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tirisan

II Domenica di Quaresima: Sul monte Gesù non parla, si trasfigura e la Bellezza di Dio si offre ai discepoli.

trasfigurazione mGli apostoli che Gesù invita a salire con sé sul monte, sei giorni dopo l’annuncio di una prossima misteriosa manifestazione del Figlio dell’uomo (cf. Mt 17,1), portavano con sé le domande sempre più gravi che venivano emergendo nel loro cuore.
Stando con Gesù e imparando a confrontare la loro precedente visione della vita e della storia con quanto egli veniva operando e insegnando, si chiedevano: in che modo questo Maestro, che esercita un così grande fascino, corrisponde alle promesse di Dio per la salvezza del suo popolo? come può un uomo così buono e mite mettere ordine in un mondo così cattivo? e che cosa significa il destino di sconfitta e di morte di cui ci sta parlando? (cf. Mt 16,21-23).
 Sono le domande che noi cristiani sentiamo riemergere alla fine di questo secolo e di questo millennio: come può la mite bellezza del Crocifisso risorto portare salvezza a questa umanità cinica e crudele?  ….
Siamo dunque saliti sul monte in compagnia dei tre discepoli accanto a Gesù, portando con noi le loro e le nostre domande. Che cosa ci risponderà ora il Signore? In realtà, sul monte Gesù non ci parla: si trasfigura! ….
 Il monte è nella Bibbia il luogo della rivelazione, novello Sinai dove Dio parla al Suo popolo.
Gesù è la Legge in persona, la Torah fatta carne, che si manifesta nello splendore della luce divina: è la Verità vivente, attestata dai due testimoni per eccellenza, Mosè ed Elia, figure della Legge e dei Profeti.
Questa esperienza appare ai discepoli non solo vera e buona, ma anche bella: è il fascino della Verità e del Bene, è la bellezza di Dio che si offre a loro. Tale Bellezza è collegata nel racconto alla misteriosa rivelazione della Trinità: “Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: ‘Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!’” . La nube e l’ombra sono figura dello Spirito di Dio. La voce è quella del Padre e Gesù è indicato come il Figlio, l’Amato: è dunque la Trinità che si sta comunicando ai discepoli.
Nel racconto di Luca viene indicato espressamente dove la piena rivelazione della Trinità si compirà: nell’evento pasquale. “Parlavano della sua dipartita, che avrebbe portato a compimento in Gerusalemme” (Lc 9,31). Negli altri sinottici l’allusione a tale evento avviene al momento della discesa: “Mentre scendevano dal monte, (Gesù) ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: ‘Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?’. Egli rispose loro: ‘Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato’” (Mt 17, 9-12).
 La morte e resurrezione del Figlio dell’uomo sono dunque il luogo in cui la Trinità si rivela definitivamente al mondo come amore che salva: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,10).
 La Trasfigurazione ci consente allora di riconoscere nella rivelazione della Trinità la rivelazione della “gloria”, e rinvia al pieno compimento di tale rivelazione nella suprema consegna dell’amore che si realizza sulla Croce. E’ lì che “il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 44,3) si offre – nel segno paradossale del contrario – come “uomo dei dolori… davanti al quale ci si copre la faccia” (Is 53,3). La Bellezza è l’Amore crocifisso, rivelazione del cuore divino che ama: del Padre, sorgente di ogni dono, del Figlio, consegnato alla morte per amore nostro, dello Spirito che unisce Padre e Figlio e viene effuso sugli uomini per condurre i lontani da Dio negli abissi della carità divina.
 Accompagniamo allora i discepoli nel cammino che Gesù sul monte ha loro mostrato: contempliamo con loro la gloria di Dio, la divina bellezza nella Croce e Resurrezione del Figlio dell’Uomo, dal Venerdì santo – ora delle tenebre in cui la Bellezza è crocifissa – fino allo splendore del giorno di Pasqua. Vorrei che questo cammino non si limitasse a una successione di richiami biblici, ma rappresentasse come un percorso di fuoco, in cui inoltrarsi con decisione personale e insieme con timore e tremore, lasciandosi bruciare dalla fiamma di Dio. ( Carlo Maria Martini )
 

Ritiro di Quaresima a Lascari

locandina ritiro di quaresima mCarissimi,
con il solenne rito dell’imposizione delle ceneri abbiamo iniziato il tempo forte della Quaresima. Papa Francesco nel messaggio inviato alla Chiesa intera ci esorta a riflettere sul tema della povertà:
La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio.
La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria.
È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza…Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle.
Invitiamo pertanto i giovanissimi, i giovani e le famiglie a partecipare numerosi al ritiro di Quaresima che faremo a Lascari domenica 23 Marzo 2014.
Il nostro vescovo presiederà la Celebrazione Eucaristica e parteciperà al nostro incontro per stimolarci a vivere la fraternità e l’amore vicendevole. La presenza e la testimonianza di don Vincenzo Sorce, presbitero della Diocesi di Caltanissetta e fondatore dell’Associazione Casa Famiglia “Rosetta” sarà per tutti monito per un impegno concreto e fattivo a favore delle nuove povertà.
Invitiamo i responsabili dei gruppi giovani e famiglie e i parroci a comunicare entro mercoledì 19 marzo 2014 le adesioni inviando una mail ai seguenti indirizzi di posta elettronica: pgcefalu@gmail.com; pastoralefamiglia@yahoo.it; licctheo@libero.it.
Nell’attesa di incontrarci, Vi salutiamo affettuosamente.

don Calogero Cerami Direttore del Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile
don Domenico Sausa Delegato Vescovile per la Pastorale Familiare
Martin e Maria Milone Direttori dell’Ufficio per la Pastorale Familiare
don Giuseppe Licciardi Direttore del Centro Diocesano Vocazioni

I Domenica di Quaresima: Gesù e le seduzioni di Satana .

desLa prima domenica di quaresima si apre con il vangelo di Matteo che presenta le tentazioni del Cristo.
… Quello che adesso leggeremo non è un episodio dell’esistenza di Gesù, ma l’evangelista vuol farci comprendere che in tutta la vita Gesù fu sottoposto a queste tentazioni, o a queste seduzioni.
“Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo”.
Con il termine “allora”, l’evangelista allaccia questo episodio a quello che lo precede, il battesimo di Gesù, quando Gesù ha ricevuto lo Spirito del Padre, il Padre lo riconosce come suo figlio perché Gesù manifesta il suo desiderio, il suo impegno di renderlo presente come amore per l’umanità. Conseguenza di questo impegno di Gesù, lo Spirito conduce Gesù nel deserto.
 Il termine “deserto” richiama almeno tre cose:

  1.     l’esodo, la liberazione del popolo dalla schiavitù egiziana
  2.     Durante questo esodo ci fu un periodo di tentazioni e prove alle quali Dio sottopose il suo popolo.
  3.     il deserto era anche il luogo dove si radunavano tutti quelli che volevano conquistare il potere, con delle sommosse, con delle rivolte.

 “Per essere tentato dal diavolo”. …   Il termine “tentazione” ha una connotazione negativa; in realtà il diavolo – come vedremo – non tenta Gesù affinché compia qualcosa di negativo o azioni peccaminose. Nulla di tutto questo.  Il diavolo non si presenta come un nemico, come un rivale di Gesù, ma come un suo alleato che lo vuole aiutare nella realizzazione del suo programma. Pertanto, più che di tentazioni, dovremmo parlare di seduzioni del diavolo.
 “Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei il figlio di Dio»”.
 Il tentatore non mette in dubbio la figliolanza divina di Gesù, che nel battesimo è stata confermata dalla voce del Padre che ha detto: “Tu sei mio figlio”, questa espressione del tentatore “Se tu sei il figlio di Dio”, quindi non è un dubbio, ma significa “giacché sei figlio di Dio” usa le tue capacità a tuo vantaggio.
Infatti, «Dì che queste pietre diventino pane»”.   La prima tentazione è usare le proprie capacità per il proprio vantaggio.  Ma Gesù non userà le proprie capacità a proprio vantaggio, ma per il vantaggio degli altri. Sarà Gesù che si farà lui pane per gli altri. ..
 Allora il diavolo lo portò nella città santa”, cioè Gerusalemme, “lo pose sul punto più alto del tempio”.
Perché questo particolare? Perché in un apocrifo, il IV Libro di Ezra, si pensava che il messia, che nessuno conosceva, si sarebbe manifestato improvvisamente apparendo nel punto più alto del tempio, nel pinnacolo. Quindi è l’aspettativa del popolo.
 Allora il diavolo, che si mostra come aiutante di Gesù, dice “Fai quello che il popolo s’attende, fai quello che il popolo desidera, anzi dagli un tocco di più”.
E gli dice per la seconda volta: «Se tu sei figlio di Dio»”, cioè “giacché sei figlio di Dio”, “«Gettati giù»”, cioè mostrati come la gente aspetta nel punto più alto del tempio, ma dai un tocco di forza straordinario che faccia comprendere che tu sei veramente il figlio di Dio. “Gettati giù”, e poi il diavolo cita il salmo.
 … Questa tentazione la ritroveremo poi in bocca ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani, al momento della crocifissione di Gesù “Se sei il figlio di Dio”, giacché sei il figlio di Dio, “scendi dalla croce”, cioè manifesta un Dio di potere.  
 La terza tentazione è diversa dalle altre, che  sono stati precedute dall’affermazione “Giacché sei il figlio di Dio”, se sei il figlio di Dio, … per questa il diavolo non mette in ballo il fatto della figliolanza divina perché è una tentazione che è adatta ad ogni uomo.
Allora Questa volta il diavolo lo portò sopra un monte altissimo”.
Perché il monte altissimo?
Nell’antichità il monte era il luogo della residenza degli dei e indicava la condizione divina. Quindi il diavolo offre a Gesù di possedere la condizione divina.  Va ricordato che, a quell’epoca, tutti quelli che detenevano un potere, avevano la condizione divina. [ Il faraone era un Dio, l’imperatore era figlio di Dio.]
Quindi tutti coloro che detenevano il potere avevano la condizione divina e il diavolo offre a Gesù la condizione divina. Come?
Gli mostrò tutti i regni e la loro gloria”, cioè la loro ricchezza, “e gli disse: «Tutte queste cose ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai»”. Cioè il diavolo propone a Gesù la condizione divina adorando il potere per dominare il mondo.  ( A Maggi )

 ***

Quando Gesù ha dinanzi a sé, nella visione del Vangelo, tutti i regni e la loro gloria, e si rifiuta di adorare Satana, Satana scopre le carte.
Prima Satana fa da rabbino, cita la Bibbia, si veste di panni religiosi che sono i panni prediletti del diavolo. Ma qui si scopre. Egli chiede di essere adorato.
Questa adorazione del principe del potere: ecco il peccato umano. Perché quando diciamo «potere» non alludiamo solo a quella sua espressione eminente che è il potere politico, ma al potere in tutti i gradi e in tutte le forme, che è la pretesa dell’uomo di ridurre l’altra persona a strumento di sé per la propria affermazione.
 Non sarebbe giusto se ora pensassimo solo ai grandi e ai potenti che fan la storia, perché lo stesso modulo si ripete perfino dentro l’ambito di una famiglia, perfino nei rapporti tra due amici, perfino nel rapporto con me stesso, nel momento in cui io delibero la distinzione tra il bene e il male, secondo un impulso soggettivo che è appunto già il progetto di affermare me stesso, creandomi perfino lo spazio della liceità, stabilendo che quel che voglio fare è bene. In quel momento io rompo la mia sudditanza di fede alla Parola del Signore e mi costituisco come Dio in questo mondo.
 Ecco il peccato.
Ora, la vita di Gesù di Nazareth – e questo è il suo mistero – si è svolta precisamente in antitesi alle scelte che invece per noi sono fatto quotidiano.  Ecco la sua diversità.
Ma ecco anche la ragione per cui il peccato ha compiuto la sua più alta epopea: quella di mettere Gesù Cristo nella schiera dei peccatori.
Lo abbiamo messo accanto ai potenti; abbiamo parlato di prìncipi cristiani, di re cattolici, abbiamo messo la sua croce sulle corone. Abbiamo eliminato l’alternativa. Ecco il peccato che si compie dentro il Tempio.
Questa diversità del Cristo, ora riconosciuta, ci fa anche capire che significa convertirsi: non già diventare da uomini qualcos’altro, ma diventare uomini diversi, volere una umanità costruita secondo questa diversità, e giudicare l’umanità esistente secondo queste misure che sono misure evangeliche, le quali, poi, non possono che richiedere un abbattimento delle meccaniche del potere, e l’esaltazione di coloro che sono, sotto il potere, schiacciati e oppressi.
La battaglia cristiana, se posso usare questa parola, non è da compiersi all’interno delle logiche che governano la politica e la cultura, le quali sono rispettabili nel loro ambito relativo, ma tutte sottoposte a questo giudizio.
Questa scelta invece non è giudicabile da nessuna cultura, perché essa sta alla radice, sta prima della storia, per così dire. Gli scrittori sacri amavano raccontarla mettendo questo conflitto alle origini del mondo per dire che sta alle radici.
E noi ci convertiamo nella misura in cui riusciamo a liberarci dalla schiavitù molteplice di Satana e ad affermare la nostra obbedienza a questa diversità che Gesù Cristo ha espresso con la sua vita, con la sua morte e con la sua Parola. (Ernesto Balducci – da: “Il mandorlo e il fuoco” – vol. 1 – Anno A)

***

… il deserto è il luogo privilegiato dell’incontro:  nel deserto Gesù è tentato; nel deserto lo sposo va a recuperare la sua sposa  che si era persa  … la ripulisce …e la fa risplendere …   Nel deserto ci si può perdere e morire  … ma ci si può fortificare  solo se si accoglie l’amato, abbandonandosi completamente a Lui   …  alla sua volontà  … al suo progetto, che a differenza del nostro, è un progetto d’amore …..  E lui nel deserto non ci lascia soli  .. perché anche Lui ha sperimentato l’abbandono più totale dagli uomini e  e dal Padre morendo per tiraci fuoridalla schiavitù del peccato … Sì Lui è morto per recuperare in noi il divino che avevamo perso.   

 
 

9 Marzo: preghiamo per l'Ucraina.

ucraina mLa Quaresima è tempo di preghiera, di una preghiera più intensa, più prolungata, più assidua, più capace di farsi carico delle necessità dei fratelli”, ha ricordato il Santo Padre nella celebrazione delle ceneri che mercoledì ha aperto la Quaresima; è tempo di una “preghiera di intercessione, per intercedere davanti a Dio per tante situazioni di povertà e di sofferenza”.
In questo spirito  la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana chiede che in tutte le chiese domenica 9 marzo ci sia un’intenzione di preghiera per la pace in Ucraina. A fronte di una situazione fattasi estremamente delicata, i Vescovi italiani fanno proprio inoltre l’auspicio espresso all’Angelus domenica scorsa dallo stesso Papa Francesco, affinché le diverse componenti di quel Paese sappiano adoperarsi per il superamento delle incomprensioni e per costruire insieme il futuro della Nazione. Nel contempo, chiedono alla comunità internazionale di sostenere ogni iniziativa che sia in favore del dialogo e della concordia.
La preghiera a cui invita la CEI vuol essere anche un segno tangibile di vicinanza alla numerosa comunità di ucraini residenti in Italia, comprensibilmente preoccupata per la sorte di familiari che vivono in Ucraina.
Intanto si è costituito anche un gruppo di lavoro che vede coinvolte diverse Caritas nazionali europee, inclusa Caritas Italiana, che da anni sono impegnate sul territorio con programmi di sostegno alla popolazione ucraina.
 
Roma, 7 marzo 2014
 
 
La preghiera per la pace in Ucraina potrà trovare opportuno contesto nella celebrazione dell’Eucaristia della I Domenica di Quaresima con un richiamo nella monizione iniziale e con una intenzione nella Preghiera universale.
 
Monizione iniziale
Il tempo di Quaresima, a cui abbiamo dato inizio con il Mercoledì delle Ceneri, è segnato oggi dalla prima Domenica, che ci porta a celebrare il dramma del peccato in Adamo e il dono della grazia in Cristo.
Non possiamo vivere questa celebrazione senza presentare a Dio, insieme alle nostre preoccupazioni, la situazione drammatica stanno vivendo le popolazioni dell’Ucraina.
Partecipi e solidali, chiediamo per noi e per tutti la misericordia del Signore.
 
Preghiera dei fedeli
La Parola di Dio che abbiamo ascoltato
ispiri le nostre invocazioni,
perché siano espressione di una fiducia e di un amore
che superano i confini, e accendano in noi la speranza
di una convivenza concorde tra i popoli.
Preghiamo  insieme [cantando]: Kyrie, eleison, [o: Ascoltaci, Signore].
 
–         Il Signore Gesù è uscito vincitore dalle tentazioni più radicali e insidiose: perché i responsabili delle nazioni sappiano liberarsi dalla prepotenza, dall’orgoglio e dall’avidità di potere, per il bene del loro popolo, supplichiamo il Signore. R.
Oppure:
–         Il Signore Gesù, con la sua obbedienza al Padre, ha offerto a tutti la grazia di diventare uomini nuovi: perché una pace autentica restituisca al popolo ucraino la gioia di un rinnovato vivere fraterno, supplichiamo il Signore. R.
 

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CONCILIO DI TRENTO



CONCILIO VATICANO I°

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Incontri sulla “ DEI VERBUM” Comunità Itria dal 26 Novembre 2018. Per accedervi click sull’icona che scorre di seguito .
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