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Leggiamo, una pagina al giorno, il libro “ PREGARE LA PAROLA” di Enzo Bianchi. Per accedervi click sulla voce del menu “ PREGARE LA PAROLA” o sull’icona che scorre di seguito .

Vangelo Domeniche e Festività

Solennità di Cristo Re – La sua signoria di amore trasforma il peccato in grazia, la morte in risurrezione, la paura in fiducia.

buon-ladrone-2La solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo corona l’anno liturgico e questo Anno santo della misericordia.
Il Vangelo presenta infatti la regalità di Gesù al culmine della sua opera di salvezza, e lo fa in un modo sorprendente. «Il Cristo di Dio, l’eletto, il Re» (Lc 23,35.37) appare senza potere e senza gloria: è sulla croce, dove sembra più un vinto che un vincitore.
La sua regalità è paradossale: il suo trono è la croce; la sua corona è di spine; non ha uno scettro, ma gli viene posta una canna in mano; non porta abiti sontuosi, ma è privato della tunica; non ha anelli luccicanti alle dita, ma le mani trafitte dai chiodi; non possiede un tesoro, ma viene venduto per trenta monete. Continua a leggere

XXXIII Domenica del T.O. – Dio nasce nelle cose vive non nei templi morti, non nelle statue, non nei crocifissi dove si è come calcificata la nostra cupidigia dell'assoluto.

1280px-francesco_hayez_017I l Vangelo oggi ci presenta due immagini apparentemente contrastanti: una, carica di violenza (guerre, terremoti, tradimenti); l’altra rassicurante ( «neppure un capello del vostro capo andrà perduto»).
La prima immagine è uno sguardo molto realistico sulla storia, spesso fatta di violenza, in tutte le sue forme, che distrugge non solo le cose, ma anche e soprattutto le persone.
La seconda immagine – racchiusa nella rassicurazione di Gesù – ci dice quale atteggiamento deve avere il cristiano nel vivere questa storia, caratterizzata da violenza, ma anche da gesti di grande generosità; da arroganza, ma anche da atteggiamenti di forte solidarietà. ( N. Galantino )
Nella prima parte Gesù …. prende spunto dalle espressioni di ammirazione della gente per la bellezza del santuario e delle sue decorazioni (cfr v. 5) e dice : «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta»  ..Lui però non vuole offendere il tempio, ma far capire, a loro e anche a noi oggi, che le costruzioni umane, anche le più sacre, sono passeggere e non bisogna riporre in esse la nostra sicurezza.
Quante presunte certezze nella nostra vita pensavamo fossero definitive e poi si sono rivelate effimere! D’altra parte, quanti problemi ci sembravano senza uscita e poi sono stati superati! ( Papa Francesco )
Dio nasce nelle cose vive non nei templi morti, non nelle statue, non nei crocifissi dove si è come calcificata la nostra cupidigia dell’assoluto.
Noi dobbiamo vedere Dio nella freschezza fragile del mattino e quindi attorno a noi, nelle persone, nelle vicende familiari, nel bambino che nasce, in due che si amano, in due popoli che si incontrano, nelle dittature che cadono. Tutto questo è il Dio che nasce, il regno di Dio che viene.  ( Ernesto Balducci – da: “Gli ultimi tempi” vol. 3 )

Gesù non vuole negare la bellezza del tempio, né decretarne la distruzione, ma vuole avvertire i discepoli: il tempio, sebbene sia casa di Dio, sebbene sia una costruzione imponente, non deve essere oggetto di fede né inteso come una garanzia, una sicurezza. Purtroppo, infatti, il tempio di Gerusalemme era diventato destinatario della fede da parte di molti contemporanei di Gesù: non al Dio vivente ma al tempio andava il loro servizio, e la loro fede-fiducia non era più indirizzata al Signore, ma alla sua casa, là dove risiedeva la sua Presenza…
[…] Le parole di Gesù sono fedeli all’annuncio dei profeti, che più volte avevano ammonito i credenti, mettendoli in guardia dal rischio di trasformare uno strumento per la comunione con Dio in un inciampo, un luogo idolatrico, una falsa garanzia di salvezza. E Gesù con il suo sguardo profetico vede che il tempio andrà in rovina, sarà distrutto, non sarà capace di dare salvezza a Israele.
Di fronte a questo annuncio del loro Maestro, i discepoli hanno una reazione di curiosità: “Quando accadrà questo? Ci sarà un segno premonitore?”.
A questi interrogativi Gesù non risponde puntualmente, non formula predizioni, ma piuttosto avverte i discepoli su come è necessario prepararsi per “quel giorno” che viene.
Nessuna data, nessuna risposta precisa alle febbri apocalittiche sempre presenti nella storia, tra i credenti, nessuna immagine terroristica come segno, ma delle indicazioni affinché i credenti vadano in profondità, leggano i segni dei tempi e vivano con vigilanza il proprio oggi, mai dimenticando, ma al contrario conservando la memoria della promessa del Signore e attendendo che tutto si compia.
Il primo avvertimento di Gesù è una messa in guardia di fronte a quelli che si presentano come detentori del Nome di Dio: “Egó eimi, Io sono”. Tale pretesa coincide con l’arrogarsi una centralità, un primato e un’autorità che appartengono solo al Signore. Mai il credente discepolo di Gesù può affermare: “Io sono”, ma piuttosto deve sempre proclamare: “Io non sono” (cf. Gv 1,20-21) e fare segno, indicare il Cristo Signore (cf. Gv 1,23-36). Purtroppo gli umani cercano sempre un idolo in cui mettere fede, una sorta di tempio che li garantisca e – come insegna tristemente la storia – finiscono per trovarlo o in persone che vengono nel nome di Gesù ma in realtà sono contro di lui, o in istituzioni umane: istituzioni liturgiche, teologiche, giuridiche, politiche, che magari si proclamano volute da Cristo stesso, mentre in realtà sono scandalo e contraddizione alla fede autentica!
Gesù avverte: “Non andate dietro (opíso) a loro”, perché l’unica sequela è quella indicata da Gesù stesso e testimoniata dal Vangelo.  …
I cristiani, inoltre, devono saper distinguere la parousía, la venuta finale, accompagnata da eventi che mettono fine a questo mondo, da avvenimenti sempre presenti nella storia: guerre, rivoluzioni, terremoti, carestie, cadute di città, tra cui la stessa Gerusalemme… Oltre a ciò, vanno messe in conto le violente persecuzioni che i discepoli di Gesù conosceranno fin dai primi giorni della vita della chiesa (cf. At 4,1-31).
Come Gesù è stato perseguitato fino alla morte, così pure avverrà per i suoi discepoli e le sue discepole, perché le autorità religiose non possono accogliere la buona notizia del Vangelo, la fine dell’economia del tempio, la fine del primato della Legge e del vincolo della discendenza giudaica; e le autorità politiche non possono sopportare la giustizia vissuta e predicata da Gesù!
Ma cosa sono le persecuzioni se non un’occasione di rendere testimonianza a Cristo? Il discepolo lo sa: guai se tutti dicono bene di lui (cf. Lc 6,26), ma beato quando lo si insulterà, lo si accuserà e lo si calunnierà dicendo ogni male di lui, solo perché egli rende eloquente nella sua vita il Nome di Cristo (cf. Lc 6,22; Mt 5,11). E questo non accadrà solo nell’ordinarietà dei giorni, ma ci saranno anche dei tempi e dei luoghi in cui i cristiani saranno arrestati e condotti a giudizio davanti alle autorità religiose, gettati in prigione e trascinati davanti ai governanti e ai potenti di questo mondo, quelli che esercitano il potere e opprimono i popoli, ma si fanno chiamare benefattori (cf. Lc 22,25).
Ma il discepolo sa che nulla potrà separarlo dall’amore di Cristo, né la persecuzione, né la prigione, né la morte (cf. Rm 8,35). Anzi, Gesù gli assicura che nell’ora del processo gli saranno date parola e sapienza per resistere ai persecutori, che non potranno contraddirlo.
In ogni avversità, anche da parte di parenti, familiari e amici, il cristiano non deve temere nulla. Deve solo continuare a confidare nel Signore Gesù, accogliendo la sua promessa: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.
Ecco la virtù cristiana per eccellenza, l’hypomoné, la perseveranza-pazienza: è la capacità di non disperare, di non lasciarsi abbattere nelle tribolazioni e nelle difficoltà, di rimanere e durare nel tempo, che diviene anche capacità di sup-portare gli altri, di sopportarli e di sostenerli.  (E.Bianchi )
Il credente, dunque, non può restare schiavo di paure e di angosce. Egli deve invece abitare la storia, impegnato ad arginare la forza distruttrice del male, con la certezza che ad accompagnare la sua azione leale c’è sempre l’attenta e rassicurante tenerezza del Signore. Questo è il vero ed eloquente segno che il Regno di Dio viene a noi, cioè che si sta avvicinando la realizzazione del mondo come Dio lo sogna e vuole. Sia questa speranza ad animare il nostro cammino di fede quotidiano, incontro al Signore che viene. ( N. Galantino )
 
 

XXXII Domenica del T.O. – Non è questa vita a fare da riferimento all’eternità, ma è l’eternità a illuminare e dare speranza alla vita terrena di ciascuno di noi!

sadduceiIn queste ultime domeniche dell’anno liturgico la Parola di Dio, invitandoci a fermare la nostra attenzione sulle verità ultime (i Novissimi) dell’esistenza umana, ci ripropone il nostro essere destinati alla vita eterna, come orizzonte di pienezza definitiva della nostra storia .  Ed è la VITA ETERNA che noi siamo chiamati a preparare attraverso scelte evangeliche,  come proclamiamo nel CREDO “«Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà». ( N. Galantino )
La vita eterna è essa stessa un atto di creazione. Come quando le cose non erano, il fiato di Dio le fece sorgere dal grembo del nulla, così quando noi non saremo, dal grembo del nulla Dio farà sorgere la vita. Continua a leggere

Solennità di Tutti i Santi – Vivere le beatitudini è la strada che conduce alla santità.

tutti-i-santi-ritLa liturgia cristiana nei primi due giorni di novembre ci consegna  due occasioni impegnative per farci riflettere con profondità e intensità sul cuore della vita: la strada della felicità e il mistero della morte.
Don Tonino Bello raccontò che mons. Mariano Magrassi, un tempo arcivescovo di Bari, agli inizi dell’attività pastorale, si trovava in Francia e stava dettando la preghiera del “Padre nostro” a bambine di una scuola elementare. Continua a leggere

I concili nei secoli
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I° CONCILIO DI NICEA



I° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



I° CONCILIO DI EFESO



I° CONCILIO DI CALCEDONIA



II° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



III° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



II° CONCILIO DI NICEA



IV° CONCILIO DI COSTANTINOPOLI



LETTERA A DIOGNETO


I° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



II° CONCILIO LATERANENSE



IV° CONCILIO LATERANENSE



I° CONCILIO DI LIONE



II° CONCILIO DI LIONE



CONCILIO DI VIENNA



CONCILIO DI COSTANZA



CONCILIO DI BASILEA



V CONCILIO LATERANENSE


CONCILIO DI TRENTO



CONCILIO VATICANO I°

Incontri sulla Dei Verbum
Incontri sulla “ DEI VERBUM” Comunità Itria dal 26 Novembre 2018. Per accedervi click sull’icona che scorre di seguito .
Introduzione alla lectio divina
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