XXXI Domenica del T.O. – Quando gli umani .. si amano come lui li ha amati, nel fare questo vivono già l’amore di Dio.
La PRIMA LETTURA ci indica un cammino che inizia con l’ascolto della Legge del Signore, cui segue l’obbedienza faticosa ai comandamenti che ha come frutto la gioia che è dilatazione dello spirito negli spazi divini dove si è nutriti con il latte e il miele, simboli dei beni spirituali .
Nell’ascolto sperimentiamo il Signore come il nostro Dio e come l’Unico : >> esperienza che è l’inizio e il termine del cammino spirituale.
Dall’unicità di Dio scaturisce l’amore come culmine del cammino iniziato con l’ascolto; cammino che investe l’uomo nella sua totalità [CUORE (sede della conoscenza e dell’interiorità), ANIMA ,( soffio vitale che anima il nostro corpo) FORZE ( quanto circonda l’uomo e lo aiuta per vivere] disegnando così una gradualità che dall’interno procede verso l’esterno].
Nella SECONDA LETTURA la contrapposizione tra l’unico sacerdozio di Cristo legato in modo indissolubile alla sua Persona e il sacerdozio di Aronne, quest’ultimo legato invece alla stirpe e soggetto alla morte.
Cristo invece proprio nella morte ha esercitato la pienezza del suo sacerdozio: egli è il Santo, l’innocente, senza macchia, separato dai peccatori, elevato sopra i cieli. IL suo sacrificio è unico e perfetto rispetto agli antichi sacrifici, infatti la loro imperfezione richiedeva una ripetizione, mentre il sacrificio di Cristo non necessita di alcuna ripetizione in quanto la perfezione non è suscettibile di mutamento. Egli rende presente questo unico e perfetto sacrificio nell’Eucaristia dando a questa le connotazioni di sacrificio senza ripetizione e molteplicità: non nel segno sacramentale è il sacrificio ma nel mistero che in esso si fa presente e si attua in seno all’assemblea.
Diversamente dai testi paralleli di Mt.22,35-40 e di Lc.10, 25-28, nel brano del VANGELO di questa domenica, lo scriba che interroga Gesù su “ qual’ è il primo di tutti i comandamenti” non lo fa con spirito polemico, ma ammirato dalla risposta che Lui aveva dato ai sadducei in merito alla risurrezione.
La risposta di Gesù è tratta direttamente e letteralmente da Levitico 9,18 19,18, dove tale precetto è seminato in mezzo a tutti gli altri senza particolare rilievo: “Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”. ( G. Nicolini )
Amare Dio è, allora, innanzitutto amare l’altro come Dio lo ama …. È indubbio che Gesù stabilisca una precisa gerarchia tra i due precetti, ponendo l’amore per Dio al di sopra di tutto. Nello stesso tempo, però, discerne che amore di Dio e del prossimo sono in stretta connessione tra loro. Non a caso nella versione di Matteo il secondo comandamento è definito simile al primo .. mentre l’evangelista Luca li unisce in un solo grande comandamento: “Amerai il Signore Dio tuo … e il prossimo tuo” .. In altre parole, se è vero che ogni essere umano è creato da Dio a sua immagine .. non è possibile pretendere di amare Dio e, contemporaneamente, disprezzare la sua immagine sulla terra. Infine nel quarto vangelo, quando dà l’ultimo e definitivo comandamento, .., Gesù compie un ulteriore passo avanti: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” (Gv 13,34; 15,12), ossia senza misura, “fino alla fine” (Gv 13,1).
In questa ardita sintesi, Gesù non ha neppure esplicitato la richiesta di amare Dio, perché sapeva bene che quando gli umani .. si amano come lui li ha amati, nel fare questo vivono già l’amore di Dio. ( E. Bianchi)
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