Vangelo Domeniche e Festività
II DOMENICA DI AVVENTO – Il Signore è l’unico che rallenta il passo quando sperimenti che tutti ti scavalcano e ti superano.
L’invito Consolate, consolate il mio popolo della PRIMA LETTURA, da lungo atteso, trova nei profeti un immediato ascolto e si propaga velocemente lungo la distanza che separa gli esiliati da Gerusalemme, parlando al cuore del popolo di Dio e di ciascun credente A loro l’invito di appianare la via del deserto dove dovrà passare il popolo. Qui si attueranno le meraviglie della prima uscita, quella dall’Egitto. Di glorificare la Parola di Dio, che non viene mai meno, che è simile al fiore. Di annunciare con forza l’immediata venuta del Signore che si presenterà come umile del pastore, che conduce il suo gregge, e nello stesso tempo come il Signore vittorioso sui suoi nemici.
I DOMENICA DI AVVENTO – Vegliare è un esercizio faticoso … ma è un esercizio generato e sostenuto da una speranza salda:qualcuno che, amato, invocato, ardentemente desiderato, sta per venire.
La PRIMA LETTURA comincia con un’affermazione molto forte: la paternità di Dio si esprime nella redenzione: da sempre ti chiami nostro redentore. Poi una domanda: «perché ci lasci vagare?», espressione che rivela una grande sofferenza. Segue poi l’implorazione di una Teofania di Dio, invocazione che anima la speranza che il Signore discenda squarciando i cieli, superando le precedenti teofanie ( come quella del Sinai). Venendo ad abitare tra noi, il popolo, come argilla, si farà trasformare in nuove creature. La supplica apre il cuore alla speranza fondata su quel legame indissolubile che fa di Dio il Padre del popolo, che non può abbandonare. Continua a leggere
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo – Io spero che un amore di Dio crei sorprese per l’ultimo giorno anche per i cattivi
Nella PRIMA LETTURA l’affermazione che Il Signore Dio non pasce più il suo gregge per interposta persona ma direttamente e la sua prima azione è quella di cercare le sue pecore, disperse dai cattivi pastori, come è detto nella prima parte del Capt 34. Il Signore le trova … lasciandosi trovare da loro. Inoltre, non si accontenta di radunare il suo popolo disperso, ma va, soprattutto a recuperare le pecore perdute. Dal momento che, anziché pascere il gregge, hanno pasciuto se stessi (cfr. v. 8), il Pastore li distrugge, come accade al servo malvagio. Per questo Egli dichiara: le pascerò con giustizia. Egli compie il suo giusto giudizio sul suo gregge, togliendo di mezzo ad esso ogni forma d’iniquità e di oppressione. Continua a leggere
XXXIII Domenica del T.O. – Il talento nel suo bene ultimo è il Figlio suo comunicato nella misura di fede che ci è data di Lui.
Nella PRIMA LETTURA l’elogio della donna. In lei contempliamo il mistero della Sposa di Cristo, come vertice di tutta la creazione.
In questa donna è raffigurata la Chiesa, la cui bellezza e grazia si riflettono in ogni donna che teme Dio, opera con le sue mani, custodisce la sua casa e fa fruttificare la sua attività.
Mentre grazia e bellezza, legati agli elementi di questo mondo con cui le altre figlie tengono schiavi gli uomini (cfr. Gal 4,3), sono falsità e vanità; la bellezza della Sposa di Cristo è riflesso della bellezza dello Sposo, il più bello tra i figli degli uomini che comunica grazia e gloria a coloro che ama e lo amano, trasfigurando il corpo della loro miseria per renderlo conforme alla sua gloria ( Fil. 3,21).