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tirisan

Corso Evangelizzazione e Annuncio

Pro corsoAi Rev.mi Parroci
Carissimo confratello,
abbiamo appena concluso un nuovo anno pastorale ricco di iniziative e di attività nelle nostre singole comunità parrocchiali.
            Tutto l’anno ci siamo lasciati guidare dalle indicazioni del nostro Vescovo “Risvegliare la passione educativa”, cercando di attuare quanto il nostro Pastore ci ha consegnato e suggerito.
            Ora gli uffici diocesani per  l’Annuncio e la Catechesi, per la Caritas, per la Liturgia, per la Musica Sacra e per le Comunicazioni sociali, vogliono continuare il cammino iniziato a settembre scorso, in vista del mandato che il Vescovo ha dato a tutti gli operatori pastorali delle nostre parrocchie.
            Abbiamo seguito innanzitutto la direttiva peculiare ed essenziale della formazione e specificamente della formazione dei formatori, per cui proponiamo il corso che si terrà a S. Guglielmo il prossimo 21, 22 e 23 luglio sul tema della evangelizzazione e dell’annuncio.
             Il corso è rivolto ai diaconi, ai lettori, agli accoliti, ai ministri straordinari della comunione, agli operatori per la Liturgia, ai catechisti, agli operatori caritas parrocchiali e a tutti gli operatori pastorali.
            E’ chiaro che tutto questo scaturisce dall’accoglienza credente e obbediente all’insegnamento di Papa Francesco nel dono della Evangelii Gaudium e ai nuovi Orientamenti per la catechesi “Incontriamo Gesù”che i Vescovi hanno approvato nella Assemblea Ordinaria tenutasi a Roma a maggio scorso.
            Siamo consapevoli della necessità di camminare insieme senza isolamenti o improvvisazioni e pertanto chiediamo a te carissimo confratello Parroco, di sensibilizzare tutti gli operatori pastorali della tua comunità, affinchè partecipino a questo ulteriore momento di formazione e di comunione.
            Ti chiediamo di far presente che il corso è obbligatorio per proiettarsi al nuovo anno pastorale e quindi al mandato che il Vescovo rinnoverà a ottobre prossimo.
Fraterni e affettuosi saluti.
Cefalù, 4 luglio 2014
Per gli Uffici
Don Francesco Lo Bianco
 ____________________________________________
 N. B. Il costo complessivo del corso è di Euro 110 (100 per il soggiorno e 10 per le spese di organizzazione).
Per i pendolari il contributo per il pranzo è di euro 20.
Per ragioni pratiche è necessario far pervenire le prenotazioni entro il 18 luglio solo al seguente numero telefonico: 327-5521448, oppure una mail a donfra68@alice.it.
Si raccomanda ai pendolari di prenotare almeno il giorno prima.

Assemblea Diocesana a Castelbuono: intervento del nostro Vescovo.

manzellaContinua la sfida educativa iniziata con gli Orientamenti Pastorali che ci sono stati consegnati per il decennio 2010­ 2020.  
“Educare alla vita buona del Vangelo” resta l’obiettivo della Chiesa italiana che  continua a chiedersi come possa rispondere in maniera adeguata  all’emergenza educativa che ci interroga con sempre più insistenza.
Nell’ultima Assemblea Generale della CEI tenutasi a Roma dal 19 al 22 maggio scorso, si è delineato il tema che ci guiderà quest’anno con rinnovato slancio per riscoprire la forza missionaria del Vangelo all’interno di un mondo in profondo e rapido cambiamento.
I Vescovi italiani ci siamo impegnati a muoverci e a operare in sintonia sul tema: “Educazione cristiana e missionarietà alla luce dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium”. L’Esortazione Apostolica di Papa Francesco è in sintonia con la forza missionaria scaturita dal Grande Giubileo del 2000. ….
( Per continuare a leggere, aprire, o scaricare l’intero testo >>> click sull’icona PDF )

Papa Francesco in Calabria – Considerazioni di Enzo Bianchi.

Papa Francesco Calabria( Da ” La Repubblica” del 08 Luglio 2014 )
Le parole hanno il peso che ciascuno è disposto a dare loro.
È questo il dato che accomuna i due eventi suscitati dalle parole di scomunica pronunciate da papa Francesco in Calabria contro i mafiosi.
Da un lato un gruppo di detenuti per reati di mafia sospende la propria partecipazione alla messa nella cappella del carcere, dall’altra una processione con la statua della Madonna si ferma per onorare un boss agli arresti domiciliari.
La prima evidenza che emerge è che Papa Francesco assapora ancora una volta il fraintendimento delle sue parole e delle sue intenzioni. L’abbiamo già scritto più volte: non può essere diversamente perché, se hanno potuto pervertire le parole di Gesù, come potranno non farlo anche con quelle del successore di Pietro?
In verità, anche se il Codice di diritto canonico non la prevede esplicitamente, l’episcopato siciliano ha ricordato la pena della scomunica ai mafiosi già nel 1944, l’ha reiterata nel 1955 e ancora nel 1982. Resta tuttavia vero che papa Francesco nella Calabria infestata dalla n’drangheta e dalla mafia ha gridato in modo esplicito nella piana di Sibari: “i mafiosi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati!”. Ha cioè ribadito con vigore una verità semplice e reale per chi si professa cristiano e aderisce al vangelo di Gesù Cristo.
Non ha firmato uno specifico decreto di scomunica per i mafiosi, ma ha minacciato con linguaggio profetico quanti appartengono alla mafia, un’associazione criminale che uccide nemici e innocenti, fino a organizzare stragi: una denuncia della loro situazione notoria e ostinata nel perseverare nel delitto e un avvertimento sull’inevitabile conseguenza di essere separati da Dio e fuori dalla comunione ecclesiale. Papa Francesco non si sostituisce al giudizio definitivo di Dio su ogni singola persona, ma ricorda che ciascuno sarà giudicato in base al proprio operato: non è Gesù Cristo che condanna, ma ognuno si condanna da se stesso e il giudizio ricade su ogni azione e ogni pensiero già oggi.
Il magistrato calabrese Nicola Gratteri aveva lanciato un allarme circa le possibili reazioni della n’drangheta anche nei confronti del papa, e Francesco le conosce bene, ma non per questo può venir meno al compito apostolico di “insistere al momento opportuno e inopportuno, di ammonire, rimproverare” (2 Timoteo 4,1-2). Papa Francesco e con lui la chiesa non può tacere perché ne verrebbe il pervertimento della fede e dell’appartenenza alla chiesa. Non si può beatificare chi ha lottato contro la mafia e poi restare silenti, non vedere, lasciare spazio a collusioni indegne del vangelo. Allora, com’è possibile che una processione, se è espressione di “pietà popolare” cristiana, diventi uno strumento di culto idolatrico e si lasci pervertire in una prosternazione davanti a chi si è macchiato di sangue?
La dura reazione di condanna del vescovo di Oppido Mamertina e di altri vescovi calabresi è segno che dalla strada stracciata con forza dal papa non si ha intenzione di recedere. L’interpretazione prevalente dell’altro gesto di reazione alle parole di papa Francesco – l’astensione dalla messa da parte di alcuni detenuti a Larino – fornita da quanti, dentro e fuori la chiesa, meglio conoscono il mondo criminale mafioso è quella della sfida lanciata al monito del papa, del messaggio in codice inviato all’esterno per riaffermare la propria appartenenza alle cosche. In questo caso quindi le parole del papa non sarebbero state fraintese, anzi, sarebbero state accolte come un attacco da respingere, cui contrapporre una rinnovata dichiarazione di fedeltà al patto mafioso.
Sarebbe comunque importante poter conoscere anche il contenuto del confronto avvenuto tra il cappellano e i detenuti, e tra questi ultimi e il vescovo che si è poi recato di persona in carcere a celebrare la messa. Certo non possiamo escludere che qualcuno dei detenuti abbia davvero colto nelle parole del papa il pressante invito a cambiare vita, ma purtroppo tutto lascia pensare che il monito di papa Francesco non sia stato preso per quello che è in verità: un richiamo all’autentica qualità di cristiano e alla coerenza tra fede professata e atti compiuti, un appello evangelico alla conversione, un annuncio della misericordia del Signore verso chi si pente.
Resta l’impressione che gli interventi di papa Francesco paiano eccessivi anche a molti che pubblicamente fingono di apprezzarli: in un’Italia in cui l’illegalità trova sempre giustificazioni, in cui le dichiarazioni forti si fanno solo per dare autorevolezza a promesse false e a menzogne, in un’Italia in cui “tutto si aggiusta”, le parole del papa possono essere considerate poco meditate o pronunciate a caldo. Ma la loro franchezza resta come monito etico anche per la società civile, e le reazioni che hanno suscitato lo confermano.

XIV Domenica del T.O. – La via evangelica è quella della partecipazione alla sofferenza degli umili.

Venite a me  oppressi…Per poter entrare nella conoscenza del mistero di Dio vale più una reale, pratica partecipazione alla tribolazione degli esclusi che non anni di studio teologico.
 Se voi passate un’ora sola ad addossarvi la disperazione di un disperato, voi siete già entrati nel mistero di Dio la cui conoscenza non è di tipo concettuale, ma vitale.
Se io riesco a sopportare una situazione penosa, ad essere non già uno che fa le opere buone per sentirsi buono ma uno che cerca di capire le ragioni di una sofferenza, di una disperazione, allora io entro nel mistero del Regno di Dio e intanto comincio a capire che questo mondo è un mondo intollerabile.
I veri preamboli della fede non sono di tipo intellettuale, come insegnavano a me.   I preamboli erano questi: che Dio esiste, che l’uomo è libero (c’è il libero arbitrio) e che l’anima è immortale.  Partendo da essi si arriva a dimostrare che Cristo è Dio.
 È una via intellettualistica maliziosa, perché evidentemente ci sono uomini semplici che non possono sapere che cos’è l’induzione e la deduzione.
Chi possiede questi strumenti logici si accaparra perfino la conoscenza di Dio.
Non è questa la via evangelica.
 La via evangelica è quella della partecipazione alla sofferenza degli umili.
  Il passare del tempo con la gente tribolata è conoscenza di Dio.
Capire che in questo mondo le persone più delicate, più pure, sono le più perseguitate, le più reiette, e i mascalzoni hanno successo, è un primo passo, il primo preambolo per conoscere Dio.
Se noi ci mettiamo di fronte a Dio con tutte le riserve che vengono dalla cultura filosofica restiamo dentro uno schema intellettuale che non ci consente di entrare nel mistero di Dio.
Anche le ricerche razionali hanno valore, purché non siano legate alla pregiudiziale intellettualistica che squalifica il rapporto con l’uomo.
 Vale più amare sul serio i tribolati e gli oppressi che non studiare.
Un oppresso o anche semplicemente un sofferente ha qualcosa da insegnarci: anche se è un ateo può parlare del Regno di Dio senza che se ne accorga.
 Mi premeva illustrare questa prassi della conoscenza di Dio soprattutto a chi si dibatte con più sofferenza dentro la crisi del dubbio.
 La crisi del dubbio potrebbe essere un dono del Signore: potrebbe essere il passaggio da un certo modo – intellettualistico, nozionistico, astratto e, tutto sommato, complice dei poteri di questo mondo – a un nuovo modo di essere cristiani.
 Perfino l’ateismo potrebbe essere una notte oscura attraverso cui si passa per una diversa conoscenza di Dio.
 L’altra linea critica contro il «dominio della carne» riguarda coloro che mettono il giogo delle legge sulle spalle altrui fino a schiacciarli e si credono onesti.
  Il Signore ha sempre esaltato gli umili anche se peccatori e contro i tutori dell’ordine morale ha detto parole dure: le prostitute, i pubblicani li giudicheranno nel Regno di Dio.
 E così Egli toglieva di mano ai responsabili dell’ordine morale gli strumenti della loro egemonia.
 Stiamo attenti a non reintrodurre nella nostra coscienza dei criteri di giudizio che non vengono dal Vangelo ma dalla morale delle classi dominanti.
Dobbiamo rimettere nel crogiuolo di una fede maturata sul Vangelo tutte le ricchezze della morale che abbiamo appreso, non per cadere nel lassismo morale ma per reimparare la perfetta identità tra norma morale e amore.
Anche qui, la via della rigenerazione passa attraverso la partecipazione alla vita di coloro che portano i pesi del giogo della legge.
Se in un ambiente per bene si parla delle prostitute, si fa presto a contare su un ribrezzo immediato.
Ma se poi parlate con una prostituta cominciate a dubitare dell’onestà delle donne per bene.
Se voi parlate della virtù fra gente virtuosa, avrete del vizio – che non vi riguarda, riguarda gli altri – una rappresentazione repellente. Ma se per caso andate fra le così dette persone viziose e ascoltate la loro storia, allora entrerà in voi una confusione, uno smarrimento, certo pericoloso, ma capace di introdurvi nella convinzione che quel che conta è davvero l’amore”. (Ernesto Balducci da “Il mandorlo e il fuoco” vol 1 – anno A)
 

I concili nei secoli
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I° CONCILIO DI NICEA



I° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



I° CONCILIO DI EFESO



I° CONCILIO DI CALCEDONIA



II° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



III° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



II° CONCILIO DI NICEA



IV° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



LETTERA A DIOGNETO


I° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



IV° CONCILIO LATERANENSE



I° CONCILIO DI LIONE



II° CONCILIO DI LIONE



CONCILIO DI VIENNA



CONCILIO DI COSTANZA



CONCILIO DI BASILEA



V CONCILIO LATERANENSE


CONCILIO DI TRENTO



CONCILIO VATICANO I°

Incontri sulla Dei Verbum
Incontri sulla “ DEI VERBUM” Comunità Itria dal 26 Novembre 2018. Per accedervi click sull’icona che scorre di seguito .
Introduzione alla lectio divina
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