Vangelo Domeniche e Festività
XII DOMENICA DEL T.O – Il Padre si prende cura di noi, perché grande è il nostro valore ai suoi occhi.
Il testo della PRIMA LETTURA è in rapporto all’Evangelo sulla necessità di proclamare la Parola e questo porta a un contrasto violento con quelli che hanno il potere, all’abbandono in Dio e alla sicurezza di essere protetti.. (Don G. Dossetti: appunti di omelia, Gerico, 22.6.1975)
Nella SECONDA LETTURA [ risuona la parola] “abbondanza” che nel brano di oggi brano viene ripetuta tre volte. Dio dà nell’abbondanza. .. Dio non è un Dio meschino: lui non conosce la meschinità, lui dà tutto. Dio non è un Dio fermo: egli guarda, aspetta che noi ci convertiamo. Dio è un Dio che esce: esce a cercare, Continua a leggere
SS. CORPO e SANGUE di CRISTO – Carne da masticare e sangue da bere sono la condizione in cui Gesù si consegna a noi, in cui Dio si dà a noi, raggiungendoci là dove siamo e non chiedendo a noi di salire alla sua condizione divina
La parte iniziale della PRIMA LETTURA sembra voler collegare il “ricordo” alla grande “pedagogia” con la quale il Signore ha fatto crescere e ha condotto il suo popolo nel deserto, che è il simbolo e l’orizzonte di una storia dove tutto quello che siamo e abbiamo viene a noi dalla bontà di Dio e dal suo amore per noi. La seconda parte esamina la pericolosità della dimenticanza e in maniera del tutto esplicita ci rivela la forma più profonda e insidiosa di idolatria, che è l’autoidolatria. Essa può affermarsi nella sua forma più istintiva a livello individuale, e può dilatarsi in forme di autoidolatria collettiva, come l’esaltazione di una nazione, o di una ideologia, o di una razza.( G. Nicolini).. Continua a leggere
SS. TRINITA’ – L’unità divina non può essere quella solitaria dell’autocrate, ma l’unità della comunione, nella quale la distinzione arricchisce, non indebolisce l’unità.
Nella PRIMA LETTURA le prime parole di un passo biblico che è stato definito da un esegeta francese, André Gelin, «la carta d’ identità di Dio».
.. È l’ alba, Mosè si è arrampicato lungo le pendici erte e pietrose del monte Sinai, reggendo tra le mani le due tavole marmoree che dovranno accogliere il nuovo Decalogo, dopo che le precedenti erano state spezzate di fronte all’ idolo del vitello d’ oro eretto dal popolo (Esodo 32,19-20). La vetta della montagna sacra è immersa nelle nubi.
Mosè le varca e si trova nell’ oscurità che all’ improvviso è squarciata da una voce possente. È Dio stesso che si autopresenta dicendo: « Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» … all’ira e ricco di amore e di fedeltà» … Continua a leggere
PENTECOSTE – Lo Spirito non vuole che il ricordo del Maestro sia coltivato in gruppi chiusi, in cenacoli dove si prende gusto a “fare il nido”
«Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito» (1 Cor 12,4). Così scrive ai Corinzi l’apostolo Paolo. E prosegue: «Vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio» (vv. 5-6). Diversi e uno: San Paolo insiste a mettere insieme due parole che sembrano opporsi. Vuole dirci che lo Spirito Santo è quell’uno che mette insieme i diversi; e che la Chiesa è nata così: noi, diversi, uniti dallo Spirito Santo.
Andiamo dunque all’inizio della Chiesa, al giorno di Pentecoste. Guardiamo gli Apostoli: tra di loro c’è gente semplice, abituata a vivere del lavoro delle proprie mani, come i pescatori, e c’è Matteo, che era stato un istruito esattore delle tasse. Ci sono provenienze e contesti sociali diversi, nomi ebraici e nomi greci, caratteri miti e altri focosi, visioni e sensibilità differenti. Continua a leggere