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XIX DOMENICA DEL T.O. – Gesù sa che il Padre gli chiede non solo di dare da mangiare alla gente, ma di dare sé stesso.. perchè noi possiamo avere la vita.

Nella PRIMA LETTURA l’esperienza di scoraggiamento del profeta [ comune a tutti noi ] sfiduciato per la sterilità di un cammino  del quale non vede alcun risultato e pertanto desideroso soltanto di lasciarsi morire  nel deserto, dove morirono i padri. Ma il Signore lo sveglia dal sonno ( simbolo della sua situazione interiore,  lo rialza, lo nutre, obbligandolo a mangiare e a bere tutta l’acqua perché si rafforzi e possa camminare verso il monte di Dio per ascoltare i suoi oracoli.

Nella SECONDA LETTURA l’invito a farci imitatori di Dio, imitazione che scaturisce dal rapporto di filiazione, che noi abbiamo in Gesù.

Essendo amati, se ci lasciamo pervadere dall’amore di Dio, esprimeremo questo amore nella gioia dello Spirito e nelle virtù che conseguono all’intima esultanza di essere figli di Dio.   Il documento dell’amore di Dio è il Cristo che ci ha amato e ha dato se stesso per noi.

Nel VANGELO della Liturgia odierna, Gesù continua a predicare alla gente che ha visto il prodigio della moltiplicazione dei pani. E invita quelle persone a fare un salto di qualità: dopo aver rievocato la manna, con cui Dio aveva sfamato i padri nel lungo cammino attraverso il deserto, ora applica il simbolo del pane a sé stesso. Dice chiaramente: «Io sono il pane della vita» (Gv 6,48).  Che cosa significa pane della vita? Per vivere c’è bisogno di pane. Chi ha fame non chiede cibi raffinati e costosi, chiede pane. Chi è senza lavoro non chiede stipendi enormi, ma il “pane” di un impiego. Gesù si rivela come il pane, cioè l’essenziale, il necessario per la vita di ogni giorno, senza di Lui la cosa non funziona. Non un pane tra tanti altri, ma il pane della vita. In altre parole, noi, senza di Lui, più che vivere, vivacchiamo: perché solo Lui ci nutre l’anima, solo Lui ci perdona da quel male che da soli non riusciamo a superare, solo Lui ci fa sentire amati anche se tutti ci deludono, solo Lui ci dà la forza di amare, solo Lui ci dà la forza di perdonare nelle difficoltà, solo Lui dà al cuore quella pace di cui va in cerca, solo Lui dà la vita per sempre quando la vita quaggiù finisce. E’ il pane essenziale della vita. “Io sono il pane della vita”, dice. Restiamo su questa bella immagine di Gesù. Avrebbe potuto fare un ragionamento, una dimostrazione, ma – lo sappiamo – Gesù parla in parabole, e in questa espressione: “Io sono il pane della vita”, riassume veramente tutto il suo essere e tutta la sua missione. Lo si vedrà pienamente alla fine, nell’Ultima Cena. Gesù sa che il Padre gli chiede non solo di dare da mangiare alla gente, ma di dare sé stesso, di spezzare sé stesso, la propria vita, la propria carne, il proprio cuore perché noi possiamo avere la vita. Queste parole del Signore risvegliano in noi lo stupore per il dono dell’Eucaristia. Nessuno in questo mondo, per quanto ami un’altra persona, può farsi cibo per lei. Dio lo ha fatto, e lo fa, per noi. Rinnoviamo questo stupore. Facciamolo adorando il Pane di vita, perché l’adorazione riempie la vita di stupore.  Nel Vangelo, però, anziché stupirsi, la gente si scandalizza, si strappa le vesti… Anche noi forse ci scandalizziamo: ci farebbe più comodo un Dio che sta in Cielo senza immischiarsi nella nostra vita, mentre noi possiamo gestire le faccende di quaggiù. Invece Dio si è fatto uomo per entrare nella concretezza del mondo, … E tutto della nostra vita gli interessa. Gli possiamo raccontare gli affetti, il lavoro, la giornata, i dolori, le angosce, tante cose. Gli possiamo dire tutto perché Gesù desidera questa intimità con noi. …. ( Papa Francesco)

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