA ribadisce come accogliere la PAROLA è accogliere il Signore stesso. Così hanno fatto i Tessalonicesi e prima di loro Paolo e gli altri testimoni del Vangelo… L’annuncio del Vangelo è sempre il vivo e vero avvenimento della venuta di Dio stesso, è il suo comunicarsi-donarsi all’umanità. Anche noi, quando abbiamo accolto la Parola del Signore da chi ce l’annunciava, abbiamo accolto Gesù stesso, e l’abbiamo accolto come Lui stesso ha accolto la Parola del Padre. Questa accoglienza della Parola non avviene in condizioni speciali e privilegiate, ma nelle condizioni comuni dell’esistenza umana, “in mezzo a grandi prove”. Accogliendo la parola, come i Tessalonicesi, diveniamo “modello per tutti i credenti”.Nella Parola, Dio stesso è presente, e viene e sana e salva! Questo pone sulla nostra umile storia il grande sigillo della speranza! Per questo dono, noi attendiamo “dai cieli il suo Figlio, che Egli ha risuscitato dai morti, Gesù”. E della venuta di Gesù possiamo sperare di non avere paura, perchè Egli, nella potenza del suo sacrificio d’amore per noi, “ci libera dall’ira che viene”, cioè da un giudizio che sarebbe di condanna per noi peccatori, ma non lo è – è giudizio di salvezza! – .( G. Nicolini)
Nel brano del VANGELO di oggi, Gesù, rispondendo a quanti erano andati per metterlo alla prova, vuole anche aiutarli a mettere ordine nella loro religiosità, a ristabilire ciò che veramente conta e ciò che è meno importante: «Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti». ( N. Galantino )
E Gesù apre un dibattito serrato con i rappresentanti gerarchici del giudaismo ufficiale sulla gerarchia di importanza dei precetti presenti nella Torah, … scardinando ogni forma di legalismo, offrendo una prospettiva di fondo con cui vivere l’intera Legge …. La discontinuità nella continuità Gesù la pone affermando che «da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». Questo amore ha due volti: il primo è rivolto verso Dio, il secondo verso l’uomo. Amore divino e amore umano non si oppongono ma si incrociano e si vivificano reciprocamente. … L’amore per Dio e per il fratello …conclude Gesù, è l’architrave, l’anima, la chiave di volta da cui «dipende (letteralmente “è sospesa”) tutta la Legge e i Profeti». ( G. Ravasi)
“L’amore di Dio è primo nell’ordine dei precetti, l’amore del prossimo è primo nell’ordine della prassi … Amando il prossimo rendi puro il tuo sguardo per poter vedere Dio” ( Agostino – Commento al vangelo secondo Giovanni 17,8).
Ama il prossimo tuo come te stesso si traduce con una sola parola: Comunione, che non significa tregua santa, patto di non belligeranza, neutralità disarmata, armistizio temporaneo, federazione provvisoria, ma impegnarsi in prima persona, senza delegare troppo facilmente gli altri; sacrificarsi, perché vadano avanti i progetti migliori, senza guardare l’architetto che li ha concepiti, riconoscere e apprezzare e incoraggiare quello che di buono fanno anche gli avversari; … rinunciare al vuoto di tante sterili discussioni per privilegiare la concretezza dei fatti e la rapidità delle decisioni. … Comunione significa collaborare, interessarsi della cosa pubblica, chiedere conto, non lasciar fare ai più furbi, ma anche significa non circondare tutto di sospetti, di reticenze, di malignità reciproche, di vicendevoli avvilenti squalifiche. [+ don Tonino, Vescovo – 31 Ottobre 1982, Chiesa Cattedrale di Alessano (Le)]
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