III Domenica del T.O. – La vocazione è un’avventura piena di grandezza ma anche di miseria.
La PRIMA LETTURA proclama che nulla può arrestare la Parola di Dio. Essa è sovrana a chiunque: alla Chiesa, ai profeti e a tutto il popolo. L’annuncio ha una sua forza intrinseca indipendentemente dallo strumento. Giona deve annunciare suo malgrado e annuncia quanto è essenziale nella profezia: il giorno del Signore e il suo giudizio. Dio rivela a Ninive la sua sorte e Ninive accoglie la sentenza di Dio come rivelatrice del suo peccato e pertanto si abbandona all’unica possibilità di salvezza che le resta, quella contenuta nella stessa parola che la condanna. Qui sta la fede in Dio: accogliere su di sé la propria sentenza di condanna come principio della propria salvezza.
La SECONDA LETTURA offre una riflessione interessante sulle difficoltà della vita matrimoniale. Certo, siamo sorpresi davanti all’ipotesi di questa “sospensione” del matrimonio. … Non è certo una propaganda del “single”, ma è in ogni modo la proposta di considerare con umile sapienza i problemi e le difficoltà che possono sorgere nell’impatto tra la Parola del Signore e le fatiche della storia umana. L’espressione “il tempo si è fatto breve” (ver.29) è di grande rilievo. E vuole significare che è cambiata la qualità e l’interpretazione del tempo stesso e di tutto quello che vi accade. Tutto deve essere vissuto relativamente a Gesù. Questo ci consente di ipotizzare il significato di quel “come se non…” che accompagna tutto il brano. Non vuole essere l’invito o il comando a non aver e moglie o a non piangere, ma ci dice che tutto “si relativizza”, cioè deve essere vissuto e interpretato alla luce di Gesù e della sua Pasqua. Non significa che non bisogna piangere, ma che il pianto è in ogni modo sempre in riferimento alla Croce del Signore e alla sua potenza salvifica. E dunque così le nozze e ogni altra vicenda. Solo con questo riferimento prezioso e assoluto alla Persona del Signore possiamo veramente cogliere “che cosa accade’”, e quindi che cosa dobbiamo fare, e come, e con quale intenzione e finalità.
Il BRANO EVANGELICO di questa domenica vuole essere un racconto di vocazione in cui può specchiarsi chi predispone tutto per ascoltare la chiamata di Gesù, oppure può essere l’occasione per ricordarla come un evento del passato, che può avere ancora o non avere più forza, addirittura significato. Gesù inizia a proclamare la buona notizia, nella consapevolezza .. che il tempo della pazienza di Dio ha raggiunto il suo compimento …“Il tempo è compiuto e il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Inizia un tempo nuovo in cui è possibile far regnare Dio nella propria vita; affinché questo avvenga occorre convertirsi, ritornare a Dio, e poi credere alla buona notizia che è la presenza e la parola di Gesù stesso. Questa parola di Gesù, capace di scuotere oggi come allora i cuori addormentati, è rivolta a noi che siamo sempre tentati di confidare sulle nostre opere, finendo così per svuotare la fede. Tante le domande che si intersecano, che svaniscono e ritornano a ondate. Ma se sono ascoltate con attenzione, allora può darsi che in esse si ascolti una voce … che viene da un aldilà di noi stessi, eppure attraverso noi stessi: la voce del Signore Gesù! È così che inizia un rapporto tra ciascuno di noi e il Signore, presenza invisibile ma viva, presenza che non parla in modo sonoro ma attrae… Obbedire alla chiamata del Signore coincide con un rinascere a vita nuova, con un ricominciare. E ogni nascita richiede una buona separazione: solo chi ha fatto una buona separazione, infatti, sarà capace di dare vita a una nuova unione, con Cristo e con la comunità dei fratelli e delle sorelle. Attenzione però: la vocazione è un’avventura piena di grandezza ma anche di miseria! Per comprenderlo, è sufficiente seguire nei vangeli la vicenda di questi primi quattro chiamati. … Povera sequela! Dobbiamo solo invocare da parte di Dio tanta misericordia e ringraziarlo perché, nonostante tutto, stiamo ancora dietro a Gesù e tentiamo ancora, giorno dopo giorno, di vivere con lui. (Tratto dal commento al Vangelo della II Domenica del T.O. di Enzo Bianchi).
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