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tirisan

IV Domenica di Avvento – Visitazione: icona di un comunicare umano e riuscito.

visita-maria-elisabettaLa storia della salvezza è presentata so­vente nella Bibbia come una successione di “visite ” di Jahve al suo popolo …..
La visita nel linguaggio biblico è la visita di Dio al suo popolo e il mistero della visitazione va inquadrato in questo più ampio mistero, per Luca infatti la visita di Maria a Elisabetta è il prodromo della visita che il Signore fa al suo popolo per la mediazione di Maria.
 Come diceva il Cardinale Carlo Maria Martini il mistero della Visitazione permette al credente d’oggi di approfondire un aspetto importante della vita di fede: la ricerca della volontà di Dio nelle relazioni e negli incontri quotidiani.
 Nell’incontro tra Maria ed Elisabetta sono presenti tutte le caratteristiche di una relazione profonda e autentica fondata su Dio, soprattutto la reciprocità (si comprende, si è compresi , si discerne la volontà di Dio, si comunica).
E’ un comunicare che si manifesta anzitutto nel mistero della voce, comunicativa di gioia, vibrante e modulata così da far trasalire chi l’ascolta (“Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio seno”: Lc 1, 44).
Attenzione reciproca e concretezza sono alla base della comunicazione dialogica tra Maria e Elisabetta.
E’ un incontro nel gesto e nella parola che esprime la sovrabbondanza del cuore, la gratitudine e la gratuità.
 Maria si sente capita a fondo, sente che il suo segreto, che non aveva osato dire a nessuno e che non sapeva come esprimere senza timore di essere tacciata di follia, è stato capito, accolto, stimato, apprezzato
 La tenerezza di questo incontro è figura di un comunicare umano e riuscito. ( B. Forte )
 L’incontro fra Maria ed Elisabetta è modello di relazione pastoraleLa radice del verbo greco “visitare”  (episképtomai) si trova anche nel termine vescovo (epískopos).
 La relazione pastorale, fondata sulla ricerca della volontà di Dio e sulla presenza di Dio nel proprio cuore è mossa dalla carità e apporta gioia; per questo motivo è costruttiva e consolante, in quanto mostra come nelle pieghe della quotidianità si nasconde la salvezza.
 Gli esegeti hanno notato che Luca, narrandoci l’episodio della visita di Maria a Elisabetta, si è ispirato ad un testo dell’Antico Testamento che ci descrive il cammino dell’arca dell’alleanza verso il Tempio di Gerusalemme (2 Sam. 6, 1-13).
L’arca in cui abita Jahvé è trasportata alla volta di Gerusalemme.
Davide, al suo passaggio, danza e salta di gioia.
Prima che l’arca giunga da Obed-Edom nelle montagne della Palestina, Davide esclama: « Com’è possibile che l’arca del Signore venga verso di me? ».
Il raffronto con la scena della Visitazione è sorprendente.
Le parole sono le stesse.
Qui, come là, si parla delle montagne della Palestina.
Come Davide salta (skirtai) davanti all’arca, Giovanni salta (skirtai) davanti a Maria; e le parole ,di saluto che Elisabetta rivolge a Maria sono le stesse con le quali Davide saluta l’arca.
È facile scorgere la profondità teologale che questo collegamento fatto da Luca fra i due episodi, conferisce alla Visitazione.
Quello che era l’arca nell’Antica Alleanza, il luogo dove Jahvé abitava in mezzo al suo popolo, lo è Maria nella Nuova Alleanza poiché in Lei ha preso dimora il Verbo.
L’episodio della Visitazione è così quasi sottratto all’aneddoto ed acquista la sua dimensione divina.
Questo stesso movimento della Storia sacra continua. Lo stesso Dio è in cammino attraverso la Storia «operando meraviglie» e suscitando la gioia messianica.
Ma se vi è in tal modo un’analogia fra l’Antico ed il Nuovo Testamento, fra la presenza di Dio nel tabernacolo e la presenza di Dio in Maria, essa non deve nasconderci l’abisso che separa i due momenti.
La presenza nell’arca appartiene ancora all’ordine dei simboli.
La presenza in Maria è già nell’ordine del compimento.
Ed è qui che appare il carattere unico dell’ordine di Giovanni poiché è pur vero che egli appartiene ancora all’Antica Alleanza ed al tempo delle preparazioni e delle prefigurazioni. E tuttavia, quando Maria visita Elisabetta, le promesse sono state adempiute e Dio ha visitato il sua popola.
È già il Verbo incarnato che, presente Maria, fa balzare di gioia Giovanni come un novello Davide, nel seno di sua madre. La Visitazione e la santificazione di Giovanni sono le prime manifestazioni dell’Incarnazione. È già opera del Verbo; sono già le prime manifestazioni della Grazia. (JEAN DANIÉLOU )
 

Pastore e Amministratori locali insieme per superare il difficile momento storico.

manzella_cefaluSono stati numerosi i sindaci presenti venerdì 14 dicembre in episcopio all’incontro voluto dal Vescovo di Cefalù, Mons. Vincenzo Manzella e curato da don Calogero Falcone, Direttore dell’Ufficio della Pastorale Sociale.
Il Vescovo ha subito esternato la sua gioia e il desiderio pastorale di attenzionare anche il mondo della politica inteso come servizio di carità alla comunità.
L’incontro si è svolto in un clima di grande semplicità.
Pastore e amministratori locali si sono ritrovati insieme, uniti dal comune desiderio del dialogo, con un unico obiettivo: superare il difficile momento storico che stiamo attraversando.
Il Presule, a tal proposito, ha affermato:«Io non mi sento dissociato dalle vostre problematiche perché insieme serviamo lo stesso territorio con ruoli diversi, differenti angolature e interessi. Si va alla ricerca di vie da percorrere insieme».
Poi con tono deciso ha proseguito l’intervento con nette puntualizzazioni: «La Chiesa non deve fare politica, non deve sostituirsi a nessun sindaco. Deve formare, offrire contenuti di riflessione».
Mons. Manzella, Vescovo delegato per le Chiese di Sicilia per i problemi sociali e il lavoro, ha voluto anche sottolineare il delicato servizio pastorale dei Vescovi dell’isola che nei loro incontri si interrogano non solo sulle vicende ecclesiali ma anche sociali.
A tal proposito, ha presentato agli amministratori della Chiesa Cefaludense il documento pubblicato il 09 ottobre 2012 dalla Conferenza Episcopale Siciliana Amate la giustizia voi che governate sulla terra.
Nato per dare un contributo di riflessione sull’attuale situazione sociale e politica, «Il documento -precisa Mons. Manzella- non è un trattato di sociologia né di politica. Dai vostri vescovi non sentirete mai dire per chi votare. Niente politica partitica. Va votato chi pratica la giustizia. Occorre guardare l’uomo, non la tessera, l’etichetta».
L’attenzione del Vescovo poi si è concentrata sulla crisi attuale dei valori e sul dialogo che bisogna costruire attorno ad essi.
 «Ci sono valori umani non negoziabili. Valori che non partono necessariamente dalla fede: giustizia, onestà, correttezza, trasparenza».
Il Pastore ha anche esposto un ventaglio di possibili proposte da valutare e condividere per il bene e la crescita di politici e cittadini.
Ha dato notizia di un corso di formazione politica tenuto dalla Pontificia Università Lateranense a Roma.
Ha ipotizzato alcuni incontri formativi rivolti agli attuali amministratori e ai giovani che intendono spendersi per il bene comune.
Si è reso disponibile ad offrire il suo contributo per l’eventuale creazione di una scuola di formazione politica che miri a far emergere la politica come valore e come servizio.
L’ultimo segmento dell’incontro ha evidenziato la presenza attenta e viva della Chiesa cefaludense nel territorio con i suoi problemi.
Al momento attuale la Caritas diocesana e l’ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro portano avanti alcuni progetti: Microcredito, Diocesi in Rete e Policoro. I primi due, in collaborazione con la Regione Siciliana, sono finalizzati a dare sostegno economico-sociale alle famiglie siciliane, anche al fine di contrastare il fenomeno dell’usura.
Il progetto Policoro, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, per i giovani che vogliono intraprendere e costituire nuove attività lavorative.
A conclusione, i vari sindaci prendendo la parola, hanno espresso gratitudine al Vescovo per l’iniziativa. Inoltre, unanime è stata la disponibilità alla programmazione di incontri da tenersi a breve termine.
L’occasione è stata propizia per lo scambio degli auguri natalizi.
Mons. Manzella ha voluto porgerli servendosi di una metafora:«Un fiammifero nel buio più pesto del mondo diventa luce, punto di riferimento». Un augurio di Speranza. Un invito chiaro a investire sull’intelligenza, sul cuore e sulla fede degli uomini.

III Domenica di avvento: vivere il vangelo nella concretezza della storia.

Baptista predL’invito di Giovanni Battista alla conversione viene accolto dal popolo, ad eccezione dei rappresentanti dell’istituzione religiosa.
Al suo battesimo accorrono le folle e accorrono addirittura i pubblicani, i soldati, ma sono assenti scribi, sacerdoti e farisei. ….
Le folle che invece accolgono l’invito di Giovanni Lo interrogavano chiedendo: “Che cosa dobbiamo fare?” …. Nelle risposte di Giovanni Battista non c’è nulla che riguardi la religione, nulla che riguardi il culto. Non dice “andate di più al tempio, portate delle offerte, pregate di più”, ma suggerisce atteggiamenti di giustizia, di solidarietà, di condivisione nei confronti dell’uomo. ( A. Maggi)
 Che volete che significhi il battesimo?
Anch’esso è diventato un rito sterile, inutile in cui le buone famiglie si assicurano che anche i figli siano garantiti per la vita eterna.
Ma un battesimo di fuoco è un battesimo che brucia, come il fuoco nelle stoppie.
Il battesimo di fuoco ci rende impazienti, ci rende incapaci di stare zitti; il battesimo di fuoco ci rende appassionati nella denuncia delle ingiustizie e pone questa passione al di sopra di ogni altra preoccupazione, anche dell’obbedienza, della docilità.
 Questa passione sta prima di tutto.
 È al Regno di Dio che l’uomo aspira: questa è la certezza che, a volte , mi riconduce – come per una specie di reazione dinanzi alla realtà storica – all’intimità del Vangelo come germe vivo.
Io mi ritrovo in quel Regno, lo sento vero, sento che esso circoscrive e relativizza tutto il sapere umano; tutto il razionalismo che si è svolto in antagonismo con la religione.
 L’annuncio evangelico è puro: esso è consegnato a coloro che lo vivono.
Gesù è ancora uno sconosciuto, come lo annunciava il Battista: «C’è in mezzo a voi uno che non è conosciuto».
Noi abbiamo Cristo nei crocifissi, nei quadri, nei simboli, nelle croci pettorali dei vescovi, negli anelli ma in realtà egli è uno sconosciuto, perché la Sua Verità verrà dopo la giustizia, e la giustizia non c’è.
 In questo mondo, se Gesù viene, è crocifisso per necessità.
Dove più è acclamato, più è crocifisso.
 Bisogna essere fedeli a questa certezza, e bisogna certo, anche concedersi la gioia, ma sapendo che essa è parzialmente illegittima, e che essa è solo il pregustamento di ciò che sarebbe il mondo, qualora facessimo giustizia.
Ci sono dei pessimisti che dicono: L’uomo è nato lupo per l’uomo e così sarà sempre. Dinanzi alla violenza non si meravigliano nemmeno: il mondo non può andare che così.
 Ma chi ha sperimentato che potrebbe andare in un altro modo, chi ha scoperto che dipende da noi, non dal fato, dalle stelle o dalla provvidenza, ma da noi, che vada in un altro modo, allora diventa più indomabile nel combattere le condizioni che impediscono questa realizzazione.
Non ci sono due realtà: una il Regno di Dio e una il regno dell’uomo.
La creazione è una sola; o il progetto di Dio è uno solo per tutti gli uomini.
Avere questa certezza significa realizzare in noi l’attesa, l’avvento.
Questa attesa ci pone nel cuore dei problemi di tempo e ci suggerisce, con fantasia creativa, espedienti per lottare contro la meccanica di morte, dinanzi alla quale sta la predicazione del Vangelo di Giovanni il Battista.
 I pubblicani, gli scribi, i farisei, Erode, tutti sono – dinanzi a Lui – condannati.
Noi sappiamo che Cristo deve venire, viene dopo, ma è già presente anche in questo Vangelo di giustizia. Basta avere queste certezze e poi aprire le pagine del giornale di stamani per sapere come si fa a vivere il Vangelo nella concretezza della storia, senza troppa teoria. Basta rifarsi a questi imperativi di fondo, illuminati dalla Parola di Dio di oggi, per sapere che non si può essere cristiani se non ci addossiamo – in modo concreto – le tribolazioni in cui vive l’umanità che sconta le proprie ingiustizie. (Ernesto Balducci – da “Il Vangelo della pace” vol. 3 – anno C )

Domenica 16 Dicembre – Castelbuono – Ritiro d'Avvento per i giovani

L’Avvento è tempo di attesa gioiosa per la venuta del Figlio dell’uomo che nella pienezza dei tempi ha assunto la nostra carne umana e per la sua parousia, nella quale sarà riconciliata la terra al cielo. Vogliamo prepararci alla sua venuta accogliendo la parola di salvezza e permettendo al Verbo di incarnarsi oggi in noi come in Maria duemila anni or sono.
Nelle Indicazioni pastorali “Lasciamoci educare da Dio” il nostro vescovo così scrive: “La chiesa è sempre alla scuola del Maestro buono, ed è Lui che, grazie al suo Spirito, nel tramite della nostra azione formativa, raggiunge il cuore di ogni uomo:
 «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). È Lui che ci svela il progetto del Padre, che apre il cuore alle Scritture: è Lui la Parola che illumina e il pane che nutre, è l’amore che educa e forma al dono della vita: «Voi stessi date loro da mangiare (Mc 6,37)» (Educare alla vita buona del vangelo 18).”
            Per questo invitiamo i giovanissimi, i giovani e i giovani adulti a partecipare numerosi al ritiro d’Avvento che faremo a Castelbuono come da programma allegato domenica 16 Dicembre 2012.
            Il nostro vescovo presiederà la Celebrazione Eucaristica e parteciperà al nostro incontro per stimolarci a vivere la fraternità e l’amore vicendevole.
              Invitiamo i responsabili dei gruppi dei giovani o i parroci a comunicare entro il 13 dicembre le adesioni telefonando (333/3407807) o inviando una mail ai seguenti indirizzi di posta elettronica: c.cerami@tiscali.it; pgcefalu@gmail.com.
            Nell’attesa di incontrarci, Vi salutiamo affettuosamente.
 
                                                                                  La Consulta Diocesana di Pastorale Giovanile
 

Programma

“Siate saldi nella fede”

Ore 9.30         Arrivi e accoglienza presso il convento dei Frati Cappuccini
Iscrizione per fasce d’età
Ore 10.00       Momento di preghiera iniziale presieduto dal nostro vescovo
Ore 10.30       Divisione per fasce d’età:
–          I Giovani saranno guidati da una monaca clarissa
–          I giovanissimi saranno guidati da don Alessio Corradino
–          I Giovani Adulti saranno guidati da don Francesco Lo Bianco
Ore 11.30       Preparazione della Liturgia Eucaristica – Confessioni
Ore 12.00       Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo Mons. Vincenzo Manzella
0re 13.00        Pranzo a sacco presso il Convento
Ore 14.00       Collatio per fasce d’età
Ore 15.30       Momento di preghiera finale
Ore 16.00       Saluti e partenze

I concili nei secoli
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I° CONCILIO DI NICEA



I° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



I° CONCILIO DI EFESO



I° CONCILIO DI CALCEDONIA



II° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



III° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



II° CONCILIO DI NICEA



IV° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



LETTERA A DIOGNETO


I° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



IV° CONCILIO LATERANENSE



I° CONCILIO DI LIONE



II° CONCILIO DI LIONE



CONCILIO DI VIENNA



CONCILIO DI COSTANZA



CONCILIO DI BASILEA



V CONCILIO LATERANENSE


CONCILIO DI TRENTO



CONCILIO VATICANO I°

Incontri sulla Dei Verbum
Incontri sulla “ DEI VERBUM” Comunità Itria dal 26 Novembre 2018. Per accedervi click sull’icona che scorre di seguito .
Introduzione alla lectio divina
Cliccando sulla copertina del libro o sulla voce del menu “ pregare la parola” leggiamo ogni giorno una pagina del libro di Enzo Bianchi per entrare nello spirito della Lectio Divina.
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