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Pastorale familiare: giornata di riflessione preparazione al sacramento del matrimonio

Domenica 02 Dicembre p.v. a Campofelice di Roccella nei locali sopra la Cappella giornata di riflessione, di studio, di condivisione sulla realtà della preparazione al sacramento del matrimonio per tutti i delegati parrocchiali per la pastorale familiare .
Di seguito la lettera e il programma dell’ Ufficio di Pastorale Familiare della nostra Diocesi

Ai Rev.mi Parroci

Ai delegati parrocchiali per la pastorale familiare

Carissimi,
il nostro Vescovo nelle “Indicazioni Pastorali” per l’anno che stiamo vivendo ci ha messo dinanzi all’“emergenza formativa”.
Di fronte  alla realtà delle “famiglie (…) che arrancano faticosamente (e) sperimentano sempre più uno scacco pesante nel trasmettere la fede” (p.41) “si rende necessario riprendere alla radice non solo il problema della formazione in sé, ma anche il problema della formazione dei nostri formatori” (p.42).
“Diventa urgente avere formatori, uomini e donne (…) che ritrovino la passione divina di un annuncio che può cambiare e trasformare il cuore dell’uomo anche nella fase adulta, a persone dalle mani incallite e dal volto rugato dall’età” (p.43).
Rispondendo alla precisa direttiva del nostro Pastore che ci  invita a programmare attività di formazione e accogliendo “l’azione imprevedibile  ma certa dello Spirito che sempre accompagna la nostra azione” (p.42) invitiamo tutti i delegati parrocchiali per la pastorale familiare ad una giornata di riflessione, di studio, di condivisione sulla realtà della preparazione al sacramento del matrimonio, che terremo a Campofelice di Roccella Domenica 2 dicembre secondo l’allegato programma. Ci guiderà il p. Romolo Taddei, delegato per la Pastorale Familiare di Ragusa.
Non mancare! E’ un servizio prezioso che renderai alla tua parrocchia.
Ti aspettiamo!
 
Il  Direttore dell’Ufficio Diocesano                                                                                 Il Delegato Vescovile
         (Martin e Maria Milone)                                                                                           (sac. Domenico Sausa)
 
PROGRAMMA

Ore 10:00: Accoglienza
 Ore 10:30: Prima relazione: Lo scenario socio – culturale dei fidanzati d’oggi.
 Ore 11.30: Pausa
 Ore 11.45: Risonanze in sala
 Ore 12.00: Mentalità da sfatare, cammini da ripensare: la metodologia dell’animazione.
 Ore 13.00: Pranzo
 Ore 15.00: La metodologia dell’animazione applicata attraverso un incontro sul tema “Il dialogo nella coppia”.
 Ore 17.45:  Intervallo
 Ore 18.00: Momento di verifica
 Ore 18.30: Celebrazione dell’Eucaristia e conclusione.
Informazioni utili:
Relatore Don Romolo Taddei (sacerdote, psicoterapeuta e autore di diversi testi)
Luogo della giornata: Campofelice di Roccella nei locali sopra la Cappella
Pranzo € 10 o pranzo a sacco
Materiale utile : Blocco notes, Penna
Per prenotarsi rivolgersi a:  Santo Ferrarello 0921-642308 cell. 349-3731794

Gesù Cristo Re dell'Universo: siamo cittadini di un regno che non avrà mai fine

Gesù non ha detto: vengo a predicarvi la verità, ma Egli ce la testimonia, cioè il suo essere è un segno di questa diversità, di questo regno diverso che è in ognuno di noi.
Chiunque viene dalla verità arriva al regno, perché nel regno di Gesù è cittadino chiunque assecondi la verità che ha in sé.
 Il termine verità, nella nostra cultura, è come una moneta di metallo, risuona.  Lo scienziato sa cosa è la verità: la sua.  Il filosofo ha la sua e il teologo ha la sua.  Tutti sanno cosa è la verità, ma ahimé essa è costruita con la lega del metallo corruttibile della cultura esistente.
Anche la più stupenda filosofia è fatta di leghe corruttibili.
 La verità di cui parla Gesù non è una verità oggettiva, misurata, sottomessa alle verifiche; ma è una verità «dentro», è una verità che parla ed ha le sue precise esigenze.
Non è una verità quella di cui ciascuno fa quello che vuole.
 Nel mondo di cui siamo figli se appena dico che ognuno deve seguire la sua coscienza è come se dicessi che ognuno può fare il suo capriccio, in quanto nel mondo in cui si è vissuti coscienza e arbitrio sono la stessa cosa, dato che quel mondo ha bisogno di verità misurabili, constatabili, affermabili e sottoponibili al controllo.
Siamo diseducati.
Quando dico: ciascuno si regoli secondo coscienza non do una norma concessiva ma do una norma severa.
 La verità è, in noi, ciò che la coscienza ci propone in assoluto.
È in essa che la vita acquista la dignità che trascende il tempo.
 Quando voglio dare dei nomi a questi contenuti – che non sono rigidi e fissi ma prendono forma, esigenze specifiche a seconda dei luoghi e dei tempi – dico giustizia, dico rispetto della persona altrui, dico pace, dico parole che danno nomi molteplici a questa verità unica di cui Gesù è il testimone.
Per esempio: non fa parte di questa verità unica il dire che quando uno ha un regno se lo deve difendere con la spada. Gesù dice a Pilato: se il mio regno fosse come il tuo, i miei avrebbero combattuto. Combattere con la spada non è secondo verità. È secondo una verità provvisoria, che poi è sempre contraria a se stessa. Infatti la nostra storia intera è solcata da fiumi di sangue tutti versati in nome del principio che senza una spada un regno non si regge. La conseguenza è che siamo sempre in guerra.
È la verità friabile a cui mi assoggetto anch’io, perché anch’io faccio parte del regno di questo mondo, anche se con l’esigenza di smontarlo perché si adempia il regno fondato sulla verità che tutti sentono, nonostante che essa sia deformata, avvilita, direi svergognata dalla verità pubblica.
Dobbiamo esser fedeli alla verità interiore perché è qui che si entra nel regno.
Il regno di Gesù non ha caratteristiche religiose, convenzionalmente parlando.
 Chi sono i cittadini di questo regno? Tutti coloro che vengono dalla verità.
Noi li vediamo ogni tanto, ma solo Dio li vede tutti. Non ne possiamo fare l’anagrafe. Quando si conta, si sbaglia, perché contare vuol dire obbedire ad una esigenza quantitativa, mentre la nostra esigenza è qualitativa. Siamo tanti in tutto il mondo, siamo (per un momento, per necessità retorica mi ci metto anch’io), siamo tanti a rendere testimonianza di questa verità nel mondo.
 Abitare in questo regno vuol dire vivere in comunione con tutti i nostri concittadini, che sono quelli che, invece, non hanno molta possibilità di essere accolti nel regno terreno, di cui sono cittadini in senso anagrafico e pubblico: i vecchi, i malati, i bambini, gli inermi, gli handicappati…
È una compagnia non molto efficiente, ma l’efficienza è criterio del regno di questo mondo. Il regno di Gesù dà testimonianza non di questo mondo. La sua diversità prende corpo e trova il suo luogo di sintesi storica e di riferimento operativo nella pace.
Questa è la pace.
Una pace che pesi sulle spalle di qualcuno non è una pace,
una pace che comporti – per esempio – il proseguimento delle spese per mantenere l’equilibrio e quindi affami mezzo mondo, non la chiamate pace.
 La pace implica tante cose.
Non è un passo opportunistico diverso dal passo opportunistico di ieri.
 C’è da temere sia quanto i titolari del potere si litigano sia quando si danno la mano. Non per nulla Gesù fu crocifisso quando Pilato ed Erode fecero la pace su di Lui, sulle sue spalle. Si riappacificarono perché avevano eliminato un disturbatore.
Se ci diamo la mani con la rivoltella in tasca e ci rispettiamo perché sappiamo di avere lo stesso numero di pallottole, le parole più pure cadono in un contesto terribile.
Questo è il peccato.
E la condizione che è nostro compito modificare, con pazienza di secoli magari.
La cittadinanza da cui siamo consolati è un’altra, quella del regno che non avrà mai fine per secoli eterni. Gli altri passano, cambiano titolari e finiranno, ma questo regno, di cui ho parlato sulla falsariga della indicazione evangelica, è eterno ed è diffuso fra tutte le genti.
(Ernesto Balducci da “Il Vangelo della pace” vol 2- anno B)

Incontro internazionale sul dialogo interreligioso sul Mediterraneo a Mazzara del Vallo

Dal  18 novembre fino al 21  i Vescovi della Conferenza episcopale regionale del Nord Africa celebrano una sessione della propria Assemblea generale in Sicilia, ospiti della diocesi italiana di Mazara del Vallo.
Il 18 la concelebrazione di una “Messa per la pace”.
Le riunioni operative dal 19 al 21 novembre.
La sessione  nasce su proposta del Vescovo di Mazara del Vallo, Sua Ecc. Mons. Domenico Mogavero (che a sua volta aveva preso parte a due precedenti assemblee dei Vescovi del Nord Africa), e punta a favorire un discernimento comune rispetto a urgenze pastorali condivise.
La Conferenza episcopale regionale dei Vescovi del Nord Africa (C.E.R.N.A.) riunisce i Vescovi e gli Amministratori apostolici di Algeria, Libia, Marocco, Tunisia e Sahara occidentale.
Alla Cerna prendono  anche parte otto Vicari generali provenienti dall’Africa, compreso padre Mario Lèon, amministratore apostolico del Sahara occidentale
. La Conferenza, presieduta da Jean-Paul Desfarges (Vescovo di Costantin) è formata da: Vincent Landel (Arcivescovo di Rabat), Santiago Martinez Agrelo (Arcivescovo di Tangeri), Ghaleb Bader (Arcivescovo di Algeri), Maroun Lahham (amministratore apostolico di Tunisi), lphonse Georger (Vescovo di Oran), Sylvester Magro (Vescovo di Benghazi) e Claude Rault (Vescovo di Laghouat- Ghardaia).
L’iniziativa di ospitare l’assemblea dei vescovi del Nord Africa” spiega Sua Ecc. Mons. Mogavero “si inserisce nel contesto di una collaborazione tra le Chiese della sponda sud e della sponda nord del Mediterraneo, che vogliamo rendere sempre più intensa. Vogliamo condividere e riproporre insieme le idealità che fanno dell’area mediterranea un luogo di potenziale convivenza tra culture e realtà umane diverse. E vogliamo affrontare insieme anche i problemi che si agitano nel Mediterraneo. C’è, da parte nostra, anche il desiderio di sostenere le Chiese che nei Paesi del Nord Africa vivono in un contesto musulmano. Vogliamo ricambiare con gratitudine il debito che sentiamo verso quelle Chiese, perché a partire dalle terre di quella sponda del Mediterraneo tutti noi siamo stati evangelizzati”.
La Sicilia è diventata un’area nevralgica per i flussi di emigrazione provenienti dall’Africa settentrionale. Mentre in Europa cresce l’ostilità verso gli emigranti, noi come Vescovi possiamo dare solo un segno, riproporre i criteri con cui guardiamo a questi fenomeni, sulla base delle nostre esperienze di pastori. Ma quello che già abbiamo detto tante volte non viene ascoltato. I politici europei sembrano ciechi e sordi davanti ai drammi umani che coinvolgono popolazioni di Paesi pure così vicini”.
Nei loro incontri, i Vescovi del Nord Africa trattano anche la questione della Nuova Evangelizzazione, “che da noi” fa notare l’Arcivescovo di Rabat, “assume connotazioni e forme diverse rispetto all’Europa, in considerazione del contesto in cui viviamo”.
 Mercoledì 21, proprio in concomitanza con la chiusura dei lavori della Cerna, si aprirà il seminario di alta formazione sul tema “Il dialogo possibile: le religioni e il Mediterraneo”, organizzato in collaborazione col Pontificio Istituto Orientale di Roma e la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia.
 La lectio magistralis (ore 19) sarà tenuta da monsignor Cyril Vasil, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali. Tra gli interventi è previsto anche quello del sacerdote gesuita Samir Khalil Samir che relazionerà su “Attualità della questione arabo-cristiana”. Il seminario di alta formazione si concluderà domenica 25 con le conclusioni del Vescovo Mogavero.
Nel corso dell’incontro internazionale sul dialogo interreligioso sul Mediterraneo una mostra fotografica allestita al primo piano del seminario vescovile di via Santissimo Salvatore a Mazara del Vallo  : “Frammenti d’Africa” è la mostra fotografica allestita al primo piano del seminario vescovile di via Santissimo Salvatore a Mazara del Vallo.
Trenta foto per raccontare  la casba cittadina, l’antico quartiere arabo di Mazara del Vallo, oggi maggiormente abitato da extracomunitari .
Di seguito alcune foto

Libera la domenica …. per recuperare il senso della vera Gioia

Oggi, ancor più che nel passato, tutti siamo spettatori protagonisti di un’amara verità: i ritmi quotidiani di lavoro frenetico, l’essere privati del riposo domenicale calpestano il bisogno di costruire relazioni vitali con se stessi, con la famiglia, con gli altri e con Dio. Sacrificare al profitto e alle regole del mercato il giorno del riposo significa soltanto educare il cittadino a stabilire col tempo un rapporto idolatrico.
Patrocinata dalla confesercenti, dalla Federstrade e col sostegno della CEI si è aperta la campagna ” LIBERA LA DOMENICA” per presentare una legge di iniziativa popolare  per chiedere una regolamentazione all’apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali introdotta meno di un anno fa dal decreto “Salva Italia” che consente alle attività commerciali la possibilità di restare aperte 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Di seguito il link al sito  www.liberaladomenica.it   dove si possono trovare tutte le informazioni sulla campagna e su come si devono raccogliere le firme.
Riportiamo   la lettera di adesione all’iniziativa del nostro vescovo.

Ai Presbiteri, ai Diaconi, alle Persone consacrate e

 a tutti i Fedeli laici della Chiesa di Cefalù

Fratelli e figli carissimi nel Signore,
è trascorso quasi un trentennio dalla pubblicazione del documento della Conferenza Episcopale Italiana Il Giorno del Signore.
Già allora si iniziava a constatare con sofferenza un graduale ed inarrestabile svuotamento del significato antropologico e religioso originario della domenica. I vescovi esortavano il popolo santo di Dio e ogni uomo di buona volontà a custodire la domenica per salvaguardare il trionfo della vita. «Astenersi dal lavoro e dalla fatica – recita il testo – oltre che costruire la condizione indispensabile per partecipare alla festa comune, diventa affermazione della vita, del primato della gioia».
Una tale puntualizzazione attesta con chiarezza come il Magistero non abbia mai voluto difendere un valore esclusivamente religioso da tutelare mediante una “crociata clericale” in difesa della Messa festiva.
Gli orizzonti di riflessione dei vescovi italiani hanno costantemente dato il primato alla dignità della persona e della famiglia.
 Oggi, ancor più che nel passato, tutti siamo spettatori protagonisti di un’amara verità: i ritmi quotidiani di lavoro frenetico, l’essere privati del riposo domenicale calpestano il bisogno di costruire relazioni vitali con se stessi, con la famiglia, con gli altri e con Dio.
 Sacrificare al profitto e alle regole del mercato il giorno del riposo significa soltanto educare il cittadino a stabilire col tempo un rapporto idolatrico.
Se il lavoro dona dignità e benessere, il riposo ricarica, ritempra le forze fisiche, garantisce il giusto equilibrio psicologico, affina il senso di responsabilità ed è il canale migliore per guardare al domani avvolti dalla speranza. Ci rende inoltre solari, intraprendenti, dinamici, pronti a vivere il presente e ad abitarlo senza la logica del “tutto e subito” o “dell’usa e getta”.
E’ un diritto esclusivo dei genitori quello di accompagnare nella crescita i propri figli e assaporare quel calore familiare che nei giorni domenicali e festivi si respira quando tutta la famiglia si riunisce attorno ad una tavola.
La domenica, nel patrimonio culturale del nostro paese è il giorno della famiglia, della festa, del riposo.
E’ ancora forte nei paesi della nostra amata Chiesa Cefaludense la preziosissima testimonianza cristiana di tanti nonni e nonne, papà e mamme che vivono e celebrano la domenica come il giorno della famiglia e del Signore.
Tanti contadini e pastori lasciano campi e greggi per il pranzo della domenica che riesce magicamente ad unire tutti, grandi e piccoli. E alla sera dalla tavola di casa si passa al banchetto eucaristico per rendere vera e santa la festa, rispondendo alla convocazione del Buon Dio.
Sono altrettanto numerose le mamme e le nonne che di buon mattino, al suono delle campane, corrono per l’Eucaristia domenicale e dedicano parte della giornata tra i fornelli. I piatti della domenica devono avere sapori e profumi speciali. Non può mancare il dolce. E’ la festa di tutti! Sono attenzioni particolari, segni di vita, di gioia, che aiutano a creare il clima della festa fatto anche di odori, sapori e colori.
A ciascuno di noi in questo delicato e travagliato momento storico è affidato il compito di custodire la domenica che non può soccombere solo a interessi o pseudovalori economici.
 Noi vescovi italiani non siamo contro le domeniche lavorative in assoluto, ma contro la loro liberalizzazione non governata. L’apertura domenicale dei negozi non deve essere una regola.
Certamente già tutti siete a conoscenza della campagna “Libera la domenica” promossa dalla Confesercenti insieme a Federstrade con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana, per chiedere una regolamentazione all’apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali introdotta meno di un anno fa dal decreto “Salva Italia” che consente alle attività commerciali la possibilità di restare aperte 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Una liberalizzazione che avrebbe dovuto portare nuova occupazione e maggiore concorrenza ma nella realtà dei fatti, a trarne dei vantaggi, è stata la grande distribuzione, a scapito dei piccoli negozi a conduzione familiare dei paesi e dei centri storici delle nostre città. Secondo Confesercenti, 100 mila imprese hanno chiuso e 80 mila negozi potrebbero aggiungersi nei prossimi 5 anni. Alle questioni economiche si affianca anche un allarme sociale: a ottocento mila imprenditori che svolgono attività di commercio e ai loro dipendenti non è dato più tempo e spazio per le famiglie.
Domenica 25 novembre, festa liturgica di Cristo Re, si darà il via sui sagrati delle parrocchie di tutta Italia alla raccolta di firme da inviare in Parlamento per “liberare la domenica” dallo sfruttamento economico e restituirla alle persone.
Affidandomi alla vostra sensibilità di pastori e di laici attenti ai segni dei tempi, vi esorto vivamente ad adoperarvi affinché anche in tutti i sagrati delle nostre Chiese si provveda alla raccolta delle firme. Diamo il nostro responsabile contributo come cittadini cristiani a questa campagna per la proposta di legge di iniziativa popolare relativa all’apertura domenicale dei negozi. Nessuna remora sia di ostacolo nel trasformare i nostri sagrati in luoghi di incontro tra la comunità dei cristiani e il territorio. Il sagrato costituisce, secondo lo stile del Concilio, lo spazio dove si vive il dialogo tra Chiesa e Società.
Adoperiamoci tutti nel far comprendere che preservando la festa e il riposo domenicale si custodisce la dignità e la capacità relazionale dell’uomo.

 Affettuosamente vi benedico.

Cefaflù, 12 Novembre 2012
 

I concili nei secoli
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I° CONCILIO DI NICEA



I° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



I° CONCILIO DI EFESO



I° CONCILIO DI CALCEDONIA



II° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



III° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



II° CONCILIO DI NICEA



IV° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



LETTERA A DIOGNETO


I° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



IV° CONCILIO LATERANENSE



I° CONCILIO DI LIONE



II° CONCILIO DI LIONE



CONCILIO DI VIENNA



CONCILIO DI COSTANZA



CONCILIO DI BASILEA



V CONCILIO LATERANENSE


CONCILIO DI TRENTO



CONCILIO VATICANO I°

Incontri sulla Dei Verbum
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Introduzione alla lectio divina
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