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"L'infanzia di Gesù" : il nuovo libro di Benedetto XVI. Presto anche in Italia
“L’infanzia di Gesù” è il nuovo libro di Benedetto XVI, terzo volume della trilogia su Gesù di Nazaret.
Sarà presentato dalla Rizzoli alla Fiera internazionale del libro a Francoforte, dal 10 al 14 ottobre.
In Italia il libro uscirà prima di Natale in coedizione con la Libreria Editrice Vaticana.
Nel libro Benedetto XVI analizza i testi dei vangeli e, nella premessa, spiega come sia entrato in dialogo con i testi stessi.
“Finalmente posso consegnare nelle mani del lettore il piccolo libro da lungo tempo promesso sui racconti dell’infanzia di Gesù. Non si tratta di un terzo volume, ma di una specie di piccola “sala d’ingresso” ai due precedenti volumi sulla figura e sul messaggio di Gesù di Nazaret. Qui ho ora cercato di interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano all’inizio dei loro Vangeli sull’infanzia di Gesù.
Un’interpretazione giusta, secondo la mia convinzione, richiede due passi. Da una parte, bisogna domandarsi che cosa intendevano dire con il loro testo i rispettivi autori, nel loro momento storico — è la componente storica dell’esegesi.
Ma non basta lasciare il testo nel passato, archiviandolo così tra le cose accadute tempo fa. La seconda domanda del giusto esegeta deve essere: È vero ciò che è stato detto? Riguarda me? E se mi riguarda, in che modo lo fa? Di fronte a un testo come quello biblico, il cui ultimo e più profondo autore, secondo la nostra fede, è Dio stesso, la domanda circa il rapporto del passato col presente fa immancabilmente parte della nostra interpretazione. Con ciò la serietà della ricerca storica non viene diminuita, ma aumentata.
Mi sono dato premura di entrare in questo senso in dialogo con i testi. Con ciò sono ben consapevole che questo colloquio nell’intreccio tra passato, presente e futuro non potrà mai essere compiuto e che ogni interpretazione resta indietro rispetto alla grandezza del testo biblico. Spero che il piccolo libro, nonostante i suoi limiti, possa aiutare molte persone nel loro cammino verso e con Gesù.”
Riportiamo qualche stralcio del manoscritto.
Quando è nato Gesù
Gesù è nato in un’epoca determinabile con precisione. All’inizio dell’attività pubblica di Gesù, Luca offre ancora una volta una datazione dettagliata ed accurata di quel momento storico: è il quindicesimo anno dell’impero di Tiberio Cesare; vengono inoltre menzionati il governatore romano di quell’anno e i tetrarchi della Galilea, dell’Iturea e della Traconìtide, come anche dell’Abilene, e poi i capi dei sacerdoti (cfr. Luca, 3, 1 ss).
Gesù non è nato e comparso in pubblico nell’imprecisato “una volta” del mito. Egli appartiene ad un tempo esattamente databile e ad un ambiente geografico esattamente indicato: l’universale e il concreto si toccano a vicenda. In Lui, il Logos, la Ragione creatrice di tutte le cose, è entrato nel mondo. Il Logos eterno si è fatto uomo, e di questo fa parte il contesto di luogo e tempo. La fede è legata a questa realtà concreta, anche se poi, in virtù della Risurrezione, lo spazio temporale e geografico viene superato e il “precedere in Galilea” (Matteo, 28, 7) da parte del Signore introduce nella vastità aperta dell’intera umanità (cfr. Matteo, 28, 16ss).
(Da pagina 36 del manoscritto)
Quel bimbo stretto in fasce
Maria avvolse il bimbo in fasce. Senza alcun sentimentalismo, possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio. La tradizione delle icone, in base alla teologia dei Padri, ha interpretato mangiatoia e fasce anche teologicamente. Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato, come vedremo ancora più dettagliatamente riflettendo sulla parola circa il primogenito. Così la mangiatoia veniva raffigurata come una sorta di altare.
Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia con un pensiero che, in un primo momento, appare quasi sconveniente, ma, esaminato più attentamente, contiene invece una profonda verità. La mangiatoia è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento. Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo — come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana. È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini.
Aperta la sessione autunnale della Conferenza Episcopale Siciliana
I lavori sono stati presieduti dal Cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, il quale in apertura di sessione ha scoperto una targa con la quale è stata intitolata al Card. Salvatore Pappalardo la sala dove si svolgono le riunioni, giusto riconoscimento per Colui che volle fortemente che la Cesi si dotasse di una sede propria, cosa che non tutte le Regioni ecclesiastiche italiane hanno.
Nel ringraziare i Direttori presenti per il lavoro svolto in questo quinquennio al servizio delle Chiese di Sicilia il Cardinale ha detto:
“Tutti lottiamo la mafia quando viviamo nella legalità. Chi dice di lottare la mafia non deve fare proclami, ma deve solo impegnarsi a far funzionare l’istituzione cui è preposto. Così – ha concluso Romeo – è anche per noi responsabili delle comunità ecclesiali”.
Intervistato poi dalla stampa presente circa l’attualità riguardante gli scandali legati alla corruzione nel mondo politico e amministrativo, il Presidente della Cesi ha poi dichiarato:
“La corruzione è un problema che in Sicilia sortisce gli effetti più gravi per via dei legami che ha con la malavita e con la politica.
Mi meraviglia che anche nell’attuale campagna elettorale si facciano discorsi generali, ma non si indichino sentieri concreti per ridurre quella che è una gigantografia economica e che vede in Sicilia un’assemblea regionale più numerosa di tutte le altre regioni di Italia, le spese dei partiti a quanto pare non rendicontate, gli enti pubblici come peso enorme e ormai insostenibile per la società.
Siamo in una situazione gravissima, la cosa pubblica continua a non funzionare in settori di grande importanza come per esempio quelli della Sanità e dell’Istruzione in vari livelli, e penso in particolare alle scuole professionali, etc…
La politica ascolti allora – aggiunge il cardinale Romeo – il grido di tanta gente sull’orlo della disperazione, di cui la Chiesa si fa portavoce, di chi non grida per le strade, ma che non ha più fiducia nel proprio avvenire. La gente aspetta una parola da noi. La crisi è globale e investe il mondo intero.
La Sicilia è una di quelle regioni in cui la situazione diventa drammatica.
Già quando si celebrarono i 50 anni dell’autonomia siciliana, l’episcopato siciliano ha redatto un documento in cui si poneva l’interrogativo: che ne abbiamo fatto della nostra autonomia, quella che doveva servire a creare dignità, a dare uno sviluppo, a creare un avvenire?
Ci troviamo ora costretti ad affrontare una situazione gravissima che coinvolge tutte le parti sociali. La crisi economia è solo la punta di un iceberg.
La crisi dei valori ne è all’origine.
Come ricostruire e mantenere quei valori che hanno caratterizzato la nostra sicilianità: la famiglia, l’attaccamento alla terra, il lavoro, il valore di uno sbocco comune per creare sviluppo?”.
I vescovi hanno poi voluto tributare un omaggio alla figura del compianto Mons. Carlo Di Vita, Direttore per tanti anni della Segreteria Pastorale della stessa Conferenza, per il suo impegno pluriennale nella organizzazione dei Convegni Ecclesiali regionali e del Convegno delle Chiese d’Italia.
A lui, alla presenza delle sorelle, è stata intitolata una delle sale della Sede.
Benedetto XVI apre il tredicesimo Sinodo dei Vescovi
Oggi, in Piazza San Pietro, l’apertura ufficiale del 13.mo Sinodo dei vescovi, dedicato alla nuova evangelizzazione, ovvero “l’orientamento programmatico – dice il Papa – per la vita della Chiesa, delle famiglie, delle comunità”. Oltre 400 i concelebranti che, assieme a Benedetto XVI, ribadiscono: “La Chiesa esiste per evangelizzare”
“L’evangelizzazione, in ogni tempo e luogo, ha sempre come punto centrale e terminale Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio; e il Crocifisso è per eccellenza il segno distintivo di chi annuncia il Vangelo: segno di amore e di pace, appello alla conversione e alla riconciliazione”.
La nuova evangelizzazione guarda principalmente a quei battezzati che si sono allontanati dalla Chiesa e vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana”.
“L’Assemblea sinodale che oggi si apre è dedicata a questa nuova evangelizzazione, per favorire in queste persone un nuovo incontro con il Signore, che solo riempie di significato profondo e di pace la nostra esistenza; per favorire la riscoperta della fede, sorgente di Grazia che porta gioia e speranza nella vita personale, familiare e sociale”.
Poi, prendendo spunto dal Vangelo odierno, Benedetto XVI pone l’accento su una “realtà già nota ma forse non pienamente valorizzata”, ovvero sul matrimonio tra uomo e donna che “costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi”, soprattutto per quello “scristianizzato”
“L’unione dell’uomo e della donna, il loro diventare ‘un’unica carne’ nella carità, nell’amore fecondo e indissolubile, è segno che parla di Dio con forza, con un’eloquenza che ai nostri giorni è diventata maggiore, perché purtroppo, per diverse cause, il matrimonio, proprio nelle regioni di antica evangelizzazione, sta attraversando una crisi profonda …
Il matrimonio è legato alla fede, non in senso generico bensì come “unione d’amore fedele e indissolubile”
“C’è un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio. E, come la Chiesa afferma e testimonia da tempo, il matrimonio è chiamato ad essere non solo oggetto, ma soggetto della nuova evangelizzazione”.
Alla fine il ricordo dei due nuovi Dottori della Chiesa:
lo spagnolo San Giovanni d’Avila, vissuto nel XVI secolo, “uomo di Dio che univa la preghiera costante all’azione apostolica”,
e la tedesca Santa Ildegarda di Bingen, del XII secolo, “donna di vivace intelligenza”, capace di “discernere i segni dei tempi”.
Questi e tutti i Santi, dice il Papa, sono “i veri protagonisti dell’evangelizzazione” ed anche “i pionieri ed i trascinatori della nuova evangelizzazione”
“La santità non conosce barriere culturali, sociali, politiche, religiose.
Il suo linguaggio – quello dell’amore e della verità – è comprensibile per tutti gli uomini di buona volontà e li avvicina a Gesù Cristo, fonte inesauribile di vita nuova. … [ ma i Santi insegnano anche che ] “solamente purificati, i cristiani possono ritrovare il legittimo orgoglio della loro dignità di figlio di Dio”
“Lo sguardo sull’ideale della vita cristiana, espresso nella chiamata alla santità, ci spinge a guardare con umiltà la fragilità di tanti cristiani, anzi il loro peccato, personale e comunitario, che rappresenta un grande ostacolo all’evangelizzazione, e a riconoscere la forza di Dio che, nella fede, incontra la debolezza umana.
Pertanto, non si può parlare della nuova evangelizzazione senza una disposizione sincera di conversione“.
Conclusa ad Assisi la nuova tappa del " Cortile dei Gentili "
Si è chiusa ieri sera ad Assisi una nuova tappa del “Cortile dei Gentili” dedicata al tema “Dio questo sconosciuto”.
Nel colloquio inaugurale tra il Presidente Napolitano e il cardinale Gianfranco Ravasi il rilancio di un dialogo che va oltre la fede, per ritrovare l’antropologia di base.
Molteplici le partecipazioni.
Il tutto esaurito per uno degli incontri più partecipati dedicato a “Contemplazione e meditazione“, con il filosofo Giulio Giorello e il priore di Bose, Enzo Bianchi. “Contemplare – ha ricordato Enzo Bianchi – significa sempre rivolgersi a ‘un altro’: anche se questo ‘altro’ per i non credenti non ha la maiuscola”.
Nel pomeriggio il grande tema della povertà con la sottolineatura dell’economista Luigino Bruni come la povertà nasca da un rapporto politico, relazionale, malato. La diseguaglianza non dipende dal Pil pro-capite e se non c’è l’abbraccio al lebbroso di Francesco non bastano gli investimenti per combatterla.
Il bilancio della nuova tappa del “ Cortile dei gentili” nella dichiarazione del Cardinale G. Ravasi:
“Da un lato, il discorso ha mantenuto il livello alto della comunicazione, il livello alto dei contenuti, il livello del quadro generale, della progettazione nella dimensione anche etica e politica nella terminologia più alta, nella dimensione anche religiosa più significativa. Dall’altra parte, però, c’è stata questa concretezza che è diventata soprattutto partecipazione, adesione, anelito quasi dell’assemblea che mai – in nessun’altra circostanza – ha vissuto questi temi con una sintonia, una simbiosi con chi parlava, con la convinzione che questi temi fossero nel profondo della propria esperienza. E’ per questo che il risultato è veramente straordinario. “
Poi, riguardo alla preoccupazione verso i giovani ha detto :
“In realtà, noi abbiamo i giovani che, è vero, hanno chiuso occhi e orecchie rispetto al mondo in cui siamo inseriti, proprio perché non trovano degli orizzonti aperti; tuttavia, io ho trovato …. una sorta quasi di apertura e di attesa. Per cui, noi generazioni precedenti e soprattutto il mondo della Chiesa e anche il mondo della cultura laica non dobbiamo questa volta cercare di deluderli e soprattutto non dobbiamo cercare di pensare che questa generazione giovanile sia una generazione, in pratica ormai scontatamente, non dico perduta, ma sicuramente da archiviare.”
Sul tema del dialogo inter-religioso le dichiarazioni di Enzo Bianchi:
“La Chiesa si fa dialogo.
Qui, abbiamo un’esperienza della Chiesa che si fa dialogo con tutti, con tutte le componenti di altre religioni, ma anche con quelli che non professano alcuna religione. E’ decisivo per il futuro dell’umanità che ci sia questa complicità tra credenti e non credenti nel cercare ciò che fa diventare l’uomo più uomo e, in questo senso, realizza anche la volontà e il piano di Dio sull’uomo. “
Poi riguardo alla pluralità dei metodi di contemplazione e meditazione:
“..Io credo che la pluralità dei metodi rappresenta tutte vie umane che possono servire anche alla meditazione e alla contemplazione cristiane. I cristiani devono solo ricordare che ciò che li salva non è un metodo, non è la meditazione, non è la contemplazione, ma ciò che li salva è ancora Gesù Cristo e soltanto Lui. Quindi, non scambieranno gli strumenti con ciò che è il fondamento. “