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XII Convegno Diocesano del Rinnovamento nello Spirito Santo


Il 30 settembre 2012 presso la parrocchia SS. Apostoli Pietro e Paolo e Santa Maria di Gesù di  Caltavuturo XII Convegno Diocesano del Rinnovamento dello Spirito Santo.
Saranno presenti il nostro Vescovo Mons. Viincenzo Manzella che presiederà la celebrazione Eucaristica, ilCoordinatore regionale Ignazio Cicchirillo, Pippo Viola del Comitato regionale, il Parroco Don Nicola Crapa, il sindaco Calogero Lanza, il relatore Padre Giuseppe Cassarino della Comunità Arca di Catania.
 
Sui link accanto si possono scaricare la Brochure e l’invito:  Brochure convegno – Invito

Il Teologo e i bambini

Un grandissimo teologo, dopo aver cercato Dio leggendo e rileggendo notte e giorno tutti i trattati , sconfortato si accostò alla riva del mare … e scrutava l’orizzonte cercando di cogliere la presenza di Gesù.
Ma restava solo col suo tormento. 
 Se solo si fosse girato verso un capannello di bambini schiamazzanti, disturbatori della sua ricerca … avrebbe visto che Gesù era proprio tra loro. (clik sulla vignetta per ingrandirla)
 

Il volto umano

Riportiamo un post di fratel Marco  apparso sul blog  dei Piccoli Fratelli di Jesus Caritas del 08 Settembre 2012 dal titolo ” il Volto Umano ” .
 Si contempla in modo semplice ma efficace come il nostro volto sia unico e diverso da quello di chiunque altro, la nostra personalità originalissima con il suo carattere specifico, il nostro corpo e i tratti del nostro cuore che sono solo nostri e non saranno mai di nessun altro sulla faccia della terra.
Ormai in tutte le parti del mondo le possiamo incontrare, le donne arabe, avvolte nei loro veli e nei loro lunghi abiti nei quali ad essere esaltato è il volto. L’unica parte scoperta che tutti possono vedere e spesso “contemplare” è il loro viso. Vivendo in Medio Oriente questa visione è più frequente perché le donne musulmane sono molto numerose.

Volti spesso assai belli costituiti di una carnagione scura, dai tratti delicati e profondi, occhi scuri e grandi che richiamano il senso del mistero, sorrisi affascinanti che risaltano la bellezza e l’armonia dell’intero viso. Con il loro intento, tipicamente islamico, di custodire la bellezza ed il segreto unicamente per il loro uomo, ci aiutano a guardare all’essere umano non come ad un oggetto, bensì come ad un mistero apparentemente inafferrabile e irraggiungibile: il volto dell’uomo.
Con questa immagine vogliamo esprimere quella domanda antica per lo meno quanto lo è la razza umana: chi è l’uomo? Chi è questa creatura così affascinante proprio perché unica, “fatta poco meno di un Dio” (Sal 8,6), della quale, secondo la tradizione, gli angeli stessi sono gelosi, e quale mistero porta nel suo intimo?
L’umanità di cui siamo impastati è davvero un dono grandioso che Dio ci ha fatto, il primo regalo divino che si esprime nel nostro volto unico e diverso da quello di chiunque altro, la nostra personalità originalissima con il suo carattere specifico, il nostro corpo e i tratti del nostro cuore che sono solo nostri e non saranno mai di nessun altro sulla faccia della terra. È la prima parola che Dio ha detto proprio a noi e la prima parola che Dio dice attraverso di noi.
Veniamo da una tradizione non troppo amica di questa natura umana nella quale spesso si è visto una specie di ostacolo al cammino spirituale della persona. Tutto ciò che aveva il sapore di naturale, istintivo, passava sotto il sospetto di peccato e doveva difendersi dall’accusa di essere fuorviante rispetto al cammino salvifico dell’uomo. Ma quale mistero mirabile è l’Incarnazione che fa sì che Dio prenda la forma dell’uomo ed assuma una umanità concreta originalissima, come è la nostra, e faccia sue tutte le caratteristiche della natura umana che troviamo inscritte nel nostro corpo e nel nostro spirito. Da allora non ci è più consentito di parlare della nostra umanità come di un limite, ma anzi siamo chiamati a vedere in essa appunto quella rivelazione di un volto ancora più misterioso e più grande: quello del Dio-uomo, quello di Gesù Cristo.
Mi hanno sempre colpito, soprattutto in questa terra orientale, le immagini della tradizione ecclesiale ortodossa, le icone. In molti casi sono la “scrittura”, la descrizione del volto di Cristo. Soffermandosi a contemplare quel volto si scorgono i tratti di una umanità specifica, la bellezza di un uomo scritta attraverso dei tratti che sono forse un po’ distanti dal nostro gusto occidentale. Ma dietro tali tratti si scorge allo stesso tempo la rivelazione del mistero del Dio incarnato e dell’uomo divinizzato. In altre parole guardando a quel volto si può scorgere il volto di Dio ed anche il mio.
Possono apparire riflessioni astratte e distanti dalla vita quotidiana ma non è così. A rivelarci primariamente il volto di Dio è proprio l’uomo, quello che incontriamo ogni giorno accanto a noi, quello che fa parte del mondo delle relazioni più strette, l’uomo che noi stessi siamo. Attraverso i rapporti di amicizia, di amore, di lavoro, possiamo incontrare il Dio che si fa carne e si fa storia e che viene a salvarci. Allo stesso tempo però dobbiamo subito aggiungere che è il volto di Dio che ci dice chi sia realmente l’uomo, quale strada è chiamato a percorrere per essere autenticamente sé stesso.
È famosa a questo proposito la frase di un tale, molto noto da queste parti, Ponzio Pilato, che inconsapevolmente fa una affermazione di una portata rivelatrice a lui stesso sconosciuta. Quando fa affacciare Gesù dal terrazzo del pretorio perché la folla possa vedere il suo volto e il suo corpo, per altro ferito e segnato dalle percosse e le frustate che rappresentano le vicissitudini di un’intera vita, dice: “Ecce homo!”. “Ecco l’uomo!” (Gv 19,5). Non è solo l’affermazione di chi proclama che è lui l’uomo in questione, da giudicare, se lasciarlo vivere o farlo morire, ma è la frase di chi attesta che in lui, in quel volto e in quel corpo specifici provati dalla vita, si rivela il volto ed il mistero dell’uomo.
Se vogliamo incontrare veramente Dio non possiamo saltare la nostra umanità e la persona del fratello e se vogliamo essere veramente uomini non possiamo trascurare il rapporto con la persona di Cristo.
Per questo, a mio avviso, tra tutti gli uomini e le donne del suo tempo, Gesù ha prediletto i bambini e i poveri. Perché in loro l’immagine dell’umanità e l’immagine del mistero erano più “pure”, più vicine all’essenziale, proprio perché non avevano molti mezzi su cui contare e che potevano anche allontanare da quel nucleo centrale in cui umanità e divinità si incontrano. Per questo i ricchi si trovano nella condizione paradossalmente più povera e più insidiosa. Per questo ha percorso le strade della Galilea risanando e guarendo uomini e donne di tutte le nazionalità e condizioni sociali. Per questo chi non si riconosce tra i “malati”, tra i poveri, non può incontrare la sua salvezza.

Don Domenico Sausa nuovo parroco di Campofelice di Roccella

Domenica prossima, XXV del T.O,  con la celebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Vescovo Mon. Vincenzo Manzella, Don Domenico Sausa inizierà il suo ministero pastorale nella Parrocchia Santa Rosalia di Campofelice di Roccella, sede vacante dopo la nomina di Don Francesco Casamento a Direttore della Segreteria Regionale della Conferenza Episcopale Siciliana.
Don Domenico proviene dalla comunità di Montemaggiore Belsito che lo ha salutato così:
«Grazie per aver dispensato a piene mani il tuo ministero sacerdotale nella nostra comunità ,prima come coadiutore del non dimenticato padre Sclafani, poi come amministratore parrocchiale e dall’undici febbraio 2006 come parroco. Grazie dai nostri ammalati che hai seguito e visitato con sollecitudine e amore di pastore; grazie dai nostri bambini che hai seguito con amore di padre in tutte le fasi della loro vita sacramentale; grazie dai giovani che in te hanno trovato un punto di riferimento e che hai sempre spronato ad impegnarsi e a vivere la vita vera; grazie dalle confraternite che hai rivitalizzato e rilanciato facendoci capire che la loro importanza non è dovuta al loculo ma alla partecipazione attiva alla vita della chiesa; grazie dai catechisti di cui sei stato guida costante e maestro; grazie dai ministri straordinari che dal tuo esempio e dal tuo insegnamento hanno capito l’importanza dell’essere servitori dei fratelli non in nome proprio ma in nome della comunità; grazie dall’intera comunità montemaggiorese di cui più volte ti sei definito figlio …».
A Don Domenico  l’augurio di essere nella comunità di Campofelice, come diceva il compianto Don Angelino Mazzola,  colui che serve e lava i piedi a tutti, colui che arriva con le mani vuote, stimando unica ricchezza la comunità tutta.

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