Vangelo Domeniche e Festività
VI Domenica del T.O. – E’ benedetto l’uomo che confida nel Signore .. che abbandona l’effimero.. che si fa povero con i poveri
Il brano della PRIMA LETTURA fa parte di una pericope più ampia (5-10) che contrappone le due situazioni dell’uomo benedetto e di quello che è maledetto.
Al v 5 è lapidaria la dichiarazione che fonte di maledizione è la fiducia dell’uomo nell’uomo. In questo modo egli vive nella maledizione generata dalla morte.
L’ostinato rifiuto del Signore e la ricerca sempre più appassionata della forza insita in se stessi, ..porta a vivere in situazioni sempre più aride e pregne di maledizione. Continua a leggere
V Domenica del T.O. – Gesù ci libera dalla delusione e dallo scoraggiamento e ci apre a diventare testimoni della sua parola.
Nella PRIMA LETTURA risuona l’espressione “Io vidi il Signore”!
[…] Il profeta è inevitabilmente e radicalmente “confrontato” con tale gloria divina, che rivela ed evidenzia l’abisso che lo separa da Dio: egli è infatti “uomo dalle labbra impure” che vive “in mezzo ad un popolo dalle labbra impure”!!
[..] La creatura umana di per sé non è avvicinabile a Dio!
IV DOMENICA DEL T.O. – Persecuzione e sconfitta non possono arrestare il cammino e la fecondità della azione profetica di Gesù
Nella PRIMA LETTURA è puntualizzato come la Parola e l’incontro con essa sono assoluta iniziativa di Dio; se Lui non parla … tutto tace. L’elezione di Dio, cioè la decisione divina di visitarci e di investirci con la sua Parola, “precede” i nostri tempi, cioè precede ogni nostra possibilità di previsione, preparazione, addirittura precede la nostra stessa esistenza. Quello che il Signore chiede a Geremia e a ciascuno di noi: non un’opera qualsiasi, ma la “Sua” stessa opera. Continua a leggere
III Domenica del T.O. – Gesù nella sinagoga non spiega .. non usa parole ..ma proclama il primato dell’amore che in Lui si compie!
Le parole annunciate nella PRIMA LETTURA pongono la base dell’omelia come prolungamento dell’ascolto:«…L’omelia è un’istruzione, un vero e proprio, magistero, che, a partire dalla Parola, finisce coll’abbracciare tutti gli ambiti dell’esistenza presente, ma in tensione verso le speranze eterne» (Sr. M. Gallo, Da Sete del Dio vivente, omelie rabbiniche su Isaia, p. 28-29).
Nel brano proclamato il passaggio tra l’esilio e il ritorno alla terra dei padri avviene con questo atto solenne della lettura della Parola di Dio che provoca il pianto proprio perché la Parola è il supremo giudice. Continua a leggere