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XXXII DOMENICA del T.O. – L’ora di Dio non sempre coincide con l’ora nostra

Nella PRIMA LETTURA   , l’elogio della sapienza. Le due sue caratteristiche (splendida e che non sfiorisce) la rendono ben visibile a coloro che la amano e la cercano.

La vita del saggio inizia e termina con la sapienza; in tal modo le sue azioni sono del tutto governate da lei; non vi è situazione o difficoltà in cui la sapienza non si faccia presente e non diventi la guida di coloro che la amano e la cercano.[…] 

La domanda di fondo è come affrontare la vita. La risposta è nella sapienza che Dio elargisce ai suoi.

Questi sono coloro che amano la sapienza, la desiderano con affetto sponsale e ad essa si attengono nelle scelte della vita. Anche i momenti più bui sono da lei illuminati perché essa è la luce che illumina le tenebre e che si fa guida per coloro che a lei si affidano. Non ci sono perciò situazioni in cui la sapienza viene meno, lasciando i suoi senza aiuto.

La SECONDA LETTURA contiene un riferimento molto forte ai dormienti e al nostro rapporto con loro: al rapporto di coloro che saranno in vita, con coloro che sono morti.

Punto centrale è la professione di fede nella risurrezione di Gesù. A Paolo preme molto dire che chi sarà vivo sino alla venuta del Signore non avrà nessun vantaggio rispetto ai morti perché di fronte al Cristo che viene la vita è come la morte perché tutto è creazione nuova in Cristo primizia dei dormienti e primizia della vita.

«  (…) Volevo sottolineare alcune cose in questa direzione perché con un’interpretazione facile si può distruggere tutta la teologia del brano. In tal modo si distrugge ogni realtà del cristianesimo: basta infatti dire “che sei nei cieli” e intenderlo fisicamente che si distrugge la trascendenza di Dio. I cieli sono Dio stesso. L’aria è la dimensione spirituale non fisica di questi esseri. Se infatti si pensasse in modo fisico si cadrebbe nell’idolatria. Qui appaiono tutti questi mondi insondabili con le nostre categorie fisiche: essere rapiti || At 8,39: Filippo è rapito dallo Spirito; discendono nell’acqua e da essa l’etiope risorge e Filippo, finita la missione, è rapito. È questa una piccola Apocalisse che anticipa la risurrezione finale in cui saremmo rapiti nella vita stessa di Dio. Il v. 14 è la chiave: c’è l’incalzare e la coerenza della fede. Gesù nato da Maria, morto e risorto è la fede da cui deriva tutto il resto» (d. Giuseppe Dossetti, appunti di omelia, Gerico, 21. 12. 1973 ) »

Numerosi gli spunti di riflessione del  VANGELO di oggi.

Ci troviamo nel segno dell’amore nuziale, così caro alla predicazione dei profeti dell’antica alleanza.  Collocata in questo contesto nuziale ed escatologico e letta nella sua globalità, nella parabola risaltano:  le vergini (le ragazze) nella loro identità antitetica, come sagge e stolte, mentre si preparano all’arrivo dello sposo (vv. 2-4). La distinzione antitetica ( sagge-stolte) percorre tutto il racconto e costituisce una parte integrante della teologia del vangelo di Matteo.

 L’olio, che occupa una parte centrale della parabola, esprime l’attesa, il modo di attendere ed è segno sacrale, usato per le consacrazioni regali e profetiche,  segno di ospitalità, segno di fraternità come nel caso dell’«olio profumato che scende sulla barba di Aronne» (Sal 133) …. È, certamente,  un’immagine positiva;  e la sua assenza è drammatica perché non indica solo carestia, bensì anche oscurità, freddo, paura.

«Una volta parlando alle Clarisse sulla parabola cercai di portare avanti una certa allegorizzazione. Però capisco che non tiene. Mi pare che la parabola dica che le vergini prudenti hanno preso tutto il necessario e hanno atteso. Inoltre le vergini prudenti danno un consiglio sbagliato perché nel frattempo può arrivare lo sposo. Questa è la fine in cui scompare tutto, anche la distinzione dei due popoli In conclusione l’insegnamento mi pare questo: un’esortazione nel credere nel Signore, attendendolo, desiderandolo. Questa è la morale “senza morale” della parabola. » (d. G. Dossetti).

Il ritardo dello sposo è la punta della parabola . … l’ora di Dio non sempre coincide con la nostra ora, ma il suo ritardare è grazia per noi. Con l’attesa può crescere e diventare più vivo il nostro desiderio di lui …. (P. Mari).

Il Signore potrà venire in qualunque momento, e anche il sonno della morte non ci spaventa, perché abbiamo la riserva di olio, accumulata con le opere buone di ogni giorno. ( Papa Francesco

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