Attualità
XXVI Convegno Nazionale Comunità del Diaconato in Italia
L’incontro che la Comunità del diaconato in Italia tiene ogni due anni avrà per tema: DIACONI EDUCATI ALL’ACCOGLIENZA E AL SERVIZIO DEI MALATI.
La tematica si inserisce nel cammino che la Comunità ha scelto per l’approfondimento e la riflessione in riferimento al servizio e all’accoglienza che i diaconi devono svolgere nel loro impegno ministeriale.
SEDE DEL CONVEGNO: TORRE NORMANNA
Strada Comunale Torre Normanna – Altavilla Milicia (PA)
RECEPTION: HOTEL TORRE NORMANNA Tel.: 091.950800 – Fax 091.950132 e-mail: normanna@torrenormanna.com
(Click su icona PDF per scaricare e/o aprire la brochure )
In preparazione del Sinodo dei Vescovi del 2018
Ai Rev.mi Presbiteri e Diaconi
Ai Rev. parroci
Ai Religiosi e Religiose
Ai responsabili del Settore Giovani di AC
Agli Educatori dei gruppi Giovanissimi e giovani
LORO SEDI
Carissimi,
durante la 70ª Assemblea della CEI, nello scorso mese di maggio, i vescovi italiani hanno discusso del prossimo Sinodo dei vescovi dal tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, a partire dal documento preparatorio, dalla lettera che il Santo Padre ha rivolto ai giovani di tutto il mondo e da un video realizzato a partire da alcune domande fatte ai giovani incontrati per strada, all’università e nelle associazioni.
Le risposte di questi giovani sono senza dubbio delle provocazioni per iniziare il nostro cammino verso il prossimo Sinodo (click su icona accanto per video).
In vista del tempo di discernimento pastorale che si aprirà a settembre, dal Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile è stato preparato un sussidio dal titolo: “Considerate questo tempo. Discernere la Pastorale Giovanile tra fede e vocazione”, nel quale vengono proposte, a partire da dieci parole (ricerca, fare-casa, incontri, complessità, legami, cura, gratuità, credibilità, direzione, progetti) alcune schede di approfondimento. Ogni scheda corrisponde a una parola-chiave ed è introdotta da una foto di Mario Dondero.
Il primo paragrafo riguarda la vicenda del discepolo amato riletta dalla storia di un giovane; il secondo paragrafo offre una breve e sferzante lettura dei segni dei tempi. Seguono alcuni brani dei documenti del magistero e uno spazio riservato alla riflessione personale e di gruppo.
Accanto al sussidio è stata prevista anche un’opera segno dipinta dall’artista olandese Kees de Kort che ha prestato la sua opera per illustrare la vicenda del discepolo amato dedicandola ai nostri giovani e alle comunità che li generano alla fede. Il polittico scandisce i cinque episodi in cui il discepolo “fa casa” col Maestro.
Il “fare casa” diventa così la complessiva esperienza che genera il discepolo alla fede nel Risorto. È stato pensato per accompagnare la preghiera dei nostri giovani in vista del Sinodo del 2018.
L’ascolto dei giovani passa anche dal Web, perché la Rete è una dimensione quotidiana nella vita delle giovani generazioni. Per questo la Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi ha deciso di aprire un canale online dedicato alla XV Assemblea generale. Dal 14 giugno scorso, infatti, è onlineil sito raggiungibile all’indirizzo http://youth.synod2018.va con l’intento di ampliare il più possibile la consultazione attraverso un questionario che ogni giovane potrà compilare e inviare direttamente alla segreteria generale.
Le risposte al questionario online, proposto in cinque diverse lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e portoghese), dovranno pervenire alla Segreteria generale entro il 30 novembre 2017.
A livello regionale sono state individuate tre tappe nel cammino verso il Sinodo: un momento formativo (seminario di studio a Caltanissetta, 17-18 novembre 2017), un momento dell’incontro e del dialogo (tenda dell’ascolto) e un momento propositivo (pellegrinaggio regionale dei giovani con i vescovi di Sicilia e veglia di preghiera a Roma nei giorni 18-19 agosto 2018).
Per iniziare insieme questo cammino è stato programmato dal 28 al 30 agosto p.v. a Baida (Palermo) un convegno su:
“Fede, discernimento, vocazione”. Al termine del convegno sarà presentato il volume: “Coltivare il cuore. Storie di discernimento vocazionale in terra di Sicilia” del Centro Regionale per le vocazioni, come contributo siciliano verso il Sinodo del 2018.
A livello diocesano sarà consegnato ad ogni parroco, all’inizio del nuovo anno pastorale, il sussidio, il polittico e il volume di cui sopra, in modo che ogni parrocchia avvii un serio cammino di preparazione al Sinodo del 2018, non solo con i giovani che già esercitano un ministero ecclesiale, ma soprattutto con i giovani che vivono ai margini della chiesa. Per questo è necessario far conoscere il sito web del Sinodo, perché tanti possano rispondere alle domande predisposte nel questionario: i giovani impegnati in parrocchia potrebbero come veri discepoli-missionari inviare a tutti i loro amici, servendosi dei social network, l’indirizzo del sito, facendo la proposta del questionario.
Desideriamo iniziare questo cammino di preparazione al Sinodo innanzitutto con un camposcuola diocesano che con l’Equipe giovani di Azione Cattolica è stato pensato a partire dalla figura biblica del discepolo amato (Gv 1, 36-39), dal titolo: “La casa dov’è?”. Si tratta di una forte esperienza di crescita e condivisione, un momento prezioso in cui, uscendo dalla routine della quotidianità, si ha la possibilità di mettersi in ascolto, di pregare, di condividere, di fraternizzare e creare nuove relazioni umane e cristiane.
Recentemente Papa Francesco parlando alla Chiesa di Roma ha sottolineato che genitori, famiglie e pastori sono chiamati
a pensare «agli scenari dove radicarci, dove generare legami, trovare radici, dove far crescere quella rete vitale che ci permetta di sentirci casa» (Discorso al Convegno pastorale della Chiesa di Roma, 19 giugno 2017).
Sono invitati a partecipare al campo tutti i giovanissimi dai 14 ai 18 anni e i giovani dai 19 ai 30 anni. Il campo scuola diocesano si terrà nei giorni 8 – 10 AGOSTO 2017, presso la casa dei Giuseppini del Murialdo di Acquedolci.
Il costo del campo è di 60 euro.
Per coloro che non fanno parte dell’Azione Cattolica si richiede il costo aggiuntivo di 3,50 euro per l’assicurazione.
Per motivi logistici, il pranzo di giorno 8 agosto sarà al sacco.
Per poter organizzarci al meglio, vi chiediamo
di farci pervenire entro il 15 luglio le vostre adesioni tramite e-mail o telefonicamente e 15 euro di anticipo per ogni partecipante.
Nell’attesa di incontrarci, Vi salutiamo affettuosamente.
don Calogero Cerami (Direttore del Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile )
don Giuseppe Licciardi ( Direttore del Centro Diocesano Vocazioni )
NB: Per esigenze logistiche, vi invitiamo a dare conferma per partecipare al campo giovani e a versare un acconto di € 15 entro il 15 luglio 2017, sul conto corrente diocesano IBAN: IT16S0335901600100000102248 intestato a: Azione Cattolica Italiana Diocesi di Cefalù, indicando come causale “Campo giovani e giovanissimi nome parrocchia”.
Tre giorni bibblica con la Piccola Famiglia dell'Annunziata
Carissimi,
quest’anno la tradizionale 3 giorni biblica proposta dalla comunità si svolgerà non a Villa Pallavicini, ma alle Budrie, frazione di San Giovanni in Persiceto e sede del Santuario di Santa Clelia. Saremo ospitati nelle strutture delle suore Minime dell’Addolorata.
La tre giorni avrà come tema la ripresa del libro del Siracide, testo che ci ha accompagnato da gennaio a pasqua, e sarà guidata nel primo giorno da don Luca Mazzinghi.
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Omelia del nostro Vescovo Vincenzo nel 50° dell' ordinazione sacerdotale 26° anniversario ordinazione episcopale.
In questa solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo ho la gioia di innalzare al Signore il mio inno di lode e di ringraziamento nel ricordo dei miei cinquant’anni di ordinazione sacerdotale e dei ventisei di ordinazione Episcopale. In continuità con la Chiesa nascente che rivolge incessantemente a Dio la preghiera per i suoi apostoli (cfr At 12,3), è per me una grazia particolare poter celebrare questo mio giubileo sacerdotale con voi, venerati confratelli nell’episcopato, con voi carissimi compagni di ordinazione. Saluto tutti affettuosamente e vi ringrazio per avere accolto l’invito a unirvi alla mia preghiera.
La vostra presenza è per me motivo di conforto e di gioia.
Saluto voi carissimi presbiteri e diaconi, religiosi, religiose, seminaristi, popolo santo di Dio e amici giunti da ogni parte, da Palermo, da Casteldaccia, da Termini Imerese, da Caltagirone.
Saluto le gentili autorità civili e militari, il Sig. Sindaco della nostra Città, e vi ringrazio per avermi voluto onorare con la vostra presenza.
Somma gratitudine al Santo Padre per il telegramma di augurio che ha voluto farmi giungere e per i sentimenti che mi esprime.
Con il salmista mi piace ripetere: “Insegnaci Signore, a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal 89,12).
Se mi abbandono all’onda dei ricordi, tante emozioni che affiorano da un passato lontano li rivivo con la forza e la freschezza di oggi.
C’è un tempo nella vita in cui i ricordi prevalgono sul presente e i sentimenti che provi ti fanno rivivere un viaggio percorso e non ancora compiuto.
Ogni viaggio ha un tragitto, una meta, un orizzonte: dal giorno del mio ingresso in Seminario a Palermo, quanti volti, quanti compagni di viaggio, quanti educatori, formatori, maestri di vita e poi il dono degli amici, quelli sin qui avuti e quelli che si sono aggiunti strada facendo e che hanno reso più facile il cammino.
Come non pensare con gratitudine i miei genitori, i Vescovi che hanno profondamente segnato la mia vita: il Vescovo Aglialoro, Vescovo ausiliare di Palermo, che mi ha ordinato sacerdote il 1° luglio del 1967, il Cardinale Francesco Carpino e in particolar modo il Cardinale Pappalardo a cui devo molto perchè molto ha inciso nella mia vita. Il privilegio di averlo collaborato come segretario ha favorito il processo di crescita della mia vita sacerdotale.
Pur sapendo che ogni vocazione sacerdotale è un grande mistero, un dono che supera infinitamente l’uomo, la storia della mia vocazione l’ho sempre letta e vissuta nella più grande normalità, come se tutto fosse scontato; sin da bambino mi sono sentito attratto dal fascino dell’altare come se fossi nato chierichetto.
A otto, nove anni servivo messa, a dieci anni sono entrato in Seminario. Crescendo si va capendo che la vocazione è il mistero di una elezione divina: “non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15,16) ci dice il Signore.
Cominciai ad ascoltare le parole del profeta Geremia e pensavo che potevano essere rivolte anche a me: “prima di formarti nel grembo materno, io già ti conoscevo; prima che tu venissi alla luce ti avevo consacrato” (Ger 1,5).
L’autore della Lettera agli Ebrei afferma: “Nessuno può attribuirsi questo onore se non chi è chiamato da Dio” (5,4).
Mi rivedo sul pavimento della Cattedrale di Palermo, disteso per terra, durante il canto del Veni, creator Spiritus e delle litanie dei Santi aspettando il momento dell’imposizione delle mani.
In seguito ho avuto modo di presiedere questo rito come Vescovo. Penso alle tante ordinazioni sacerdotali nella Cattedrale di Caltagirone proprio nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
Non c’è dubbio: la prostrazione con tutto il corpo sul nudo pavimento mi ha accompagnato come segno di totale abbandono e disponibilità a intraprendere il ministero anche come consegna di me stesso a Cristo e alla Chiesa.
Oggi abbraccio con un pensiero di gratitudine tutti i miei superiori e professori del Seminario e delle Università Pontificie che hanno contribuito alla mia formazione.
Non posso non esprimere profonda gratitudine al Parroco della mia prima esperienza pastorale, il carissimo Mons. Giovanni Muratore, Parroco del Santo Curato d’Ars a Falsomiele in Palermo; come dimenticare la sua accoglienza, la sua generosità, il suo incoraggiamento e sopratutto il suo esempio di pastore zelante e infaticabile. Grazie carissimo padre Muratore per il bene che mi ha voluto e la fiducia che mi ha manifestato, e ringraziando Lei, ringrazio tutta la comunità di allora.
Non posso non esprimere gratitudine verso tutta la Chiesa Palermitana all’interno della quale è nato e maturato il mio sacerdozio: l’esperienza pastorale a Santa Croce, a Termini Imerese come parroco, gli anni dell’insegnamento scolastico, gli anni del Seminario come Rettore, li ho vissuti tutti come un sol giorno sia per l’intensità con cui si sono snodati davanti a me sia per la ricchezza di esperienza che andavo maturando. In questi giorni ho pensato pure a tutti i laici che ho incontrato lungo il mio cammino di sacerdote e Vescovo. Sono stati per me un dono singolare per il quale non cesso di ringraziare il Signore, li porto tutti nel cuore, perchè ciascuno di loro ha offerto il proprio contributo alla realizzazione del mio sacerdozio e del mio ministero episcopale.
Dopo gli anni intensi di Caltagirone il Signore mi ha condotto qui a Cefalù per continuare a servire questa porzione di Chiesa sull’esempio di Paolo, “con tutta umiltà… non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile” e può ancora giovare al popolo santo di Dio affidatomi (cfr. At 20,19-20. 34-35)
Ma non posso fare a meno di andare oltre il ricordo degli eventi e delle persone, per fissare lo sguardo più in profondità, quasi per scrutare il mistero che da cinquant’anni mi accompagna e mi avvolge.
Che significa essere sacerdote?
Secondo San Paolo significa sopratutto essere amministratore dei misteri di Dio (cfr 1 Cor 4,1-2).
L’amministratore non è il proprietario ma colui al quale il proprietario affida i suoi beni, affinchè li gestisca con giustizia, con responsabilità e fedeltà.
Il sacerdote è amico di un Dio che non si cura solo degli angeli.
È un uomo vinto dalla grazia che si vede trasformato nel mistero che celebra.
Nella dinamica della vocazione sacerdotale esiste un paradosso ben visibile anche nella chiamata degli apostoli da parte del Signore: chi è chiamato non è mai un uomo perfetto o una persona che ha doni straordinari, ma al contrario Gesù si ferma sulla riva del mare per chiamare alcuni pescatori come è capitato all’apostolo Pietro o al crocicchio di una strada come è capitato a Matteo, esattore di tasse, o sulla via di Damasco come è capitato a Paolo.
Ha dato le chiavi del Regno a un uomo che lo avrebbe rinnegato.
Ha affidato il suo gregge a un uomo che di gregge ben poco conosceva perchè era un pescatore.
Ha affidato l’evangelizzazione dei popoli a un persecutore di cristiani: le assurdità di Dio! Pietro e Paolo: uomini imperfetti eppure pilastri su cui si fonda l’intero cammino della Chiesa attraverso i secoli.
Un prete, un vescovo sperimenta tutto questo durante tutta la sua vita e sa che il Signore viene in aiuto alla sua debolezza e alla sua fragilità e sperimenta ogni giorno di essere apostolo non per meriti personali ma perchè scelto e inviato dal Signore.
Per dirla con Papa Francesco non possiamo truccarci per essere “vasi d’oro” ma, al contrario dobbiamo accettare di essere vasi di creta per lasciarci modellare dall’unico vasaio che è Dio e perchè meglio risplenda la potenza di Dio.
A cinquant’anni dall’Ordinazione io non so se sono stato sempre all’altezza del compito e del dono ricevuto, né so fare bilanci, affido tutto alla misericordia di Dio. Quello che ho capito è che il dono è sempre più grande dell’uomo che lo riceve e proprio perchè più grande può essere anche naturale che un uomo possa ammettere di non aver pienamente risposto al dono.
Cinquant’anni di sacerdozio non sono pochi, in mezzo secolo di storia acqua sotto i ponti ne è passata. Sono convinto che è il Signore che conduce la storia. Io non mi ritengo migliore o più bravo dei miei compagni. Mi sono sentito come trasportato e guidato in questi cinquant’anni di sacerdozio da un filo conduttore da me percepito come un tassello dopo l’altro.
Mi ha sempre accompagnato la certezza del salmista: “In te Domine speravi non confundar in aeternum”.
Mi ha sempre sostenuto la consapevolezza che nella Bibbia per ben trecentosessantacinque volte è ripetuta un’esortazione che è un programma di vita: “non temere”. Trecentosessantacinque volte significa una volta al giorno per tutto l’anno. Il brivido della vita è cercare l’equilibrio.
Ho provato a lasciarmi sempre attraversare da questo brivido alla ricerca di un equilibrio umano in primo luogo. Ringraziando il Signore per il dono del sacerdozio desidero rivolgermi a tutti i fratelli nel sacerdozio: a tutti senza eccezioni. Lo faccio con le parole di San Pietro: “Fratelli, cercate di rendere sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai” (2 Pt 1,10).
Voglia Iddio tenere desta in noi sacerdoti la coscienza grata e operosa del dono ricevuto e voglia suscitare molte e sante vocazioni al sacerdozio. Sul far della sera, quando il crepuscolo della vita si tinge in maniera irreversibile, vorrei poter far mie le parole dell’Apostolo Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione”. (2 Tm 4,6-9).
Per il futuro non mi resta che guardare avanti e in alto cercando il coraggio di sognare l’impossibile e la fede per realizzarlo. A Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, a Lui onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen (cfr. Ap 7, 9-12). 10