IV Domenica di Avvento – Maria è la terra vergine dalla quale è plasmato il nuovo e vero Adamo
Dalla PRIMA LETTURA il richiamo che i piani di Dio non sono i nostri, A Davide che pensa che ormai la promessa di Abramo si è attuata ( Israele è nella sua terra, al sicuro dai suoi nemici) e pensa sia giunto il momento di porre l’arca del Signore all’interno di una casa stabile, togliendola dalla tenda, il Signore risponde che Egli non ha bisogno di una casa, non può racchiudersi all’interno di essa, quasi che solo in quel luogo Egli faccia sentire la sua presenza. Egli è il pastore d’Israele e tutti devono sentirlo vicino. . Non il tempio che Davide vorrebbe edificare, ma il Figlio di Dio che assume, attraverso Maria, la nostra carne, è la vera dimora di Dio nella storia e tra gli uomini. Il Tempio pensato dagli uomini andrà distrutto senza più che si dia la possibilità di un nuovo Tempio, fatto da mani d’uomo.
La SECONDA LETTURA, è la conclusione della lettera ai Romani: in questa dossologia si ricapitola tutto il messaggio della lettera. Il mistero di Dio è avvolto dal silenzio e inaccessibile, rivelato ai profeti in modo frammentario ed enigmatico ora si manifesta: il Verbo di Dio esce dal silenzio del Padre si fa Carne. L’Evangelo è la pienezza della rivelazione, la consegna di Dio a noi; consegna non è solo per Israele ma per tutte le Genti.
Il brano del VANGELO è posto in relazione con la promessa davidica. In esso vi è l’esegesi del testo della promessa. Dopo un lungo tempo di silenzio in cui, come appare anche dal Sal 89, vi è come una delusione perché il patto con la casa di Davide si è rotto, ora esso riappare nelle parole dell’Angelo e nella risposta della Figlia di Sion.
Nel concepimento verginale di Gesù, il Figlio di Dio, questa promessa riemerge con la verità di ciò che giunge al suo compimento. La verginità di Maria è segno che il concepimento e la nascita del Cristo avvengono per rivelare in Lui il nuovo Adamo: Maria è la terra vergine dalla quale è plasmato il nuovo e vero Adamo. Come Adamo fu plasmato direttamente da Dio, così in modo ancora più mirabile è plasmato il Cristo senza concorso dell’uomo. Come la terra fu la madre dell’Adamo terreno, così Maria nella sua verginità è la Madre dell’Adamo celeste. Maria dice il suo sì all’operazione divina nell’obbedienza della fede, quella stessa che, come ci ha insegnato l’apostolo nella lettera ai romani, deve caratterizzare ogni credente. Chi, come la vergine, si dichiara schiavo del Signore, è investito dalla potenza deificante dell’amore divino. È il mirabile scambio avvenuto nell’incarnazione, che ciascuno di noi accoglie nella sua esistenza con l’obbedienza di una fede traboccante di amore.
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