Vangelo Domeniche e Festività
II Domenica del T.O. – Maria percepisce il gemito inespresso del mondo e lo esprime semplicemente: “Non hanno più vino".
Al centro del racconto delle nozze di Cana c’è Maria.
Persino Gesù e i discepoli appaiono in una luce più sfumata. Per l’evangelista la figura della madre è senza dubbio centrale, ed è da lei che l’attenzione si proietterà poi su Gesù.
Il miracolo, la manifestazione della gloria di Cristo passa attraverso la madre.
Nel racconto evangelico tutti hanno qualcosa da fare: chi nella cucina, chi al servizio, chi agli strumenti musicali. Soltanto Maria vede l’insieme, ha il colpo d’occhio e capisce che cosa di essenziale sta succedendo e che cosa di essenziale sta mancando. Questo è lo spirito contemplativo di Maria, il suo dono della sintesi, la capacità di attendere alle cose particolari.
Certamente anche lei avrà avuto qualche impegno di aiuto materiale: tuttavia badava alle singole cose e contemplava il colpo d’occhio cogliendo la situazione.
Maria percepisce il gemito inespresso del mondo e lo esprime semplicemente: “Non hanno più vino”. E’ l’unica a dire questa parola. E’ probabile che altri se ne stessero accorgendo ma come in un sogno: vedono che qualcosa sta venendo meno, e non sapendo come fare, preferiscono proseguire fingendo di niente.
Questo meraviglioso dono contemplativo dovrebbe desiderarlo ogni donna: non è la perizia, la destrezza nel fare questo o quello, la specializzazione delle capacità umane, ma è una percezione complessiva, che sa conservare il senso del tutto.
Il carisma di Maria è lo sguardo confortante all’insieme del corpo ecclesiale, che la rende attenta per tutti i punti dolenti e pronta ad esprimerli, a provvedere, avvisando chi di dovere, facendo intervenire altri. A Cana infatti Maria non provvede direttamente alla necessità del vino, ma la mette in luce, la pone in rilievo e l’affida al Figlio.
Maria ci deve aiutare a scoprire ciò che manca, non per accusare o recriminare, ma per soffrire e per amare. E anzitutto deve aiutarmi a scoprire quello che manca in me, quel “non so che” che dà il di più: forse sono piccole cose che mi mancano, piccoli passi che devo compiere nella disciplina del corpo, dello spirito, della mente, piccoli perdoni, piccole rinunce da vivere, piccole tensioni da coprire o piccole parole da frenare. Forse mi manca poco perché si manifesti il buon vino.
Maria è sicura del suo figlio, perché è il Figlio di Dio.
Forse è questa certezza a cui veniamo meno più facilmente. Magari ci accorgiamo della mancanza del vino, magari ci immedesimiamo un po’ tristemente nella secchezza della nostra vita, delle nostre comunità, delle nostre chiese locali. Non riuscendo tuttavia a passare il guado della fede, ci arrestiamo nella considerazione amara della situazione oppure cerchiamo delle soluzioni inadeguate. Non crediamo abbastanza, ci manca quel salto di qualità che non consiste nel cercare la chiave del tesoro nascosto, bensì nella sicurezza in Gesù anche nelle cose più semplici, anche nelle espressioni più immediate della vita.
(Cardinale Carlo Maria Martini, in Maria, la donna del suo popolo 1984))
Domenica 13 Gennaio: Battesimo del Signore. Tutto il tuo passato … è già sepolto, sommerso con Cristo nell’acqua del tuo Battesimo.
Dopo essersi manifestato ai poveri nel Natale e ai Magi, cioè alle genti della terra, nell’Epifania, oggi Gesù si manifesta al popolo di Israele nell’evento del Battesimo.
Più in generale, però, ricevendo l’immersione da parte di Giovanni il Battezzatore, Gesù rivolge a tutti gli uomini l’annuncio scandaloso della misericordiosa condiscendenza di Dio: nella sua ricerca di comunione con l’uomo, Dio scende fino a raggiungere l’uomo là dove i sentieri tortuosi della vita e i suoi peccati possono condurlo…
… [ E nella ] fila di peccatori, che si recano da Giovanni confessando i propri peccati e accettando il segno escatologico del battesimo, c’è Gesù, pienamente solidale con i peccatori, confuso tra di loro.
È la prima immagine pubblica di Gesù consegnataci dai quattro vangeli: Gesù ha iniziato il suo ministero attraverso questo abisso di svuotamento e di umiliazione (cf. Fil 2,6-8), e ciò è parso scandaloso a tal punto che alcuni cristiani delle più antiche generazioni, pur non potendo ignorare questo evento, hanno cercato di attutirlo o minimizzarlo.
Luca, per esempio, evoca appena l’immersione di Gesù, cercando quasi di metterla tra parentesi: «Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera…». Si tratta invece di accogliere in tutta la sua forza lo scarno dettato del vangelo secondo Marco, quello più antico: «In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni» (Mc 1,9). È inaudito il fatto che Gesù, colui che è «senza peccato» e viene da Dio, si presenti in mezzo ai peccatori e si ponga tra loro per andare a ricevere un’immersione in vista della remissione dei peccati: ma nella storia è accaduto esattamente questo!
….. Era difficile pensare che Dio amasse i peccatori ma, perché non vi fossero dubbi in proposito, Gesù ce lo ha mostrato come primo gesto della sua vita pubblica! Anzi, l’evento dell’immersione di Gesù anticipa tutto il senso della sua vita, missione e predicazione, fino alla morte: sempre infatti troveremo Gesù in mezzo ai peccatori, capace di portare tra loro l’amore e la comunione di Dio, e sulla croce insieme a lui verranno crocifissi «due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra» (Lc 23,33)… ( E. Bianchi )
Mi chiedi talvolta dove sia la sorgente, dove sia la gioia della speranza.
Ti risponderò: tutto il tuo passato, perfino l’istante appena trascorso, è già sepolto, sommerso con Cristo nell’acqua del tuo Battesimo. Non volgere lo sguardo indietro; in ciò consiste una parte della libertà del cristiano che è la libertà di correre avanti. Rinuncia a guardare indietro.
Se la tua immaginazione ti presenta l’immagine distruttrice del passato, sappi che Dio non ne tiene più conto, e questo anzitutto in grazia del Battesimo e poi in grazia del sacramento della Penitenza, che rinnova in noi la prima grazia di purificazione. (Frére Roger Schutz)
Epifania: per vedere bisogna aprire gli occchi, guardare e, quando si è visto, l'immobilismo non è più giustificabile … Dio bisogna cercarlo !
( In occasione della solennità dell’Epifania, riportiamo alcuni brani di varie omelie di Paolo VI, quando era arcivescovo di Milano. I brani so tratti dall’omelia del Cardinale Tettamanzi nella festività dell’Epifania del 2005 )
«L’apparizione di Dio nel mondo non si manifesta propriamente come la luce fisica, cioè per ogni verso e in modo obbligante l’occhio ad accoglierla; ma si manifesta, direi […] a fasci, a coni luminosi, a strati: chi non entra nella zona percorsa dalla luce, non s’accorgerà ch’essa passa sul suo capo, ch’essa lo sfiora vicina. Per vedere bisogna aprire gli occhi, almeno, bisogna guardare.
C’è di più: quando s’è visto, bisogna muoversi. Come i Magi. Bisogna andare a Cristo venuto» (Card. Montini : Omelia per il pontificale dell’Epifania, 6 gennaio 1956)…
[ Sì, l’apparizione di Cristo, la rivelazione del suo mistero] , «genera una responsabilità… l’immobilismo non è più giustificabile» È una responsabilità, quella della fede, che si esprime anzitutto nella «ricerca di Cristo, di Dio, della verità»: una ricerca di cui i Magi sono per tutti noi di esempio quanto mai luminoso ed attraente.
Essi – annota il futuro Paolo VI – «cercano una soluzione convergente del loro pensiero con il fatto storico e reale della nascita del Messia; cercano vegliando e studiando i cieli, desumono cioè anche dalla osservazione della natura e dalla scienza umana il segno indicatore; cercano impegnando il loro tempo e sacrificando la loro tranquillità; cercano la testimonianza umana della voce divina; cercano perseverando nell’alternarsi della luce celeste e dell’insegnamento umano; cercano senza vergognarsi dello scopo del loro pellegrinare e senza scandalizzarsi di non aver precursori e seguaci quelli più informati di loro; cercano e trovano nella gioia e nell’umiltà; cercano e trovano per adorare e per dare, felici di offrire e di scomparire» (Omelia durante il pontificale dell’Epifania, 6 gennaio 1957, in DSM, p. 1146).
….. I Magi ci dicono «che Dio bisogna cercarlo: l’ignoranza, l’inerzia, l’indifferenza, l’agnosticismo, il dubbio sistematico, la noia raffinata, lo spiritualismo pago delle sue interiori esperienze, la riduzione del sapere alla sola conoscenza del dato sensibile e di evidenza razionale, e tante altre espressioni della areligiosità moderna sono accusate dai Magi come abdicazione del pensiero umano al suo fine principale, al dovere primo della vita: conoscere Dio» (ivi, in DSM, pp. 1146-1147).
… «per conoscerlo bisogna fare qualche cosa: pensare, studiare, istruirsi, pregarlo» .. . (ivi) e che occorre sempre più «progredire nella conoscenza e nell’intelligenza delle cose di Dio». E questo perché, «l’atto di fede non ci dispensa dallo studio della verità religiosa, ed ecco la teologia; dal culto della verità religiosa, ed ecco la meditazione; dall’amore della verità religiosa, ed ecco la preghiera; dalla coerenza con la verità religiosa, ed ecco la virtù e la vita cristiana» (ivi, in DSM, p. 1149).
Ma la responsabilità della fede non si ferma alla ricerca e alla conoscenza di Dio. La fede esige di essere conservata e, nello stesso tempo, di essere approfondita. … [ I Magi, ad un certo momento, hanno perso di vista la stella, ma non per questo hanno smesso di cercare il nato re dei Giudei: non hanno dimenticato ciò che avevano visto e che aveva fatto muovere i loro passi; hanno continuato a credere all’importanza e alla verità di quel segno; vi sono rimasti fedeli e, con caparbia ostinazione, hanno continuato a cercare. Con il loro comportamento ci insegnano che ] «bisogna non mai rifiutare ciò che abbiamo una volta conosciuto essere vero. Bisogna essere fedeli alla fede», come diceva il cardinale Montini nell’Epifania del 1961 (Omelia nel pontificale dell’Epifania, 6 gennaio 1961, in DSM, p. 4040).
«Ma conservarla non basta, la fede; bisogna studiarla, bisogna approfondirla, bisogna seguirne le interiori e vitali esigenze. Spesso anzi la fede si perde, perché non si nutre di sufficiente alimento di pensiero e di studio. La fede è un inizio di verità che deve crescere… Ricordiamo […] che ancor più del dubbio la verità è feconda; la verità è inesauribile. Possederla costituisce dovere di ulteriore ricerca. Possederla apre il colloquio spirituale, suscita fervore interiore. Possederla crea obbligo di conformarvi la vita… Si classifica qui perciò l’obbligo d’un continuo studio della verità della fede e d’uno sviluppo sempre nuovo e progressivo della cultura cattolica» (Omelia nel pontificale dell’Epifania, 6 gennaio 1961, in DSM, pp. 4040-4041).
Questo dovere di approfondire la fede, di farla diventare sempre più una “fede pensata”, capace di rendere ragione di sé di fronte al mondo e in grado di innervare e animare le vicende delle persone, della società e della storia si presenta quanto mai urgente e indilazionabile nel nostro contesto culturale, spesso impermeabile, o addirittura contrario e ostile ai valori e alle esigenze del Vangelo e della stessa razionalità umana.
1 Gennaio: Maria S.S. Madre di Dio
La prima domenica del nuovo anno si apre con la buona notizia: quelli che la religione considera i più lontani da Dio, in realtà per Gesù, per il vangelo, sono i più vicini a Dio.
« I pastori vanno e riscontrano che quanto è annunciato, è vero. … E divengono talmente servi della Parola che annunciano non solo meraviglie ma comunicano lo stesso trasporto che li ha presi.
Maria, percepisce e ne viene presa e custodisce queste cose e le riscontra nel suo cuore. Non basta che lo Spirito si posi su di noi ma occorre custodire lo Spirito e confrontarlo con la Scrittura che non fa altro che comunicarlo sempre più.» ( D. G. Dossetti )
« Ma la nostra attenzione oggi va in particolare all’ultimo versetto del brano evangelico: «Quando si compirono gli otto giorni prescritti per la circoncisione, al bambino fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre».
È meditando su queste parole che possiamo approfondire la nostra contemplazione del mistero del Natale, il mistero dell’umanizzazione di Dio attraverso la venuta di Gesù nella carne in mezzo a noi.
Otto giorni dopo la sua nascita, Gesù viene circonciso, con il gesto che lo rende appartenente al popolo dell’«alleanza santa» stipulata con Abramo (cf. Gen 17,10-11).
Nella carne di Gesù quella ferita incancellabile indica il suo essere figlio di Abramo, in alleanza perenne con il suo Dio: potremmo dire che quel segno inciso nel corpo di Gesù narra il suo essere ebreo, ed ebreo per sempre.
Luca ricorda questo evento per mostrare che la promessa fatta ai padri ora si è compiuta (cf. Lc 1,72-73); d’altra parte questo segno verrà trasceso dalla Nuova Alleanza, per la quale è necessaria la circoncisione del cuore, esigenza già predicata dai profeti (cf. Ger 4,4) e poi portata definitivamente a compimento da Gesù lungo tutta la sua vita (cf. Col 2,11)…
Insieme alla circoncisione, Gesù riceve anche il nome, che si rivela conforme all’annuncio dell’angelo (cf. Lc 1,31). Giuseppe e Maria lo chiamano, appunto, Gesù, Jeshu‘a, che significa “il Signore salva” e, quindi, Salvatore …
.È nella forza di questo nome che Gesù vivrà tutta la sua vita a servizio degli uomini suoi fratelli, il suo «passare in mezzo a loro facendo il bene e guarendo, perché Dio era con lui» (cf. At 10,38); è questo il Nome santo in cui gli uomini saranno salvati (cf. At 2,21; 4,12), il Nome attraverso il quale saranno operati segni, il Nome grazie al quale il regno di Dio si estenderà e Satana sarà costretto ad arretrare (cf. Lc 10,17; At 3,6).
«Nato sotto la Legge», Gesù è però anche «nato da donna» (cf. Gal 4,4), e quella donna è Maria, la vergine di Nazaret scelta da Dio.
È per opera dello Spirito santo che Maria è diventata gravida, è per volontà di Dio che ha partorito quel Figlio che solo Dio poteva donare all’umanità.
L’Altissimo si è fatto bassissimo, l’infinito si è fatto finito, l’immortale si è fatto mortale, e questo nel grembo di Maria.
Sì, lo Spirito ha assunto la capacità di Maria di essere madre e ha trasformato la sua maternità in maternità divina: il frutto benedetto del ventre di questa donna è Gesù, la benedizione promessa ad Abramo e ora fatta carne, affinché tutte le genti siano benedette (cf. Gen 12,3) » ( E. Bianchi)
«Oggi celebriamo la Maternità di Maria. Questa maternità gloriosa, strumento di salvezza, non possiamo disgiungerla dall’Incarnazione, dalla Circoncisione e dal Nome. Entrando in contatto con questa maternità, iniziamo a essere partecipi della benedizione in Gesù.
Il mistero della sua natività, dell’adorazione dei pastori, di Maria, della circoncisione, del Nome è legato fin dal principio a un segno di sangue.
Qual è il punto di vincente tra la devozione imperfetta con Maria e il vero rapporto con lei? È accettare che la rinascita avvenga attraverso il sangue.
Maria …. non può e non vuole dispensarci, da un rapporto di sangue.
Questo non l’ha fatto con Gesù e, non può farlo con noi perché custodisce nel cuore tutto il disegno di Dio. Tanto più è intimo il rapporto con Dio, Maria non si frappone al disegno di Dio, ma ci aiuta a realizzarlo. Ci accompagna e ci ottiene lo spirito della fortezza per realizzare il disegno di Dio.
A Maria dobbiamo chiedere che non ci eviti il martirio, ma che ci conforti a sostenerlo.
Questo lo fa non solo nei confronti di ciascuno ma in rapporto alla Chiesa: non evita alla Chiesa il martirio ma ottiene alla Chiesa la Pentecoste dove lo Spirito ci è dato perché possiamo testimoniare il nome di Gesù.
Maria assistendo gli Apostoli non ottiene che siano tolti dal martirio ma che siano segnati dal fuoco dello Spirito. Non ha evitato al Cristo la morte ma lo ha consolato con la sua presenza». ( d. G. Dossetti, appunti di omelia, 1.1.1972)