IV DOMENICA del T,O. – È diabolico confessare la retta fede senza porsi alla sequela di Gesù!
Nella PRIMA LETTURA la contrapposizione tra gli indovini delle genti e i profeti. Per Israele vi è un aut/aut: servire Dio o i demoni delle genti. .. Ma il Signore, attraverso un uomo come Mosè (umile, mite e semplice), continua a dare la sua parola a Israele che non si rivolge a indovini. Certamente la divinazione può attrarre di più l’uomo per il senso di mistero che la circonda nelle sue pratiche, di quanto non faccia la Parola di Dio che si serve di uomini, che annunciano senza particolari manifestazioni medianiche.
Anche all’interno dei profeti ci saranno i falsi profeti, che si presenteranno in nome del Signore come portatori di una parola che scaturisce non dalla volontà del Signore. Grave è la situazione del profeta che osa dire quello che il Signore non gli ha… Il profeta, che parla di sua iniziativa o in nome di potenze spirituali, che non appartengono a Dio, entra sotto il dominio delle forze della morte.
Egli si consegna ad essa e consegna quanti lo ascoltano. Infatti il falso profeta, cioè chi non annuncia la Parola di Dio ma annuncia parole umane, impedisce l’incontro con Dio. Non facendosi sacramento della Parola di Dio, si pone pietra d’inciampo all’incontro con il Signore
I termini ” preoccupazione” e “preoccuparsi” della SECONDA LETTURA vanno intesi bene e non si deve rischiare di pensare o a atteggiamenti di disimpegno, o a condizioni alternative di eroicità spirituali. La diversa condizione tra chi si sposa e chi non si sposa è che nella vita coniugale il rapporto stesso con il Signore passa attraverso la sollecitudine amorosa verso il coniuge, che del Signore è segno prezioso ed essenziale. Il vergine è in relazione nuziale con il Signore senza mediazioni. E’ semplicemente tutto suo. Questo suggerisce una condizione di semplicità radicale e di totale affidamento al Signore che è Lui stesso la realtà nuziale di chi non è sposato. Anche il termine “diviso” del ver.34 è espresso con la stessa parola che dice la preoccupazione.
Nel VANGELO odierno una giornata-tipo vissuta da Gesù e dai suoi discepoli: la “giornata di Cafarnao” … È un sabato, il giorno del Signore, in cui l’ebreo vive il comandamento di santificare il settimo giorno e va alla sinagoga per il culto. Gesù è un semplice credente del popolo di Israele, è un laico, non un sacerdote, ed esercita questo diritto. Va all’ambone e fa un’omelia, di cui però Marco non ci dice il contenuto, a differenza di quanto fa Luca riguardo all’omelia tenuta da Gesù nella sinagoga di Nazaret (cf. Lc 4,16-21). Ed ecco, “erano colpiti dal suo insegnamento”, attesta l’evangelista: [ dato ] con autorevolezza” (exousía) ben diversa rispetto a quella degli scribi, degli esperti delle sante Scritture. … Gesù ha un’autorevolezza simile a quella di Mosè, che gli viene dall’essere stato reso profeta da Dio e da lui inviato. La sua non è una parola come quella dei professionisti religiosi .. non appartiene alla schiera dei predicatori che impressionano soltanto e seducono tutti senza mai convertire nessuno. Egli invece sa penetrare al cuore di ciascuno dei suoi ascoltatori, i quali sono spinti a pensare che il suo è “un insegnamento nuovo”, sapienziale e profetico insieme, una parola che viene da Dio, che scuote, “ferisce”, convince. L’autorevolezza di Gesù si mostra subito dopo in un atto di liberazione di un uomo in cui il demonio opera in modo particolare, in cui la forza che si oppone a quella di Dio ha preso un grande spazio… .. La presenza di Gesù nella sinagoga è una minaccia per questa forza demoniaca, ed ecco allora che la verità viene gridata: “Che c’è tra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il Santo di Dio!”. “Tu sei il Santo di Dio” >> ciò è finalizzato a generare scandalo e incredulità, perché questa forza plurale non vuole avere nulla a che fare con Gesù. Egli però intima a quella potenza: “Taci!”, gli impedisce di fare una proclamazione senza adesione, senza sequela … È diabolico confessare la retta fede senza porsi alla sequela di Gesù!: non lo si deve divinizzare troppo velocemente, non si deve farlo perché incantati dai prodigi da lui compiuti, né si deve farlo perché ci si entusiasma di lui. Lo si potrà fare solo quando, avendo seguito Gesù fino alla fine, lo si vedrà appeso alla croce. (Tratto dal commento al Vangelo della III Domenica del T.O. di Enzo Bianchi).
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