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Vangelo Domeniche e Festività

XXIII Domenica del T. O. – Gesù punta tutto sull'amore

gesu-e-i-discepoli-dGesù, sempre spiazzante nelle sue proposte, indica tre condizioni per seguirlo.
La prima: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Gesù punta tutto sull’amore Lo fa con parole che sembrano cozzare contro la bellezza e la forza dei nostri affetti, la prima felicità di questa vita. Ma il verbo centrale su cui poggia la frase è: se uno non mi “ama di più”. Allora non di una sottrazione si tratta, ma di una addizione. Gesù non sottrae amori, aggiunge un “di più”.
Il discepolo è colui che sulla luce dei suoi amori stende una luce più grande. E il risultato non è una sottrazione ma un potenziamento: Tu sai quanto è bello dare e ricevere amore, quanto contano gli affetti della famiglia, ebbene io posso offrirti qualcosa di ancora più bello. Gesù è la garanzia che i tuoi amori saranno più vivi e più luminosi, perché Lui possiede la chiave dell’arte di amare.
La seconda condizione: Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me. Non banalizziamo la croce, non immiseriamola a semplice immagine delle inevitabili difficoltà di ogni giorno, dei problemi della famiglia, della fatica o malattia da sopportare con pace. Nel Vangelo “croce” contiene il vertice e il riassunto della vicenda di Gesù: amore senza misura, disarmato amore, coraggioso amore, che non si arrende, non inganna e non tradisce.
La prima e la seconda condizione: amare di più e portare la croce, si illuminano a vicenda; portare la croce significa portare l’amore fino in fondo.
Gesù non ama le cose lasciate a metà, perché generano tristezza: se devi costruire una torre siediti prima e calcola bene se ne hai i mezzi. Vuole da noi risposte libere e mature, ponderate e intelligenti.
Ed elenca la terza condizione: chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. La rinuncia che Gesù chiede non è un sacrificio, ma un atto di libertà: esci dall’ansia di possedere, dalla illusione che ti fa dire: “io ho, accumulo, e quindi sono e valgo”. “Un uomo non vale mai per quanto possiede, o per il colore della sua pelle, ma per la qualità dei suoi sentimenti “(M. L. King). “Un uomo vale quanto vale il suo cuore” (Gandhi).
Non lasciarti risucchiare dalle cose: la tua vita non dipende dai tuoi beni. Lascia giù le cose e prendi su di te la qualità dei sentimenti. Impara non ad avere di più, ma ad amare bene.
Gesù non intende impossessarsi dell’uomo, ma liberarlo, regalandogli un’ala che lo sollevi verso più libertà, più amore, più consapevolezza. Allora nominare Cristo, parlare di vangelo equivale sempre a confortare il cuore della vita. (Ermes Ronchi )

XXII Domenica del T. O. – I poveri e gli esclusi sono i privilegiati del Regno di Dio.

poveriLa regola fondamentale della mensa del Regno è questa: ʻChi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltatoʼ. Il Regno esige che lʼuomo rinunci ad ogni pretesa di salvarsi da solo, coi suoi titoli personali.  Infatti, chi mi fa ottenere un posto nella comunione con Dio non è la mia giustizia, ma prima di tutto la sua grazia. È lui allora a dirmi: ʻAmico, passa più avantiʼ (G. Ravasi, Breviario familiare-C, 214-215).
Siamo assillati dalla fatica di arrivare, di conquistare un posto nella società e dei suoi simboli …   Continua a leggere

XXI Domenica del T.O. – La porta della misericordia di Dio è stretta ma sempre spalancata per tutti.

Porta strettaSignore, sono pochi quelli che sono salvati?”. È una domanda che abita ancora oggi i nostri cuori: la salvezza sarà riservata a pochi giusti oppure la misericordia di Dio aprirà le porte del cielo a molti? …. ( E. Bianchi )
La convinzione comune, infatti, in gran parte del popolo di Israele, era che ci si salvava solo perché appartenenti al popolo scelto da Dio. Ma Isaia fa capire che il progetto di Dio non è per un solo popolo, ma universale: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria».
Gesù sembra ancor più concreto e più chiaro. Per essere cristiani e dirci suoi discepoli non basta un vago e generico senso di appartenenza a lui e alla Chiesa; non basta porre dei gesti che rimandano a lui;  la salvezza non ci spetta perché stiamo nella Chiesa o apparteniamo a questo o a quel gruppo! Piuttosto, bisogna sforzarsi di «passare per la porta stretta ». ( N. Galantino )
Con l’immagine della porta, Egli vuol far capire ai suoi ascoltatori che non è questione di numero – quanti si salveranno -, non importa sapere quanti, ma è importante che tutti sappiano quale è il cammino che conduce alla salvezza.  Tale percorso prevede che si attraversi una porta. ( Papa Francesco )
Nell’immagine della porta possiamo cogliere due valenze:
 Un primo significato fa riferimento al tema stesso della salvezza. Essa non è solo dono di Dio da accogliere, ma è anche compito da vivere con responsabilità. In quanto dono, la salvezza non ha un prezzo per essere comprata. In quanto compito, chi vuole goderne non può eludere le sue esigenze, che talvolta passano per la Croce:  via insegnata e percorsa fino in  fondo da Gesù stesso, che ha donato tutto sé stesso per noi.
Il secondo significato rimanda alla vita concreta dei pastori, al tempo di Gesù. La porta stretta dell’ovile, infatti, era quella da cui, al rientro dal pascolo, passavano le pecore, una alla volta, perché l’occhio attento del pastore le potesse riconoscere. Chiedendoci di «passare per la porta stretta», Gesù ci chiede in qualche modo di “farci riconoscere” da lui, di non camuffarci nel “gregge” (qualunque esso sia), di stare a tu per tu con lui, lasciandoci ricoprire dal suo sguardo d’amore.   ( N. Galantino )
Questa porta è  stretta non perché sia oppressiva, ma perché ci chiede di restringere e contenere il nostro orgoglio e la nostra paura, per aprirci con cuore umile e fiducioso a Lui, riconoscendoci peccatori, bisognosi del suo perdono. Per questo è stretta: per contenere il nostro orgoglio, che ci gonfia.
La porta della misericordia di Dio è stretta ma sempre spalancata per tutti! Dio non fa preferenze, ma accoglie sempre tutti, senza distinzioni. Una porta stretta per restringere il nostro orgoglio e la nostra paura; una porta spalancata perché Dio ci accoglie senza distinzioni. E la salvezza che Egli ci dona è un flusso incessante di misericordia, che abbatte ogni barriera e apre sorprendenti prospettive di luce e di pace.
[…. ] Il Signore ci offre tante occasioni per salvarci ed entrare attraverso la porta della salvezza. Questa porta è l’occasione che non va sprecata: non dobbiamo fare discorsi accademici sulla salvezza, come quel tale che si è rivolto a Gesù, ma dobbiamo cogliere le occasioni di salvezza. Perché a un certo momento «il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta» (v.25), come ci ha ricordato il Vangelo. Ma se Dio è buono e ci ama, perché chiuderà la porta a un certo punto? Perché la nostra vita non è un videogioco o una telenovela; la nostra vita è seria e l’obiettivo da raggiungere è importante: la salvezza eterna. ( Papa Francesco)
In quel giorno, quando alla porta del Regno dovremo ascoltare il giudizio del Signore su di noi, ai suoi occhi non conteranno l’appartenenza alla sua comunità, la frequentazione della sua Parola e dell’Eucaristia. Questi, infatti, sono mezzi per operare il bene, la giustizia: ma se il bene e la giustizia non sono realizzati nella vita, nel comportamento, nelle relazioni tra noi e gli altri, allora tali mezzi saranno evidenziati da Gesù come un inganno che abbiamo vissuto…
Questo è un ammonimento che noi cristiani, che ci diciamo discepoli e discepole di Gesù, non prendiamo sul serio. Purtroppo i nostri gesti liturgici, l’appartenenza alla parrocchia, la frequentazione dei pastori posti dal Signore nella sua chiesa, sovente possono diventare sicurezze false, che quasi ci impediscono di chiederci se quotidianamente siamo operatori di bene, cioè abbiamo un comportamento che nutre il bene comune, oppure operatori di male, con parole che dividono e calunniano, con sentimenti di inimicizia e di orgoglio, con comportamenti omissivi, che non fanno il bene. Magari non commettiamo il male seminando violenza, ma basta che pensiamo al nostro comportamento omissivo, a quando non vediamo l’altro e non ci impegniamo per colui che è nel bisogno, affamato, assetato, immigrato, nudo, malato, in carcere (cf. Mt 25,31-46)… Noi crediamo di essere nell’intimità con il Signore, assidui alla sua presenza, ascoltatori della sua Parola, nutriti dai sacramenti, ma domandiamoci se a questo corrisponde ciò che il Signore domanda come impegno, urgenza, amore verso gli altri.
E accadrà allora anche che proprio quelli “dentro” (éso), appartenenti alla comunità cristiana, alla chiesa, respinti alla porta del Regno, vedranno quelli che stavano “fuori” (éxo) ed erano lontani, non appartenenti alla comunità di Gesù, seduti alla tavola del banchetto del Regno con Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti. Lo diceva già sant’Agostino: “In quel giorno molti che si ritenevano dentro si scopriranno fuori, mentre molti che pensavano di essere fuori saranno trovati dentro”. Capovolgimento della situazione e delle precedenze: i primi invitati, i primi destinatari della buona notizia appariranno gli ultimi, addirittura saranno fuori dal Regno, mentre proprio quelli che non si supponevano vicini a Dio troveranno posto al banchetto del Regno. …    ( Enzo Bianchi )
 

Assunzione della B.V. Maria – Lei ci precede nella strada sulla quale sono incamminati coloro che, mediante il Battesimo, hanno legato la loro vita a Gesù

Dormitio MariaLo specifico del cristianesimo è la speranza della resurrezione, la certezza che la morte non ha l’ultima parola sulle vicende degli uomini e della creazione intera.  ( E.Bianchi )
 La pagina evangelica (Lc 1,39-56) dell’odierna festa dell’Assunzione di Maria al cielo descrive l’incontro tra Maria e la cugina Elisabetta, sottolineando che «Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda» (v.39). In quei giorni, Maria correva …  Oggi, invece, la contempliamo nel suo cammino verso la Gerusalemme celeste, per incontrare finalmente il volto del Padre e rivedere il volto del suo Figlio Gesù.
Tante volte nella sua vita terrena aveva percorso zone montuose, fino all’ultima tappa dolorosa del Calvario, associata al mistero della passione di Cristo. Oggi la vediamo giungere alla montagna di Dio, «vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle» (Ap 12,1) – come dice il libro dell’Apocalisse – e la vediamo varcare le soglie della patria celeste.  
    È stata la prima a credere nel Figlio di Dio, ed è la prima ad essere assunta in cielo in anima e corpo.
Per prima ha accolto e preso in braccio Gesù quando era ancora bambino, ed è la prima ad essere accolta dalle sue braccia per essere introdotta nel Regno eterno del Padre.
Maria, umile e semplice ragazza di un villaggio sperduto nella periferia dell’impero romano, proprio perché ha accolto e vissuto il Vangelo, è ammessa da Dio a stare per l’eternità accanto al trono del Figlio.
È così che il Signore rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili (cfr Lc 1, 52).  
  L’Assunzione di Maria è un mistero grande che riguarda ciascuno di noi, riguarda il nostro futuro. Maria, infatti, ci precede nella strada sulla quale sono incamminati coloro che, mediante il Battesimo, hanno legato la loro vita a Gesù, come Maria legò a Lui la propria vita.
La festa di oggi ci fa guardare al cielo, preannuncia i “cieli nuovi e la terra nuova”, con la vittoria di Cristo risorto sulla morte e la sconfitta definitiva del maligno. Pertanto, l’esultanza dell’umile fanciulla di Galilea, espressa nel cantico del Magnificat, diventa il canto dell’umanità intera, che si compiace nel vedere il Signore chinarsi su tutti gli uomini e tutte le donne, umili creature, e assumerli con sé nel cielo.    
 Il Signore si china sugli umili, per alzarli, come proclama il cantico del Magnificat. Questo canto di Maria ci porta anche a pensare a tante situazioni dolorose attuali, in particolare alle donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza, alle donne schiave della prepotenza dei potenti, alle bambine costrette a lavori disumani, alle donne obbligate ad arrendersi nel corpo e nello spirito alla cupidigia degli uomini.  ( Papa Francesco )
 Dio non si dimentica di Israele e si ricorda per sempre dell’alleanza che ha stabilito con il suo popolo   … In forza di questo ricordo noi ci apriamo un varco verso il futuro e accresciamo la nostra speranza: è quanto ci suggerisce la memoria liturgica del transito al cielo della vergine Maria che celebriamo oggi. Siamo invitati a leggere questa festa alla luce della resurrezione, nella fede che la nostra umanità è già in Dio attraverso Cristo risorto che attira tutti a sé.  (Fratel Salvatore-Comunità di Bose )

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